Infrastrutture, scuole, ambiente gli investimenti mai arrivati - QdS

Infrastrutture, scuole, ambiente gli investimenti mai arrivati

Rosario Battiato

Infrastrutture, scuole, ambiente gli investimenti mai arrivati

giovedì 28 Aprile 2011

Il rapporto Finanza locale monitor ha analizzato i dati del quinquennio 2004-2008: Sicilia penalizzata. Spesa pro capite di 182 euro, al di sotto delle altre regioni meridionali

PALERMO – La Sicilia non riesce a superare l’empasse delle sue infrastrutture. Secondo il report realizzato da Intesa San Paolo “Finanza Locale Monitor” per il quinquennio 2004-2008 l’Isola ha fatto registrare pochi investimenti non solo nel settore delle infrastrutture, ma anche su scuola e ambiente.
Gli ultimi dati analizzati leggono una Sicilia che stenta a cambiare. L’Isola infatti merita il fondo della classifica, secondo quanto riportato nel rapporto Finanza Locale Monitor, per gli investimenti nei settori delle infrastrutture, pubblica amministrazione, scuola e gestione dei rifiuti. La spesa media procapite siciliana è pari a 182 euro, al di sotto di altre regioni meridionali come la Calabria (298 euro) e la Puglia (250 euro). Dall’altra parte della barricata troviamo la Valle D’Aosta che invece supera la quota mille euro.
Pochi risultati, quindi, per il quinquennio in esame, 2004-2008, ed una Sicilia che continua a restare immobile in quelle che sono le priorità dello sviluppo.
I dati generali dicono inoltre come in alcuni settori chiave, che riguardano appunto i trasferimenti tra Stato e Regioni, ci sia stato un vero e proprio crollo: la spesa sociale ha fatto segnare un – 27%, poi a seguire un altro settore strategico come Gestione del Territorio e Tutela dell’Ambiente (-24%), poi ancora Istruzione (- 18%), Beni Culturali e Turismo (-10%), e Viabilità e Trasporti (-15%). Anche la macchina amministrativa, nonostante le facilitazioni suggerite dalla tecnologia, stenta a mettersi al passo coi tempi. Infatti proprio l’Information Tecnology è un altro dei settori meno favoriti dagli investimenti siciliani con una media del 15%.
Gli altri numeri dell’arretratezza isolana sono stati sviscerati abbondantemente in queste ultime settimane. La differenziata è tra le peggiori d’Italia, pari al 6,71%, mentre si resta in attesa di risultati dalla legge n.9 del 2010 e dall’aggiornamento del piano rifiuti che dovrebbero ridare ossigeno al sistema isolano che al momento smaltisce ancora il 90% dei rifiuti direttamente in discarica. Anche il fronte dell’edilizia resta in deficit: la maggior parte degli edifici scolastici sono costruiti prima del 1974 (56,6%), mentre resta ancora l’88% a rischio sismico e soltanto il 22% per cento con certificato di collaudo statico.
Immacolato resta anche il problema delle condutture dove gli investimenti sempre più poveri difficilmente risolleveranno l’Isola da uno stato di criticità che si mantiene immutato nel corso degli anni. In Sicilia per ogni 100 litri di acqua erogata se ne perdono oltre 54. Si prova ad agire timidamente sul fronte depurazione, punto particolarmente delicato perché la Commissione europea ha deferito l’Italia alla Corte di giustizia dell’Unione europea per la violazione della normativa comunitaria sul trattamento delle acque reflue urbane in base alla quale il 31 dicembre 2000 sarebbe stata la data ultima per predisporre sistemi adeguati nei centri urbani con oltre 15.000 abitanti.
 La Regione ha sbloccato il mese scorso 970 milioni di euro – fondi che risalivano al 2005 – che dovranno servire ad operare nell’immediato per 72 interventi mirati mentre in altre 20 realtà si è già agito. Ricordiamo che ci sono 75 comuni siciliani tra i cattivi e sono coinvolte le principali realtà urbane come Palermo, Catania e Messina, dove i sistemi di depurazione delle acque reflue sono ai minimi nazionali.

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