Carceri sovraffollate a rischio - QdS

Carceri sovraffollate a rischio

Melania Tanteri

Carceri sovraffollate a rischio

martedì 22 Febbraio 2011

La relazione del Garante dei diritti dei detenuti in Sicilia, Salvo Fleres, presentata a Catania. Impossibili le attività rieducative e l’80% dei detenuti potrebbe non esserlo

CATANIA – Assistenza sanitaria, sovraffollamento, completamento dell’organico di polizia penitenziaria, nuove strutture e attività di reinserimento. Questi i punti affrontati dal Garante dei Diritti dei detenuti di Sicilia, Salvo Fleres, nella relazione sull’attività svolta nel 2010, presentata nella sede catanese della Regione Siciliana.
Un’attività che ha mostrato, ancora una volta, come il sovraffollamento rimanga tra gli aspetti più gravi della situazione penitenziaria in Sicilia, tra le regioni italiane in cui il fenomeno è più evidente: sull’Isola, i detenuti, che costituiscono il 10 per cento della popolazione carceraria italiana, sono 8.017, dislocati nei 26 Istituti di pena per adulti. “Quasi il doppio della capienza normale, fissata in 4 mila e 500 posti – spiega Fleres – e ben oltre la capienza tollerabile, di 5393 posti. I detenuti che potrebbero non essere in carcere – ha continuato il Garante – sono circa l’80 per cento: oltre 2mila tra imputati e ricorrenti sono ospitati in istituti di pena, più di 300 sono gli internati, ossia i “detenuti in attesa di reato”, soggetti considerati pericolosi, senza aver di fatto commesso alcun reato specifico”.
Il sovraffollamento, inoltre, non solo sarebbe causa di disagi alla popolazione detenuta e a chi lavora nel sistema, ma comporterebbe costi elevatissimi – un detenuto costa al giorno dai 150 ai 250 euro – aumentando in maniera esponenziale la spesa pubblica nel settore giustizia; nonché renderebbe quasi impossibile la pianificazione delle attività rieducative e di reinserimento sociale, con gravi ripercussioni sugli stessi soggetti detenuti.
“Abbiamo calcolato che su 100 detenuti, l’85 per cento di quelli assistiti o trattati non tornano a delinquere – sottolinea Fleres – un dato che si ribalta in caso contrario”.
Conseguenza di questo stato di cose anche l’alta percentuale di atti di autolesionismo in carcere e di suicidi, che in Sicilia, nel solo 2010, sono stati ben 8.
Predisporre una riforma del sistema carcerario, che ipotizzi la detenzione nel caso di condanne per i reati più gravi e di maggior allarme sociale, e prevedere, negli altri casi e nel rispetto della legge, forme detentive alternative a quella intramuraria, potenziando nel contempo gli strumenti alternativi, come determinati dalla legge, anche attraverso pronuncia diretta del magistrato giudicante, tra le proposte del Garante per tentare di risolvere il problema sovraffollamento, insieme a potenziare gli strumenti alternativi al carcere.
Intanto, secondo quanto affermato dal provveditore regionale dell’Amministrazione Penitenziaria, Orazio Farano, nei prossimi anni si interverrà con la costruzione di nuove strutture “In tre anni in Sicilia  – afferma – avremo quattro nuove strutture carcerarie, di cui una a Catania, attualmente in costruzione, che ospiteranno 2mila e 500 nuovi posti letto. Stiamo già costruendo due padiglioni nuovi a Palermo e Agrigento e abbiamo progetti approvati per altri tre padiglioni, a Caltagirone, a Siracusa e a Trapani”.
 


Per la prevenzione necessario il coinvolgimento della società
 
PALERMO – Non solo sovraffollamento e carenza di personale di Polizia penitenziaria, tra gli argomenti affrontati dal Garante dei Diritti dei detenuti di Sicilia, che ha puntato l’attenzione anche sull’aspetto dell’assistenza sanitaria, avanzando una concreta proposta per risolvere l’annosa questione in Sicilia, ad oggi l’unica regione a non aver recepito il decreto dell’1 aprile 2008 (già operativo nel resto d’Italia) che assicura il trasferimento dell’assistenza dal Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria) all’Amministrazione regionale.
“Sarebbe sufficiente, anche in un solo ospedale per provincia – ha affermato Fleres –  destinare ai detenuti un reparto con un minimo di tre posti letto, per garantire loro un’adeguata assistenza. Un recluso di Reggio Calabria ha più possibilità di essere assistito rispetto a uno di Messina o di Catania: i detenuti siciliani non sono detenuti di serie B”.
Tra gli apetti trattati, inoltre, il Garante si è soffermato sull’aspetto del reinserimento e delle responìsabilità che la società civile ha nei confronti della popolazione detenuta. Scuola, famiglia, servizi sociali, secondo Fleres intorno al fenomeno criminale esiste una responsabilità collettiva che deve riguardare tutti – mentre il problema di colpa riguarda solo chi ha materialmente commesso il reato.
“Al di là dei dati, allarmanti, sulle condizioni delle carceri – spiega – bisogna approfondire il rapporto che esiste tra il mondo delle carceri e la società. Il deviante, il criminale non viene da un altro pianteta – prosegue – ma nasce e cresce accanto a tutti noi, e questo non può esimere la società dal tenerne conto. Quello che avviene nella maggior parte dei casi, invece – continua – la società si accorge che esiste un fenomeno deviante quando si verifica il reato”.
Questo comporterebbe, per Fleres, l’attenuazione delle iniziative volte alla prevenzione dei fenomani criminali, determinerebbe un’attenuazione delle iniziative rieducative durante la pena, ma soprattutto renderebbe drammatico il reinserimento.
“La conclusione è che oggi – continua Fleres – l’unico reinserimento possibile e quello nelle organizzazioni criminali di cui si faceva parte in precedenza”.
Maggiore attenzione della scuola e dei servizi sociali, maggiori aiuti alle famiglie le soluzioni proposte dal Garante, in ordine alla prevenzione; un incremento delle attività trattamentali interne alle carceri, delle attività didattiche e di formazione e, infine, un concreto aiuto per il reinserimento attraverso eliminazione di pregiudizi.
Una situazione peggiorata rispetto al 2009, e destinata a peggiorare senza interventi mirati.

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