Regione in ritardo su proprie competenze - QdS

Regione in ritardo su proprie competenze

Raffaella Pessina

Regione in ritardo su proprie competenze

sabato 02 Aprile 2011

Forum con Ludovico Albert, dirigente dipartimento regionale Istruzione e Formazione professionale

Come ha trovato la Formazione professionale in Sicilia?
“Avevo già contezza su alcuni temi,  in particolare sul Fondo sociale europeo, avevo meno contezza del Prof e che invece è stato uno dei temi che mi sono trovato dal primo giorno sul tavolo. Le sue dimensioni e la sua storia, il suo radicamento, mi erano ignote. Chiunque arrivi, parte dalla storia e si fa carico della storia di quella istituzione. Una storia che ha prodotto certe situazioni per delle ragioni ben precise, quindi bisogna capire quelle ragioni per poi farsene carico. Questo non significa che non si possano fare dei cambiamenti, ma non si può non partire dalla comprensione del passato per costruire il futuro. Io nasco come uno che studiava la storia e ritengo che la storia serva per ragionare sul futuro”.
Che competenze ha il suo Dipartimento?
“La Regione ha delle competenze che sono come quelle delle altre regioni, dal punto di vista delle sue funzioni principali, che sono quelle della programmazione dell’offerta formativa, della definizione di quali sono le scuole, le caratteristiche di quelle scuole, la quantità dei plessi scolastici, gli indirizzi che ciascuna di quelle scuole, soprattutto in quelle superiori, devono e possono avere. E’ una competenza su cui la Regione è un po’ in ritardo, perché i tempi con cui vengono approvati gli atti in questi giorni stanno creando un po’ di dibattito, nel senso che in questi giorni le iscrizioni si sono già concluse ed il Ministero sta già completando gli organici. Invece abbiamo piena competenza sul riconoscimento delle scuole paritarie e su un’altra serie di elementi che non riguardano la vita normale delle scuole pubbliche, che invece mantengono una dipendenza. Lo Stato paga gli stipendi, costruisce le carriere, e mantiene le competenze sulla definizione degli standard, quindi definisce i percorsi di studio, i curricula nazionali, e dentro i curricula esistono degli ambiti, a partire con l’autonomia scolastica, pari al 20 %, che sono di competenza regionale, e su cui la Regione ha competenza ad individuare gli indirizzi. Il fatto è che gli organici sono gestiti da qualcun altro e quindi tutto questo può solo avvenire a costo zero.
Il ministero può procedere a modificare anche gli organici, su richiesta dei presidi, naturalmente ad invarianza dei costi dello Stato e questo è possibile non pensando di variare dall’oggi al domani. Nelle Scuole superiori noi abbiamo un po’ più di spazio perché, allorquando noi definiamo gli indirizzi soprattutto per quanto riguarda l’istruzione professionale, è stato definito prima in sede di conferenza Stato-Regioni e poi tra la Regione siciliana ed il ministero dell’Istruzione, che con i nuovi ordinamenti gli studi professionali abbiano solo il percorso quinquennale, ma noi invece, come Regione, abbiamo piena competenza nel consentire che gli studi professionali mantengano anche la qualifica triennale. E possiamo lavorare su quella che viene definita la flessibilità”.
Quale deve essere il compito primario del ministero dell’Istruzione? I dipendenti o gli studenti?
“Quando parliamo del ministero dell’Istruzione noi parliamo del più grosso datore di lavoro dell’Europa. E forse del mondo, perché ha 1 milione e 200 mila dipendenti, tra bidelli, personale amministrativo precari e così via. Non solo, ma il bilancio del ministero è per il 97% dedicato al pagamento del personale. Tuttavia, sono convinto che nel sistema scolastico la presenza dei genitori, ma anche degli allievi sia in grado di esprimere un controllo sociale, una domanda e talvolta di farli valere. Sicuramente abbiamo situazioni molto differenziate, ma penso che la Sicilia abbia delle punte di eccellenza, dove gli insegnanti hanno la capacità di rispondere a problemi che non sarebbero di competenza della scuola, come la dispersione scolastica, e mi riferisco ad alcuni quartieri di Palermo o di Catania in cui il confine fra la parola insegnante e quella di missionario è piuttosto labile”.
 

