Il vitivinicolo regge la crisi meglio di altri - QdS

Il vitivinicolo regge la crisi meglio di altri

Salvatore Sacco

Il vitivinicolo regge la crisi meglio di altri

martedì 12 Aprile 2011

Con il 2010 la caduta del fatturato verso l’arresto, bene l’export e leggermente migliorati i livelli di redditività. Episodi speculativi al Nord assai dannosi per il brand Sicilia: bottiglie da vitigni siciliani a meno di 1 euro

PALERMO – Dopo la grave crisi del biennio 2008-2009 il comparto vitivinicolo siciliano sembra aver chiuso meglio il 2010, mentre si fa strada un cauto ottimismo circa la possibilità che nel corrente anno si avvii una, seppur flebile, fase di ripresa. Nel 2010, infatti, si dovrebbe essere arrestata la caduta del fatturato, l’export dovrebbe essere andato abbastanza bene e dovrebbero esser leggermente migliorati i livelli di redditività. Più che di dati si tratta di impressioni, che però emergono da una fonte molto attendibile, ovvero alcuni dei maggiori protagonisti del comparto vitivinicolo siciliano, riuniti lo scorso 30 marzo in occasione della presentazione della seconda edizione della ricerca “L’analisi di bilancio per indici delle aziende vitivinicole siciliane ‘grandi’”, curata da Sebastiano Torcivia dell’Università di Palermo e promossa dal Credito Siciliano.
Certo non si può dire con sicurezza che il settore sia definitivamente fuori dalla crisi, ma è già confortante rilevare questi seppur timidi segnali di tenuta, in una situazione in cui molti altri settori, si pensi all’edilizia o a molte branche del manifatturiero, sono ancora pienamente nel tunnel recessivo. Certo non siamo di fronte ad un’isola felice, anche per questo comparto la lotta resta molto dura e le condizioni di mercato vanno diventando sempre più torbide; basta pensare alle violente turbolenze che si registrano sul fronte dei prezzi di vendita del prodotto imbottigliato, turbato anche dagli ultimi episodi speculativi, ed assai dannosi per l’immagine del brand Sicilia, consistenti nell’immissione nel mercato di vini etichettati con noti vitigni siciliani e posti in vendita in diverse catene di grande distribuzione centrosettentrionale a prezzi inferiori ad un euro.
Venendo più specificamente alla ricerca, essa si riferisce ai bilanci 2009 delle maggiori imprese vitivinicole siciliane cioè quelle che hanno un volume confezionato superiore al milione di pezzi (base lt.0,75); si tratta di 28 aziende che rappresentano circa il 75 % dell’intera produzione siciliana. Emerge un quadro in cui, nel complesso le aziende del comparto hanno tenuto sul piano della redditività, ma sono peggiorate sul piano complessivo degli assetti aziendali. Infatti, utilizzando i dati cumulati, si può evincere che nel 2009, sia il capitale investito che l’attivo circolante ed il patrimonio netto sono aumentati meno rispetto ai debiti, per cui i relativi rapporti sono peggiorati rispetto al 2009, passando, rispettivamente dal 56 al 57% ( Capitale investito / debiti), dal 129 al 137% (attivo circolante/ debiti) e dal 130 al 131% (Patrimonio netto/debiti).
Certo questi dati vanno presi con tutte le cautele ben evidenziate dagli autori e conseguenti  al fatto che alcune poste di bilancio sono influenzate dalle rilevanti trasformazioni della forma giuridica delle aziende interessate (passaggi societari, fusioni, scorpori, etc.) ed anche dalle diverse politiche fiscali adottate (rivalutazioni crediti etc., politiche di remunerazione dei soci etc.). Tuttavia ci sono elementi sufficienti per  ritenere che si siano aggravate alcune situazioni caratteristiche che connotavano negativamente le imprese siciliane di questo comparto sia in assoluto che rispetto agli standard medi delle analoghe imprese nazionali: ci riferiamo in particolare alla sottocapitalizzazione ed, appunto, all’indebitamento.
Sul piano dei risultati reddituali, sei delle 28 aziende esaminate hanno sofferto una perdita d’esercizio contro quattordici che hanno chiuso in positivo, mentre il fatturato complessivo è stato pari ad 230,5 milioni di euro, con una diminuzione del 6% circa, rispetto al valore del 2008.
Più in generale, guardando al comparto nella sua globalità il 2010 è ritenuto da molti l’anno del “redde rationem” per molti operatori soprattutto per i più piccoli. Sappiamo infatti che uno dei grandi mali è dato dalla eccessiva polverizzazione dell’apparato produttivo, che presenta circa 600 aziende molte delle quali di dimensioni insufficienti a consentire adeguati livelli di redditività; inoltre c’è un’eccessiva “socializzazione” delle strutture, con molte cooperative non in grado di stare sul mercato.
Dunque un comparto che esce dalla crisi meglio di altri, ma che sconta ancora tanti problemi, particolarmente gravi per le imprese minori. Ma anche per le grandi aziende siciliane,  che in realtà in maggioranza sono “piccole” su scala nazionale, che in comune con le aziende minori della regione scontano alcune ombre legate soprattutto, salvo alcune eccezioni, agli assetti finanziari ed all’indebitamento, ombre che si possono abbattere solo favorendo l’immissione di adeguate dotazioni di capitali freschi. Sarebbe anche un efficace antidoto per situazioni che, soprattutto sul fronte finanziario, potrebbero diventare più difficili in un futuro assai prossimo, considerato il previsto aumento dei tassi di interesse e l’accentuazione del credit crunch a livello nazionale, ma soprattutto regionale.
 

 
Le aziende più piccole in difficoltà hanno cessato di imbottigliare
 
La pesantissima crisi 2008-2009, è stata sì generalizzata, ma ha colpito in misura particolarmente grave le imprese di minori dimensioni, molte delle quali avevano effettuato investimenti programmati nel periodo pre-crisi in cui la prospettive settoriali apparivano molto più positive rispetto allo scenario post-crisi.
Invece le imprese di maggiori dimensioni e quelle che hanno un mix di vendite più equilibrato fra interno ed estero sembrano aver subito meno contraccolpi. Molte imprese minori hanno subito pesantemente la contrazione delle vendite ed hanno visto accrescersi, conseguentemente, le già rilevanti difficoltà finanziarie. Alcune hanno anche cessato di imbottigliare. Della selezione che è avvenuta – e che ancora non è percepibile dai dati perché non si è dato avvio alla cessazione (per scioglimento volontario o coatto) delle società – è un chiaro sintomo il numero di aziende siciliane che hanno partecipato al Vinitaly 2010: ben 38 in meno rispetto all’ anno scorso, un calo di circa il 20%.

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