Sbaraccare la città dagli abusivismi - QdS

Sbaraccare la città dagli abusivismi

Anna Greco

Sbaraccare la città dagli abusivismi

venerdì 01 Aprile 2011

Forum con Salvatore Scuto, Sovrintendente ai Beni culturali di Messina

L’accusa che, in buona fede, viene mossa alle Sovrintendenze di ostruire lo sviluppo, la reputa possibile oppure falsa?
“Personalmente posso dire che sul fatto che le Sovrintendenze siano un imbuto non vi sono dubbi, ma che ostruiscano lo sviluppo credo siano una affermazione fortemente falsa. Il problema quasi mai è il “se”, quasi  sempre è il “come”.
Qual è, a suo parere, l’elemento mancante?
“Ci manca il tavolo dove mettere le carte prima di cominciare a disegnare. Perché, tra l’altro, quando abbiamo progetti non abbiamo soldi, mentre quando ci sono soldi non ci sono progetti".
Quali sono i punti maggiormente caldi che, attualmente, occupano e sono presenti a Messina?
“I punti caldi che, investono la nostra città a mio parere sono due. Il primo: un ponte incombe su di noi e tutti fanno finta che il problema non esista. E questo perché, probabilmente, nessuno crede alla sua realizzazione. Da cittadino messinese francamente, forse, sarei tra i contrari alla sua realizzazione, ma il ponte non serve a Messina, il ponte serve alla Sicilia, serve all’Italia, serve all’Europa. Il ponte è come un’opera di Brunelleschi e non si può avere paura di un fatto assolutamente eccezionale e straordinario. Ricordo, quando i francesi hanno costruito il ponte di Normandia, mi sono recato sul posto per osservarlo perché, dal punto di vista tecnologico, era (ed è) un qualcosa di davvero straordinario. Insieme a me c’erano circa due mila ed ottocento persone. C’era, al tempo, il cantiere attrezzato, una fila di baracche e dentro a queste il progetto del ponte, i particolari costruttivi, di fronte alle stesse c’erano dei campioni reali di alcune costruzioni e c’era un contatore automatico. Ripeto eravamo due mila ed ottocento persone a guardare un cantiere! E questo è solo uno degli aspetti e delle possibilità che porta con se il ponte. Il secondo punto caldo è, a mio parere, la Statale 185, Taormina-Castroreale che, così come il ponte, reputo essere opera indispensabile e fondamentale per l’intera nostra Sicilia. Ed anche di questa costruzione, non ne parla più nessuno".
Quali sono, invece, i punti che, a suo parere, incidono in maniera particolarmente negativa sulla città di Messina? Su quali è rivolto il vostro impegno?
“Per quanto riguarda la città di Messina, senz’altro il nostro impegno è rivolto verso il noto problema della baracche. Problema che trovo assolutamente ignobile".
Lo sbaraccamento non dipende da voi? Quali sono le vostre possibilità per una azione concreta e reale su questa duratura vicenda?
“No, non dipende da noi e gli anni passano ma tutto continua a restare uguale. Ciò che noi possiamo concretamente fare è evitare che si continuino a costruire baracche sui marciapiedi e sulle case. Lo stiamo facendo anche con tantissime proteste. E protestano anche gli ingegneri, gli architetti, a breve incontrerò i geometri”.
Tutti uniti nel protestare ma la protesta contro cosa è rivolta?
“Protestano per un certo punto di vista che possiamo dire appartiene a noi meridionali: “si è sempre fatto”. Ma questo concetto non esprime nulla. L’abuso non si può perpetrare. Abbiamo a che fare con queste norme elastiche di attuazione, di regolamento edilizio etc., per cui se qualcuno si vuole fare una baracca in terrazza la si lascia fare. I risultati? Tutti i terrazzi della città di Messina sono un disastro e proprio questi, i terrazzi, sono uno dei punti qualificanti e caratteristici della città ricostruita. Il terrazzo è Messina! Ma non contenti di ciò, si è cominciato a costruire delle baracche anche per terra ed il caso di Via Lepanto è davvero emblematico e clamoroso. In tutto il mondo, se c’è un locale in cui è possibile sostare, si mette un tavolino, delle sedie, un ombrellone e si sta bene. Qui a Messina invece no! Qui a Messina bisogna chiudere! Qui a Messina bisogna baraccare!”
 

 
Da 22 anni la città attende il suo museo e l’apertura slitta ancora al 2014
 
Ci sono ulteriori questioni che attanagliano la città di Messina?
“Non si può non ricordare la storia della zona Falcata. Nell’anno 1990 il ministero dell’Ambiente ha dato ordinanza della demolizione dell’ inceneritore. Sono passati ben 21 anni e l’inceneritore sta ancora lì”.
Ci sono importanti progetti da voi gestiti che, pur se in lavorazione, ancora restano incompiuti?
“Si. Sono ventidue anni che aspettiamo di aprire il museo. E’ da venti anni che si fanno interventi al museo e si lavora mettendo le pezze a questo progetto e nel mentre si ripara un punto, si scuce un altro pezzettino”.
Quando, a suo parere, potrà divenire realmente fruibile?
“Il museo (ex Galleria nazionale) è stato chiuso l’anno scorso quando abbiamo presentato la scheda progettuale a valere sul nuovo Por per l’ultima, forse, “pezza” che riguarda gli impianti di condizionamento. Il punto forte di Messina, come è noto sono le pitture, e queste sono estremamente delicate e se non c’è un impianto di condizionamento assolutamente affidabile non si può fare nulla. Se ci finanziano questo impianto, entro la fine dell’anno si potrebbe espletare la gara d’appalto; due anni sarebbe la durata dei lavori e quindi tra fine dell’anno 2013 e l’inizio del 2014 potremmo, forse, aprire il museo. Nel nuovo museo hanno già sistemato tutta la parte della scultura che non risente dell’impianto di condizionamento ed è stata già montata la Fontana del Nettuno originale e sono allestimenti da mozzare il fiato”.
 

 
Curriculum
 
Salvatore Scuto si è laureato in Architettura all’Università di Roma “La Sapienza” nel 1976. Vincitore di borsa di studio per l’alta specializzazione in Beni culturali alla Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici di Catania. Vincitore di concorso nell’Amministrazione regionale dei Beni culturali e Ambientali con nomina, il 1° maggio 1983, nella qualifica di dirigente tecnico architetto. Dirigente tecnico superiore dal  2000. Dall’anno 2010 è Soprintendente ai Beni culturali di Messina.

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