L’industria beve acqua potabile - QdS

L’industria beve acqua potabile

Cettina Mannino

L’industria beve acqua potabile

sabato 27 Giugno 2009

Acqua. Ecco come si spreca nell’indifferenza generale.
Emergenza idrica. Le istituzioni insensibili o ignoranti dell’argomento si rimbalzano le responsabilità. L’ex assessore all’Industria Gianni: “Situazione assurda, porterò avanti la battaglia”.
Approvvigionamento. Le industrie siciliane ricevono acqua dalle dighe o dalle reti idriche, solo in poche si avvalgono di impianti di depurazione che filtrano o disinfettano i reflui.

PALERMO – In una terra in cui la crisi idrica è emergenza, in cui l’acqua è un bene tanto prezioso quanto scarso, 8 consorzi Asi su 12 utilizzano acqua potabile per uso industriale.
Questo il quadro della situazione. Dall’ufficio tecnico del consorzio A.S.I. di Gela dichiarano che le industrie sono fornite da Caltaque, la stessa fonte idrica che  approvvigiona la città di Gela. “Adesso – spiegano dagli uffici – è in atto una convenzione con il consorzio di bonifiche per fornire le aziende dalla diga Disueri. Saranno avviati, dunque, i cantieri per riattivare la rete idrica ferma da circa 10 anni nel settore Nord1”. 
Acqua potabile per scopi industriali viene distribuita anche dal consorzio di caltanissetta. Poi ci sono le aziende che utilizzano l’acqua proveniente dai pozzi. Il consorzio di Caltagirone, ad esempio, utilizza pozzi sia per scopo industriale che potabile. “E’ un’unica rete idrica”, precisa il presidente del Consorzio, Giuseppe Greco. Ad usare cinque pozzi indistintamente per uso potabile ed industriale è anche il consorzio di Ragusa. L’Area Sviluppo Industriale di Catania, invece, si serve di circa 20 pozzi, ma esclusivamente per scopo industriale. “Inoltre- spiegano dagli uffici- siamo uno dei pochi consorzi in Italia che monitora, grazie ad un sistema di telecontrollo, il consumo dell’acqua. In pratica abbiamo installato dei sistemi che permettono di modulare la rotazione della pompa e quindi di ottenere un risparmio idrico ed energetico”.
La tecnologia è in funzione da circa 2 anni e a conti fatti, sembrerebbe che il consorzio abbia risparmiato il 20 per cento. Ma in Sicilia, terra definita arida per clima e per siccità,  l’acqua per scopi industriali viene presa anche dalle dighe. All’agglomerato industriale di Enna l’acqua arriva dalla diga Nicoletti. La diga, ad ogni modo, rassicurano anche dagli uffici dell’Arra, non contiene acqua potabile. Anche le aziende siracusane prelevano acqua dall’invaso Biviere di Lentini, un bacino in parte naturale e in parte costruito artificialmente, utilizzato solo per fini industriali ed irrigui.
L’A.S.I. di Trapani utilizza, invece, l’acqua del dissalatore che distribuisce la stessa acqua anche nella città. Il consorzio di Carini e Termini Imerese, stanno per mettere in funzione i depuratori per il riuso delle acque.“Ma al momento – dicono dagli uffici – abbiamo sempre preso acqua dalle stesse reti di distribuzione idrica delle città”. Anche a Messina l’acqua utilizzata nell’agglomerato viene distribuita dalla rete idrica delle città vicine. Ma fra circa 2 anni ci sarà il riutilizzo delle acque reflue di 5 comuni. Infine il consorzio A.S.I. di Agrigento , essendo diviso in diversi agglomerati industriali, utilizza acqua proveniente da una diga solo per uso industriale, dal fiume Platani e una piccola quantità da Girgenti Acque. Fra qualche mese, ad ogni modo, verrà inaugurato il depuratore per il riuso.
“Non c’è legge che regoli il tipo di acqua da utilizzare per scopi industriali”. Lo dicono dagli uffici dell’Agenzia Regionale Rifiuti ed Acque della Sicilia e lo conferma la radiografia venuta fuori dai dodici consorzi A.S.I. Piuttosto c’è un Decreto Ministeriale n.185 del 2003 che indica le “norme tecniche per il riutilizzo delle acque reflue”. E poi c’è il Decreto Legislativo n.152 del 2006 o Testo Unico dell’Ambiente, aggiornato al D. Lgs /, dove non c’è cenno al tipo di acque da utilizzare negli agglomerati industriali. In pratica un’industria è libera di utilizzare l’acqua potabile, anche di sorgente, per uso antincendio, di processo,di lavaggio e per cicli termici. Attualmente quindi le industrie siciliane ricevono acqua per scopi industriali: dalle dighe, dalle stesse reti idriche che distribuiscono acqua alle città e dai pozzi. Solo in poche prendono acqua proveniente da impianti di depurazione, che grazie ad una serie di macchinari filtrano e disinfettano i reflui, o l’acqua salmastra, fino a ricavarne acque da utilizzare per uso irriguo o industriale. Il processo avviene nel rispetto dei parametri indicati dal decreto. Ma c’è un Accordo di Programma Quadro che prevede il finanziamento dei progetti che contengono il riutilizzo delle acque reflue.
La cifra stanziata, nel 2003 dal Cipe, è di circa 150 milioni di euro e finora ne sono stati utilizzati 80 milioni. Dalla nostra analisi, inoltre, è venuto fuori che spesso le industrie non approvano la costruzione del depuratore per il riuso, per paura di un aumento della tariffa idrica.

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