Avvocati sulla breccia nonostante i carichi - QdS

Avvocati sulla breccia nonostante i carichi

Melania Tanteri

Avvocati sulla breccia nonostante i carichi

sabato 12 Febbraio 2011

Forum con Maria Nicotra, Avvocato distrettuale dell’Avvocatura dello Stato di Catania

Da quanto tempo è Avvocato distrettuale dello Stato a Catania? Come ha trovato l’ufficio?
“Io sono a Catania da meno di un anno, da sette mesi per la precisione, è ho trovato un ufficio piuttosto complesso, pieno di urgenze e scadenze e in cui si lavora sempre in emergenza. L’organico è assolutamente insufficiente, soprattutto per quanto riguarda i togati: noi avvocati siamo dieci. È estremamente complesso dirigere un ufficio come questo, questa orchestra, che dal punto di vista tecnico ovviamente è tutt’altro che semplice”.
Come sono divisi i compiti tra il personale?
“L’Avvocato dello Stato deve saper fare tutto, dalla A alla Z; ovviamente dipende dalle dimensioni dell’Avvocatura distrettuale. Con il personale, bisogna seguire anche quelle che sono le attitudini e le preferenze dei singoli avvocati: io so che un determinato tipo di contenzioso lo tratta meglio un avvocato piuttosto che un altro e cerco di assecondarlo, ma bisogna tenere presente che un avvocato dello Stato deve essere in grado in qualunque momento e con grande velocità, di impadronirsi praticamente di qualunque materia. Per evitare che questa elasticità vada persa, quindi, io non seguo un criterio rigido. Certo, devo tenere conto dell’esperienza di ciascuno, dell’anzianità, ci sono delle attese che vanno rispettate, ma devo dire che chi lavora con me è abbastanza contento di questo genere di organizzazione”.
Com’è il carico di lavoro a Catania, ad esempio rispetto a Reggio Calabria o a Palermo?
“A Reggio Calabria l’Avvocatura non è poi così piccola, dal momento che sono sette gli avvocati presenti; certamente il carico di lavoro è minore rispetto a quello enorme di Catania, non molto lontano da quello di Palermo dove, però, ci sono il doppio dei nostri avvocati. La dimensione di ogni singola Avvocatura viene valutata anche in base al numero degli affari che tratta, e questo porta alcuni Avvocati distrettuali, che organizzano il tutto, a moltiplicarli in un certo modo, cosa che è legittima.  Anche perché, se c’è una sentenza di un giudice ordinario e per l’esecuzione di questa sentenza il privato si rivolge al Tar con il giudizio per l’esecuzione del giudicato, io come faccio a dire che è la stessa cosa? È un’altra giurisdizione, rito, numero di ruolo completamente diverso. Quindi, questo tipo di duplicazione di contenzioso in sé è più che legittima. Secondo le ultime indicazioni dell’Avvocato generale Ignazio Francesco Caramazza, per dare un criterio assolutamente restrittivo e unico per tutti, bisognerebbe accorpare tutto, per cui, se veramente tutte le Avvocature distrettuali seguissero queste indicazioni nella maniera corretta, risalterebbe la differenza tra le dimensioni delle singole Avvocature, e credo che Catania se ne avvantaggerebbe, che è un’Avvocatura veramente grossa. Palermo, invece, ha un compito molto particolare, perché nel giudizio amministrativo gli avvocati devono fare il primo grado e anche il grado di appello; mentre in tutta Italia, per gli appelli, si invia al Consiglio di Stato, che è Avvocatura generale, in Sicilia mandiamo a Palermo e, obiettivamente, questo è un grosso incarico, anche perché andare a studiare una causa che non si conosce non è una cosa semplice”.
È vero che a Catania i distrettuali sono responsabili anche del personale del settore amministrativo?
“Purtroppo è così, l’Avvocato distrettuale è anche il capo del personale amministrativo, non soltanto di quello togato. E questo è un argomento, uno svantaggio, sul quale hanno insistito molto gli ultimi Avvocati generali. D’altronde è davvero indispensabile dato che questo compito è impegnativo al massimo e richiede ad esempio, la necessità di dover imparare un sacco di cose che prescindono la nostra formazione (dirigere il personale, ad esempio, significa anche fare opera di psicologo, sociologo, assistente sociale). È un lavoro di grande responsabilità che impegna anche molto tempo”.
 

 
Depositare i documenti informatici come per il Tar. Inutile e dispendiosa la figura del mediatore

L’Avvocatura di Stato a Catania è dotata di un sistema di informatizzazione, che sicuramente aiuterebbe a velocizzare i tempi?
“Quello dell’informatizzazione è un processo faticoso; l’Avvocatura generale ci fornisce gli strumenti, nel senso che abbiamo ottimi computer che vengono sostituiti regolarmente, vengono organizzati dei corsi, addirittura anche in sede locale. Ma io trovo, soprattutto, resistenza umana. È chiaro, però, che bisogna modernizzarsi da questo punto di vista. D’altronde, per noi sarebbe di grande aiuto informatizzare tutte le cause: il Tar, ad esempio, esige il deposito con il supporto informatico anche dei documenti. È questo il punto al quale dovremmo arrivare noi, anche perché ci sono dei tempi insostenibili e, quindi, l’informatizzazione velocizzerebbe il nostro lavoro. L’Avvocatura fa il massimo possibile, ma è umanamente impossibile svolgere un carico di lavoro così grosso in tempi così stretti”.
Secondo lei, la nuova figura del mediatore che anticipa le cause, porterà qualche vantaggio?
“Secondo me no, purtroppo. Nel rito del lavoro c’è obbligatoriamente ma non sortisce effetti. È la stessa cosa che volevano fare con l’istituzione del Giudice di pace, per smaltire tutte le cause bagatellarie e cercare di eliminarle, ma le conseguenze non sono state molto favorevoli. Le amministrazioni ci chiedono gli appelli sulle decisioni dei Giudici di pace, ma siamo sempre lì: l’appello, anche se noi riteniamo che sarebbe giusto e doveroso farlo, è dispendioso in termini di risorse umane e di ogni altro tipo”.

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