“Abbiamo fatto il nostro lavoro nel territorio di Ragusa e siamo riusciti anche a trovare i partner privati per la sua realizzazione, un consorzio di imprese pronte e disponibili ad iniziare un percorso. Ma la cosa più importante è che la provincia di Ragusa è da sempre laboriosa e saremmo disposti anche a pagare il pedaggio a patto che venga realizzata la Catania-Ragusa. Nonostante non vi siano infrastrutture, nella provincia ci stiamo rapportando con la difficoltà delle finanze statali e regionali, per andare controcorrente e vincere questo momento di crisi. In provincia di Ragusa c’è una cultura particolare, cioè quella di essere sempre operativi. Facciamo crescere i nostri figli con questa cultura. Nel settore della zootecnia, ad esempio, i lavoratori si alzano la mattina alle quattro e smettono di lavorare alle 22. Si tratta di una attività poco remunerativa ma che viene comunque portata avanti. Certo, c’è bisogno dell’apertura dell’aeroporto di Comiso, ma ci vogliono 2.300 mila euro per farlo partire, cifra che dovrebbe essere a carico dello Stato. Potrebbe anche farsene carico la Sicilia, ma sarebbe un percorso lungo, e poi Comiso deve essere aeroporto nazionale”.
“Bisogna far conoscere l’attività di questa Commissione. Innanzitutto erroneamente potrebbe sembrare che sia sottovalutata, perché si tratta di una esperienza nuova, mentre a livello nazionale c’è già da tempo, qui in Sicilia è stata istituita nel 2008. Nasce proprio per dare la possibilità all’attività legislativa di poter pubblicare leggi ripulite da tutte quelle contestazioni, conflittualità, mancate integrazioni con le attività legislative passate e quindi noi la ripuliamo dalla non interpretazione. E’ in effetti un lavoro molto pesante. A parte la struttura dei dipendenti voglio sottolineare che vi è un gruppo di deputati che si concentra per rendere l’attività legislativa più fruibile ai cittadini. Non capita spesso che una norma che viene fuori da una Commissione sia sistemata, a volte le norme escono con delle contraddizioni con le attività legislative statali oppure si sovrappongono a queste. Noi le semplifichiamo, questo è il significato del nome che è stato dato alla Commissione: cioè quello della semplificazione amministrativa. Il relatore, davanti ad una circostanza evidente di conflittualità legislativa con norme regionali del passato o con norme anche attuali dello Stato, si trova in difficoltà e spesso si accendono enormi discussioni. A volte basta cambiare una sola virgola per far si che la legge diventi comprensibile”.
“Il nostro è un lavoro un po’ oscuro, nel senso che molto spesso non viene proiettato all’esterno, e non nascondo che ho ascoltato anche qualche polemica in merito a questa Commissione e al lavoro che fa. Ma io sono sereno perché il nostro lavoro è in funzione dell’attività delle commissioni, più leggi fanno, più noi lavoriamo e non c’è una sola norma che non sia passata dal Comitato. Dal Comitato si salva solo la legge finanziaria perché viene fatta all’ultimo momento con gli emendamenti, altrimenti saremmo lì a lavorare anche per la Finanziaria. Tra non molto partiremo, spero presto, con un progetto, che per realizzarlo ho chiesto il parere del laboratorio che si occupa delle Commissioni, per cercare di unificare più leggi, che magari oggi non sono di attualità e facciamo un Testo unico che appartiene al nostro status. Nel senso che possiamo, come Comitato, raccogliere alcune leggi, farne un Testo unico da presentare al Comitato e quindi portarlo al vaglio dell’Assemblea. Stiamo creando una struttura di professionisti e spero entro quest’anno al massimo l’anno prossimo la struttura possa essere operativa proprio per far capire il grande lavoro che c’è da fare”.
“C’è una burocrazia in Sicilia appannata e lenta, che limita e che non aiuta a crescere. La semplificazione serve ad iniziare una azione di snellimento della burocrazia, perché non è possibile presentare una pratica presso una istituzione e aspettare un anno per avere una risposta. Spero che si arrivi alla responsabilizzazione della burocrazia, perché il politico davanti a tutti deve esporre il lavoro che ha fatto, mentre i burocrati non sono sottoposti a questo. Non bastano le sanzioni, si dovrebbe strutturare un‘organizzazione mista tra privato e pubblico, perché nel privato devi dare conto e ragione di quello che fai”.
“Oggi ci rende deboli la mancanza di una organizzazione, per essere competitivi in un contesto europeo e mondiale. Non siamo riusciti a far passare l’idea del consorzio, la barriera da abbattere è l’individualismo di chi crede che il proprio prodotto sia migliore degli altri, poi quando ci confrontiamo sui grandi mercati ci rendiamo conto che siamo ostaggi dei prezzi che impongono le grandi distribuzioni. Bisogna far nascere le Op, Organizzazioni produttori, e per questo sono previsti finanziamenti da parte dell’Unione europea. Poi c’è un altro problema da superare, che è quello della filiera che oggi è troppo lunga. Dal produttore al consumatore il prezzo arriva quasi a raddoppiare o addirittura a triplicare”.
“Certamente, e sono loro che dovranno studiare questo metodo così come mi preme sottolineare l’immenso lavoro che fanno i funzionari. Perché quando noi ci confrontiamo in Commissione, abbiamo bisogno di quegli esperti che vadano a prendere quella norma richiamata nel disegno di legge che stiamo esaminando. Si tratta di un lavoro certosino e qualitativamente importante. Il fatto stesso che tu ti poni la domanda: è fruibile, è leggibile, è interpretabile questa legge, riusciamo a trasmettere al cittadino il nostro lavoro, riusciamo ad essere chiari e comprensibili? Noi vorremmo che i nostri cittadini avessero delle leggi che tutte le possano comprendere, per evitare contenziosi in futuro”.
“Il nostro ruolo non è quello di verificare se non c’è la compatibilità con l’impianto legislativo. Non possiamo entrare nel merito della norma, ma possiamo solo ripulirla perché il Comitato non può interferire con il pensiero della Commissione ordinaria. Abbiamo il ruolo di rendere comprensibile la norma. Se mi arriva un testo dalla commissione Lavoro, per ipotesi , nella quale si richiama una legge del ’43, che è in contrasto con il parere dello Stato, queste riflessioni le rimando in Commissione, con l’avvertimento che non si può fare e la Commissione ha la possibilità di rivedere la norma prima di sottoporla all’Aula”.