Opere. Lo stato delle necessità appare sempre fermo.
Lo stallo. Passano gli anni e i mesi, ma non si registrano sostanziali novità sul fronte delle infrastrutture idriche e di depurazione. Soffrono i servizi ai cittadini, incombe la sanzione europea.
Soldi buttati. Restano aperti i casi delle dighe mai completate, a fronte di una spesa di centinaia di miliardi delle vecchie lire. L’Ente acquedotti (Eas), in liquidazione dal 2004, è sempre lì.
PALERMO – I ministri Tremonti e Prestigiacomo hanno rilanciato il tema delle infrastrutture nel Sud del Paese, perché colmare il divario tra aree a differenti velocità può essere un modo per rilanciare l’economia dell’intero Paese.
Una ovvietà, di cui finalmente anche due ministri della Repubblica si sono resi conto, che però fa i conti con un dilemma che da decenni affligge il sistema di gestione dei fondi in Sicilia: la difficoltà di spendere in sintonia con la necessità di ottenere i risultati.
Sulle infrastrutture idriche dell’Isola sono piovuti svariati miliardi di lire, prima, e di euro, poi, con risultati che ancora oggi non possono essere considerati soddisfacenti. Tra i responsabili la classe politica dirigente siciliana e la criminalità organizzata. (
continua)