Razionalizzare la spesa, non più rinviabile - QdS

Razionalizzare la spesa, non più rinviabile

Maria Rosaria Mina

Razionalizzare la spesa, non più rinviabile

sabato 12 Marzo 2011

Il federalismo obbliga la conversione verso i costi standard. Chi non si adegua non avrà coperti i costi più alti. Pitruzzella, ordinario di Diritto costituzionale, la definisce “contropartita alla perequazione”

PALERMO – Riforma della contabilità pubblica, avvio del federalismo fiscale e adeguamenti organizzativi, sono stati al centro del dibattito che si è svolto lo scorso 4 e 5 marzo presso la Sala Gialla di Palazzo dei Normanni, a Palermo. Il convegno, organizzato dalla Corte dei Conti – Sezione di Controllo per la Regione Siciliana, con il patrocinio dell’Assemblea regionale siciliana, è stata occasione di approfondimento dei diversi profili della riforma, grazie anche al prezioso apporto di esperti settore  interventi all’incontro.
 
Tra essi, Giovanni Pitruzzella, ordinario di Diritto Costituzionale all’Università di Palermo, che, intervenuto sul Federalismo e autonomie locali sostiene che “La contropartita della perequazione è la razionalizzazione della spesa”. Un presupposto che induce Giovanni Pitruzzella ad entrare nel merito della questione, chiarendo che “il fondo di perequazione, previsto in attuazione di quanto stabilito dall’art. 9 della legge delega (L.N.42/09), dovrebbe consentire la copertura delle spese per le funzioni attinenti ai livelli essenziali delle prestazioni (LEP) nella sanità, nell’assistenza sociale, nell’istruzione scolastica e nel trasporto pubblico locale (conto capitale)”.
Le fonti di finanziamento di queste spese sono: la compartecipazione all’Iva; l’addizionale all’Irpef, come ri-determinata in sostituzione dei trasferimenti; l’Irap fino alla data della sua sostituzione con altri tributi; le quote del fondo perequativo, le entrate proprie stabilite dal riparto delle disponibilità finanziarie per il Ssn.
A partire dal 2014, la percentuale di compartecipazione all’Iva è stabilita al livello minimo sufficiente ad assicurare in una Regione il pieno finanziamento del fabbisogno corrispondente ai livelli essenziali delle prestazioni. Le altre regioni, per le quali le risorse così assegnate non finanziano i LEP, ricevono quote del fondo perequativo. La sua misura è determinata in modo tale da garantire per il complesso delle regioni il finanziamento integrale delle spese LEP. Nel primo anno tali spese sono computate anche in base ai valori di spesa storica. Nei successivi quattro anni devono gradualmente convergere verso i costi standard. In tal quadro sarà centrale la definizione dei costi standard per determinare i livelli di spesa da coprire. Chi non vi si adegua non avrà coperti i costi maggiori. In questo modo si stimolano i comportamenti virtuosi, che costano meno. Ecco perché ribadisco che la contropartita della perequazione è la razionalizzazione della spesa”.
Questo meccanismo assume dei contorni peculiari per quanto riguarda la spesa sanitaria. Infatti, a partire dall’anno 2013 il fabbisogno sanitario nazionale standard viene determinato in coerenza con il quadro macroeconomico e nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica e degli obblighi assunti dall’Italia in sede comunitaria. Ciò che conta quindi è la quantità di risorse che sulla base della programmazione nazionale, si possono destinare alla sanità.
Una volta stabilita la quantità di risorse si pone il problema di come ripartirle tra le regioni.  E qui vengono in rilievo i costi standard. Ai fini della standardizzazione dei costi, i livelli della spesa sono indicati in base ad alcuni elementi: utilizzazione di tre macrolivelli di assistenza; tre regioni Benchmark, individuate tra quelle che garantiscono l’erogazione dei livelli essenziali in condizioni di equilibrio economico; considerazione della mobilità, ecc. Il livello del costo standard così calcolato, è moltiplicato (per ciascun macrolivello di assistenza) per la popolazione “pesata” di ogni singola Regione, con criteri di pesatura che tengano conto anche di indicatori utili a definire i bisogni sanitari relativi a particolari situazioni territoriali. Il fabbisogno regionale è rapportato al fabbisogno totale, pari alla somma dei fabbisogni regionali.
 
“A questo punto – sottolinea Pitruzzella – sarà importante stabilire come saranno affinati, negli atti successivi cui rinvia il decreto legislativo, i criteri sulla cui base effettuare il riparto. Non solo il costo standard, ma soprattutto i criteri di pesatura della popolazione. È pertanto evidente le conseguenze del sistema sul Mezzogiorno sono ancora da precisare e molto dipenderà dalla capacità negoziale della classe politica meridionale nella definizione degli ulteriori elementi di calcolo dei modi di copertura e di perequazione”.

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