“In Sicilia si va verso la desertificazione industriale” - QdS

“In Sicilia si va verso la desertificazione industriale”

“In Sicilia si va verso la desertificazione industriale”

martedì 19 Aprile 2011

L’allarme del segretario generale regionale Ugl, Giovanni Condorelli. Con la delocalizzazione produttiva il lavoro perde quota

PALERMO – “Il reale stato economico-sociale tra il Nord e il Sud presenta un dualismo che penalizza negativamente le regioni meridionali; gli interventi effettuati non sono serviti ad una crescita regionale ed hanno frammentato di più economicamente le macro aree prese in esame. Stiamo percorrendo una strada che porterà alla desertificazione industriale: se non si esce dalla logica regionalistica, non ci sarà l’integrazione con il resto del Paese”. Ad affermarlo è il segretario generale Ugl in Sicilia, Giovanni Condorelli.
“Le aziende – aggiunge – preferiscono trasferirsi verso altri tessuti produttivi, i quali offrono minori costi di produzioni, salariali e fiscali; il fenomeno va ricondotto alle ricerche da parte degli industriali di condizioni favorevoli per le attività di impresa, come l’outsourcing di R&S e la logistica verso l’Est Europa o il Medio Oriente. Ecco quali sono le priorità – dichiara il sindacalista – che il governo regionale deve presentare al governo centrale per un confronto tra le parti; per contrastare l’aspetto più complesso dell’economia della globalizzazione occorrono politiche di protezione favorendo lo sviluppo di condizioni favorevoli per le piccole e medie imprese, entro i confini regionali e nazionali”.
“L’incidenza degli effetti della delocalizzazione – spiega Condorelli – renderà particolarmente difficile la negoziazione sindacale; a causa del differenziale del costo del lavoro, ci sarà una perdita esponenziale del potere contrattuale e la forza lavoro con bassa qualifica sarà la categoria più a rischio.
Occorrono – conclude Condorelli – alleanze e nuove dinamiche di sviluppo interno per presidiare le filiere produttive, per analizzare e superare i punti debolezza dovute ai costi elevati di approvvigionamento delle materie prime, difficoltà sui marchi registrati e nella ricerca, ed infine il punto nodale la debolezza sul fronte politico, della legalità e delle infrastrutture, queste sono le prospettive per un miglior andamento ed una maggiore competitività del mercato economico, nell’ottica di integrazione regionale e nazionale”.

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