“Stato e Regione non riescono a bloccare i sondaggi petroliferi sul Canale di Sicilia” - QdS

“Stato e Regione non riescono a bloccare i sondaggi petroliferi sul Canale di Sicilia”

“Stato e Regione non riescono a bloccare i sondaggi petroliferi sul Canale di Sicilia”

venerdì 29 Aprile 2011

Nonostante un decreto del ministro Prestigiacomo e il “no” della Giunta, le trivelle scavano in nome della speculazione. Nuova presa di posizione del presidente del Consiglio provinciale di Trapani, Giuseppe Poma

PALERMO – Nuova presa di posizione del presidente Giuseppe Poma, a nome dell’intero Consiglio provinciale di Trapani, perché “si evitino le trivellazioni in mare ed il conseguente sconvolgimento dell’ecosistema unitamente ai prevedibili negativi contraccolpi per l’economia turistica siciliana e trapanese in particolare”.
Intervenendo ieri a Palermo alla riunione della Consulta regionale dei Presidenti dei Consigli Provinciali, Poma ha consegnato nelle mani del presidente della stessa Consulta, Michele Mancuso, copia delle sollecitazioni di intervento fatte già pervenire sia ieri che in precedenza al ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, ed al presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo.
“Nonostante il ‘no’ della Regione – spiega Poma – e di tutte le Amministrazioni locali più direttamente interessate, nonostante il decreto anti trivellazioni marine emanato dal ministero dell’Ambiente il 26 agosto del 2010, davanti alle coste siciliane arrivano le trivelle dei petrolieri e si avvia la speculazione petrolifera. La Transunion infatti ha già annunciato che a fine aprile inizierà a sondare il fondale dello specchio d’acqua davanti Pozzallo, a 27 chilometri dalla costa. L’Audax, invece, di sonde non ha più bisogno: in estate, si legge sul suo sito web, potrebbe cominciare a trivellare a 13 miglia dalle spiagge di Pantelleria”.
“Non molto lontano, nei dintorni delle isole Egadi, anche la Northem Petroleum – aggiunge Poma – riscalda i motori delle sue piattaforme e le trivellazioni ricadrebbero addirittura anche su un’area vulcanica sottomarina. Come se non bastasse, oltre al danno sul delicatissimo ecosistema marino, ingente e irreparabile, si registra però anche la beffa (atroce): le compagnie petrolifere pagheranno allo Stato italiano delle royalties veramente ridicole: il 4% contro l’85 di Libia e Indonesia, l’80% di Russia e Norvegia, il 60 dell’Alaska ed il 50% del Canada, tanto che la Cygam, la società petrolifera che in atto opera nell’Adriatico, nel proprio rapporto annuale scrive che l’Italia è il migliore paese per l’estrazione di petrolio off shore per l’assenza di restrizioni e limiti al rimpatrio dei profitti”.
Poma parla di “una situazione davvero allarmante”. Per il presidente del Consiglio provinciale di Trapani “urgono decisioni ed interventi normativi e legislativi atti a salvaguardare una fra le maggiori ricchezze della provincia di Trapani, della Sicilia e dell’intero Paese: lo straordinario ambiente marino naturale ancora esistente nelle acque antistanti Favignana e le altre isole dell’arcipelago delle Egadi, nonché dei Comuni di Trapani, di Marsala, di Mazara del Vallo, di Sciacca e di Menfi in provincia di Agrigento, con i Consigli Comunali di tutti questi centri ma anche di Castelvetrano, oltre al Consiglio Provinciale, che già da quasi un anno si sono nettamente e unanimemente pronunciati contro lo svolgimento delle ricerche petrolifere in questione”.

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