Airc: un’azalea per finanziare la ricerca contro il cancro - QdS

Airc: un’azalea per finanziare la ricerca contro il cancro

Alessandro Petralia

Airc: un’azalea per finanziare la ricerca contro il cancro

sabato 07 Maggio 2011

Domani nelle piazze siciliane ogni cittadino può dare un contributo, che di fatto è indispensabile. Vigneri: “In Italia l’Airc è il primo finanziatore, più di Ministero e Università”

CATANIA – Domani, come nel resto d’Italia, l’Airc (Associazione italiana per la ricerca sul cancro) scende ancora una volta nelle piazze siciliane per dare forza alla propria lotta contro i tumori: circa 25.000 volontari dell’associazione distribuiranno infatti nelle piazze italiane le ormai classiche azalee. “Una donazione di 15 euro – fanno sapere dall’Airc – costituirà un regalo per la festa della mamma e un gesto concreto a sostegno dei progetti di ricerca sui tumori femminili”. In una sola giornata l’Airc punta infatti ad assicurare una rinnovata “fioritura” alla ricerca oncologica, trasformando le quasi 700 mila azalee in un contributo indispensabile.
Importanti i numeri dell’iniziativa: 9.989.040 di euro l’obiettivo della raccolta fondi; 665.936 le piantine distribuite in tutta Italia; 25.000 volontari impegnati; 3.558 le piazze interessate.
Obiettivi non secondari se pensiamo al fatto che l’Airc è l’ente che in Italia finanza più di tutti la ricerca sui tumori, più di Ministero e Università. A spiegare a noi del Qds proprio la situazione della ricerca in Italia e in Sicilia è il professore Riccardo Vigneri, direttore dell’Istituto medicina interna, malattie endocrine e del metabolismo dell’Università di Catania: “In Sicilia – afferma Vigneri – la ricerca oncologica è lievemente indietro rispetto a molte regioni del Nord Italia: qui ad esempio non esiste un istituto di ricovero e cura a carattere scientifico di tipo oncologico, come invece esistono a Milano, Genova e Napoli. Anche il sistema universitario ha i suoi problemi: presso la facoltà di Medicina di Catania ad esempio mancano docenti di oncologia. La materia, anche nella scuola di specializzazione, è quindi insegnata da medici o chirurghi, ma non da specialisti di oncologia. Tutto ciò indica una certa arretratezza strutturale, organizzativa e formativa della Sicilia rispetto ad altre regioni”.
Ecco dunque perchè un’iniziativa come la giornata delle azalee di domani assume un significato oltre che simbolico molto concreto: “Per tutti questi motivi – prosegue infatti Vigneri – è importante che la ricerca venga finanziata adeguatamente, ricerca che la Regione Sicilia finanzia solo in parte. Proprio in ciò risiede l’importanza dell’Airc: bisogna infatti ricordare che di fatto in Italia essa è il primo finanziatore della ricerca sul cancro, più del Ministero e dell’Università”.
Abbiamo quindi chiesto qual è l’incidenza dei fenomeni tumorali rispetto alla popolazione siciliana: “C’è da premettere – spiega Vigneri – che finalmente è stato attivato l’Osservatorio regionale epidemiologico, dove viene tenuto il registro tumori: in Sicilia sono già autorizzati e riconosciuti dall’Airtum (Associazione italiana registri tumori) i registri di Ragusa, Trapani e Siracusa; sono invece in corso di valutazione quelli di Catania, Messina e Palermo. Si tratta di strumenti importanti per capire quali sono i tumori più frequenti e che evoluzione seguono. A tal proposito c’è da dire che in generale in Sicilia i tumori sono meno frequenti che nel resto del Paese; tuttavia se qualcuno viene affetto da un tumore, il suo tempo di sopravvivenza dopo il tumore stesso è inferiore rispetto a quanto avviene in altre regioni. Ciò è attribuibile al fatto che la rete assistenziale oncologica non è ottimale come altrove”.
 


Cancro alla tiroide. Nella zona etnea è un’emergenza che raddoppia
 
Catania – Cancri alla tiroide? Una criticità con tante specificità in Sicilia. “Dal 2002 in – ci ha infatti spiegato Vigneri – Sicilia è stato organizzato un vero e proprio censimento dei casi di cancro alla tiroide: ebbene nell’Isola c’è una presenza di questa patologia appena superiore alla media nazionale. La specificità di questi tumori è che essi colpiscono molto di più le donne che gli uomini, con un rapporto di tre a uno: in Sicilia questo rapporto è di quattro a uno.”
Proprio la zona etnea è quella di gran lunga la più colpita: “La provincia di Catania – prosegue Vigneri – ha un tasso di tumori alla tiroide che è esattamente doppio di quello di tutto il resto della Sicilia”. Per quali motivi? “Ancora non lo sappiamo, la ricerca sta indagando: abbiamo però rilevato che alcune regioni vulcaniche, per esempio le Hawaii, l’Islanda o le Filippine, hanno più tumori della tiroide. Pensiamo quindi che ci sia un agente inquinante di natura non antropogena, ma geovulcanologica: di fatti nelle acque e nell’atmosfera intorno all’Etna sono stati trovati alcuni metalli pesanti in concentrazioni più alte che nelle zone di Palermo, Messina e Ragusa. Anche per fare chiarezza su questo fronte è necessaria una ricerca adeguata”.

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