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Nuove trivelle pronte ad agire nella Sicilia invece da proteggere

Massimo Mobilia

Nuove trivelle pronte ad agire nella Sicilia invece da proteggere

sabato 30 Aprile 2011

Interrogazione di Lo Monte (Mpa) ai ministri dello Sviluppo e dell’Ambiente su nuove ricerche nell’Isola. Il territorio si oppone. “Romani e Prestigiacomo prendano una posizione”

PALERMO – Il rischio che il Canale di Sicilia, da un capo all’altro dell’Isola, venga sottoposto a nuove trivellazioni da parte di multinazionali in cerca di petrolio è sempre nell’aria, confermato dalle ultime indiscrezioni secondo cui la compagnia petrolifera Transunion è pronta a sondare le acque al largo di Pozzallo, la Audax a proseguire in estate le trivellazioni nel mare di Pantelleria e la Northern Petroleum ad avviare le ricerche intorno alle Egadi.
Da qui le inevitabili proteste del territorio con gli amministratori locali sul piede di guerra, a cominciare dai sindaci di Pozzallo e Santa Croce Camerina, Giuseppe Sulsenti e Lucio Schembari, che non hanno nascosto la loro contrarietà alle trivelle, fino al presidente della provincia di Trapani, Giuseppe Poma, che nei giorni scorsi ha ribadito il “no” del suo territorio per il rischio di compromettere l’ecosistema trapanese e di conseguenza l’economia turistica del luogo.
La questione è approdata adesso a Montecitorio, dove il deputato siciliano e capogruppo Mpa, Carmelo Lo Monte, ha presentato un’interrogazione ai ministri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente, per sapere se siano intenzionati a bloccare le nuove perforazioni. In particolare, l’intervento ha posto l’accento sulla zona ragusana in cui la Transunion Petroleum pare intenzionata ad agire. Il gruppo inglese ha infatti inviato nei giorni scorsi una missiva ai sindaci di Ragusa, Modica e Pozzallo, manifestando loro l’intenzione di procedere ai primi sondaggi nei fondali antistanti le coste del sud-est siciliano, soprattutto nel tratto di mare distante 27 miglia dal comune di Pozzallo.
Per questo Lo Monte, rivolgendosi ai ministri Romano e Prestigiacomo, ha chiesto “cosa intendano fare per bloccare la trivellazione selvaggia che sta per aggredire una zona, quella iblea, in cui l’habitat naturale è integro, evitando così che nel silenzio si ripetano episodi di saccheggio e devastazione delle coste come quelli di Priolo o Gela, verificatisi in passato, dove ancora oggi le popolazioni ne piangono le conseguenze”.
Un tratto di mare, quello del Canale di Sicilia, che si può considerare ormai la nuova “frontiera” per estrarre l’oro nero, dato che oltre alla Transunion Petroleum, altre compagnie petrolifere, quali la Northern Petroleum, la Hunt Oil Company e l’Audax Energy, si apprestano a montare le proprie piattaforme per trivellare qui e a sud di Malta. “Nel giro di qualche anno – ha aggiunto Lo Monte nel suo intervento – si rischierebbe l’inflazione di molteplici giacimenti petroliferi in una zona di rara bellezza a vocazione turistica, danneggiando fortemente aree di grande interesse naturalistico e compromettendo così l’ambiente già solo con le trivellazioni, visto che gli air gun che servono a sparare aria per ricercare idrocarburi, potrebbero far sentire il proprio effetto immediato a largo delle coste siciliane”.
“Nel territorio c’è preoccupazione – ha aggiunto Lo Monte – perché nel caso di inconvenienti di lieve entità, trattandosi di un tratto di mare chiuso, oltre ai gravissimi danni economici verrebbe spazzata via un’intera economia di pescatori, l’habitat di uccelli e pesci trasformati in sabbie mobili, con un’intera catena alimentare devastata che avrebbe bisogno di decenni per riprendere il suo ritmo abituale”.
Le comunità locali stanno però facendo fronte comune per opporsi alle nuove ricerche e per difendere gli interessi dell’ecosistema così come quelli socio economici, soprattutto in una zona, quella iblea, che è patrimonio dell’Umanità. Tocca adesso al Governo venire incontro alle richieste siciliane.

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