Impresa in un giorno, Sicilia in ritardo - QdS

Impresa in un giorno, Sicilia in ritardo

Stiben Mesa Paniagua

Impresa in un giorno, Sicilia in ritardo

venerdì 08 Aprile 2011

Entro il 29 marzo i Comuni dovevavo dotarsi dello Sportello unico per le attività produttive previsto dal Dpr 160/10. Nell'Isola solo in 77 su 390 si sono adeguati, Catania ed Enna le province più indisciplinate

Semplificare ed agevolare, grazie ad internet, le procedure amministrative necessarie per fare impresa. Questo l’obiettivo principale del nuovo Sportello unico attività produttive (Suap) che permette di fare “impresa in un giorno”, oltreché con l’invio delle pratiche necessarie, anche con la “segnalazione certificata di inizio attività” (Scia). Tutti i Comuni italiani avrebbero dovuto dotarsi del nuovo sportello telematico, entro lo scorso 29 marzo, così come previsto dall’articolo 4 del Dpr n° 160/2010, che individuava tempi e modalità di adeguamento.

 

Oggi in Sicilia sono pronti 77 comuni su 390, un ritardo inaccettabile ma reso possibile dalla proroga arrivata dopo la richiesta dell’Anci (Associazione nazionale comuni italiani) al ministero dello Sviluppo economico. Con la circolare ministeriale, inviata lo scorso 25 marzo, infatti, il governo ha stabilito momentaneamente la possibilità di utilizzare anche la procedura cartacea; una commistione che non piace agli addetti ai lavori.

 

Un altro ostacolo, tutto siciliano, sta nella diversa modulistica – che sarà disponibile dopo un particolare decreto assessoriale – prevista dalla Regione per i propri comuni, un cavillo che di fatto potrebbe rallentare il processo di adeguamento. Insomma, un’immagine fedele della pesantezza di molte scelte burocratiche isolane che ingombrano, anziché liberare, le vie dello sviluppo.

 

Ma come funziona il Suap? Come si legge sul portale impresainungiorno.gov.it, precisamente, il Suap dovrà diventare “il solo soggetto pubblico di riferimento territoriale per tutti i procedimenti che abbiano ad oggetto l’esercizio di attività produttive e di prestazione di servizi, e quelli relativi alle azioni di localizzazione, realizzazione, trasformazione, ristrutturazione o riconversione, ampliamento o trasferimento nonché cessazione o riattivazione delle suddette attività”.

 

Per raggiungere tale obiettivo il primo passo è stato fatto, almeno nei comuni che hanno attivato lo Sportello. Lì è pienamente operativo il servizio che rende possibile l’inizio dell’attività imprenditoriale attraverso l’invio esclusivamente telematico della Scia. Ed entro settembre saranno invece avviati gli iter autorizzativi più complessi.

 

La Scia è un’autocertificazione e sostituisce qualsiasi atto di autorizzazione, licenza, concessione, permesso o nullaosta per l’esercizio dell’attività imprenditoriale, commerciale o artigianale. Per il cittadino che fa la segnalazione (Scia), dopo 60 giorni, in assenza d’indicazioni diverse, le autorizzazioni s’intendono rilasciate.

 

Lo stato di adeguamento delle province siciliane è disomogeneo. A Palermo su 82 comuni solo in 18 si sono dotati dello sportello online. A Catania sono solo 2 su 58 ad essere in regola. Più numerosi i comuni del messinese 24 su 108. A Ragusa e Siracusa la proporzione è di uno in regola ogni 3 comuni, rispettivamente 4 su 12 e 7 su 21. Ma sono i comuni del trapanese quelli con la miglior proporzione 9 su 24. Mentre ad Agrigento sono in 9 su 43 ed a Caltanissetta in 2 su 22. La peggiore è Enna dove su 20 comuni solo il capoluogo offre questo servizio ai suoi cittadini.

 
 

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