 
Piani aziendali assenti, dipendenti senza obiettivi. Fse: 380 milioni € da spendere entro l’anno

Quanti dipendenti ha nel suo Dipartimento?
“Ho una dotazione di personale di 350 dipendenti circa e ritengo che siano pochi. Quando mi sono insediato circa un mese fa non ho trovato un piano aziendale e sto lavorando per evitare sproporzioni e perché ad una buona programmazione deve seguire una buona gestione, parola alla quale ho imparato a dare molta importanza. E’ indispensabile che vi sia qualcuno che si faccia carico dei risultati, sul territorio, dell’insegnamento e che in poche parole ne sia responsabile. Oggi i presidi sono dei dirigenti quindi è giusto che si assumano delle responsabilità e quando non se le assumono si possono prendere dei provvedimenti. Esistono infatti oggi delle norme che stabiliscono che i premi per il raggiungimento dei risultati non devono essere più dati a pioggia, e sono norme che valgono su tutto il territorio nazionale.
Quando un preside non funziona oggi, il primo che se ne rende conto è il sindaco di quel Comune. Se gli organici avessero a che fare anche con una potestà di programmazione del personale regionale, credo che si potrebbe arrivare ad ottenere ottimi obiettivi. Per quanto riguarda la spesa sto facendo di tutto per velocizzare il percorso e se riusciremo davvero a raggiungere il traguardo entro fine anno lo considererò un miracolo. Si tratta di spendere circa 380 milioni di euro. Il mio compito è quello di adeguare l’insieme delle attività che oggi sono gestite dall’assessorato ai meccanismi che sono definiti dal Fondo sociale europeo”.
 

 
Per creare lavoro bisogna monitorare dati e risultati
 
Formazione professionale: Tutti i giovani o meno che partecipano ai corsi di formazione poi non trovano il posto di lavoro.
“In Sicilia purtroppo non c’è l’abitudine al controllo dei risultati e per risultato non intendo solo il posto di lavoro, dipende dall’intervento che si fa. Ci dobbiamo attrezzare per avere questo tipo di controlli, come ad esempio basarci non più sulle autocertificazioni fornite dalle agenzie formative, ma incrociare i dati forniti al ministero con le Comunicazioni obbligatorie dei datori di lavoro sulle persone che vengono assunte, con i codici fiscali degli allievi dei corsi di formazione. In questa maniera saremo in grado di comprendere non solo la percentuale di personale formato che ha trovato un lavoro, ma anche di conoscere se la persona è stata assunta in settori coerenti con il corso di formazione fatto, e il tipo di contratto applicato, se si tratta di un lavoro che dura solo sei mesi oppure no.
Già questa soluzione rappresenta una scossa ad un sistema formativo. Tuttavia so che i dati di per sè non sono sufficienti perché esistono molte varabili nel tipo e nella durata delle occupazioni e delle differenziazioni tra uomini e donne. Un altro passaggio importante, dopo avere creato un valido sistema di valutazione è quello di creare dei criteri per premiare i soggetti  che faranno domanda per il Fondo sociale europeo. Esso pone delle regole di funzionamento che, quando imposte ai beneficiari, devono essere comprese ed applicate, per poter ottenere capacità degli avvisi, di gestione dell’andamento della spesa, di controllo. E sarò costretto, se voglio ottenere l’obiettivo di una spesa sensata in tempi sensati, di mettere mano alla mia organizzazione”.
 

 
Curriculum
 
Ludovico Albert è nato a Torino il 26 settembre 1951. Laureatosi in Lettere con tesi in Storia economica, ha conseguito le abilitazioni all’insegnamento delle materie letterarie nella Scuola media e nella Scuola superiore.  Attualmente ricopre la carica di dirigente generale del dipartimento Istruzione e Formazione professionale della Regione siciliana. In precedenza aveva assunto gli incarichi di direttore generale nello stesso settore della Regione Piemonte e della provincia di Torino. è stato ricercatore per l’Irrsae Piemonte (1976 – 1998).

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