Lombardo non si faccia soffiare l’iniziativa - QdS

Lombardo non si faccia soffiare l’iniziativa

Carlo Alberto Tregua

Lombardo non si faccia soffiare l’iniziativa

sabato 27 Giugno 2009

Polo Sud, Fini e An anti-Bossi

Il successo di Umberto Bossi e della Lega Nord in alcune regioni del Nord dimostrano con chiarezza che la gente è sempre più sensibile alla linea politica autonomista. Cioè quella che collega i problemi del territorio alla loro soluzione. L’Autonomia propugnata da Bossi è ambiziosa perché riguarda un territorio più ampio della Lombardia che viene definita con la denominazione Padania.
L’intuito del Senatur è stato quello di capire con molto anticipo questi aneliti che circolavano sotterraneamente tra quelle popolazioni e li ha fatti via via emergere, raccogliendo un consenso sempre maggiore, che ora sfiora l’11 per cento.
Non vi è stato nessun uomo politico che in quegli anni (1989) ha avuto la stessa intuizione in Sicilia, la quale, molto di più di Bossi, possiede quel magnifico Statuto autonomista approvato nel 1946 e divenuto legge costituzionale nel 1948. Con la conseguenza che la Sicilia si è fatta sempre considerare una colonia dove impiantare puzzolenti industrie di raffinazione anziché pannelli solari, prodotti vegetali per carburante ed altre fonti rinnovabili.

Neanche nelle altre Regioni del Sud vi sono stati uomini lungimiranti che hanno cercato di capire le necessità dei loro territori. Mentre tantissimi partitocrati si sono comportati da ascari proni ai voleri dei loro capi di Roma, con una luminosa eccezione, il Partito sardo d’azione, fondato nel 1920, con alterne fortune è stato presente in quell’Isola.
Il mancato sorgere dei partiti autonomisti nelle otto regioni del Sud ha comportato il persistere della loro emarginazione. In esse, però, in venti anni sono arrivati fiumi di denaro stimati in 3.800 miliardi di euro, quando l’Irlanda negli stessi venti anni è diventata una forte nazione economica con l’equivalente di 350 miliardi di euro.
La verità è che quei soldi non sono stati spesi sul territorio in infrastrutture e modernizzazione, ma sono stati intascati da imprenditori e partitocrati disonesti, i quali si sono arricchiti a danno dell’erario, lasciando in relativa povertà le popolazioni.

 
Gianfranco Fini è un fine politico. Lo ha dimostrato, con la svolta di Fiuggi e il congresso di Roma. Una grande operazione che gli ha permesso, fra l’altro, di entrare  nel Partito popolare europeo ove non sarebbe mai approdato come An. Ora sta lanciando il Polo del Sud, cioè l’aggregazione dei parlamentari meridionali che ha una sede nel capoluogo partenopeo ed ha in programma di aprirne nelle altre regioni, salvo che in Sicilia.
Il Polo del Sud non è monopartitico, bensì aperto trasversalmente a chiunque voglia riunirsi in una naturale compagine che spieghi alla comunità nazionale come il Meridione sia un’opportunità e non una zavorra.
Peppino de Filippo, quando usava la maschera di Peppone, si chiedeva: “Siamo vincoli o sparpagliati?” La risposta è nei fatti. I meridionali sono stati sparpagliati. Se fossero stati uniti, oggi non sarebbero in questo stato arretrato.

In questo quadro l’iniziativa dell’Mpa in Sicilia, nato nel 2005, anticipa quella di Fini. Sarebbe opportuno che il leader catanese, Raffaele Lombardo intensificasse l’asse col presidente della Camera, anche per avere un forte alleato dentro il Pdl, del quale è il numero due.
La questione che si pone non è di forma ma di sostanza. Non si tratta di alleanze, bensì di programma basato sulle riforme urgenti e indispensabili per modernizzare il Sud. In questo territorio, nel quale risiede un terzo della popolazione, è urgente costruire infrastrutture per aiutare la crescita. Senza logistica, trasporti, informatizzazione, sburocratizzazione, delegificazione, il Sud ha le tasche piene di zavorra e in queste condizioni, non solo non può competere con le altre regioni del Nord, ma rispetto ad esse perde ulteriore terreno.
L’Unione europea ha stanziato grandi risorse per le regioni meridionali, ma se non si producono subito progetti cantierabili, non saranno erogate. Eventualità che va evitata, usando grande capacità amministrativa e organizzativa.

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