Coste siciliane sfruttate e pagate poco - QdS

Coste siciliane sfruttate e pagate poco

Liliana Rosano

Coste siciliane sfruttate e pagate poco

venerdì 03 Luglio 2009

Demanio. Quanto perde la Regione nella gestione demaniale.
L’assessore. Giuseppe Sorbello, assessore regionale al Territorio e Ambiente, ammette che il canone è basso e la morosità tra i concessionari è alta, superiore al 25%.
Canone. La Regione siciliana ha competenza esclusiva sul demanio marittimo. Una sorta di federalismo fiscale che permette di incassare direttamente i proventi del canone.

Palermo – La Sicilia è un’isola ma a volta dimentica di esserlo. Soprattutto quando si parla di mare e delle risorse che si potrebbero trasformare in vere e proprie ricchezze economiche, magari con una politica più attenta e ragionata. Come nel caso del demanio marittimo, che per le regioni bagnate dal mare, non parliamo appunto delle isole poi, potrebbe essere una vera e propria fonte di incassi.
A maggior ragione in Sicilia, che grazie alla tanto osannata autonomia speciale  e ad un vero e proprio federalismo fiscale ha competenza esclusiva sul demanio marittimo, che tradotto semplicemente significa  incassare direttamente gli introiti dei canoni delle concessioni di valenza turistico-ricreativo (stabilimenti, pizzerie, chioschi etc), a differenza di tutte le altre regioni italiane che sono costrette a versare i proventi delle concessioni direttamente nelle casse del governo centrale.
E il piatto piange per la Sicilia che potrebbe avere di più e sfruttare questa risorsa. Soltanto nel 2008 la Regione ha incassato in totale 8 milioni di euro per le concessioni legate al demanio marittimo, cioè quanto l’Emilia Romagna che ha solo 99 km di costa balnenabile e 2175 concessioni e il Veneto: 98 km balenabili di cui il 50%  è occupato da stabilimenti balneari. Un incasso, quello che arriva alla Sicilia, inferiore a regioni come il Lazio (10 milioni di euro, 267 km balenabili e 2045 concessioni) la Toscana (10 milioni di euro, 391 km di costa e 2172 concessioni) e addirittura  la Sardegna, che invece ha ottenuto un ammontare di quasi 11 milioni di euro (847 km di costa e 2653 concessioni marittime).
Allora non resta che chiedersi dove si inceppa il meccanismo delle concessioni del demanio marittimo. Innanzitutto occorre dire che in Sicilia sono state rilasciate ad oggi circa nove mila concessioni su un totale di 929 km di costa balneabile. Gli stabilimenti balneari occupano la costa per un 25%, cioè  le 350/400 strutture si estendono  per 200 km (solo nella provincia di Rimini ci sono 700 bagni). La maggior parte degli stabilimenti si trovano a Palermo e a Catania mentre negli ultimi anni stanno crescendo anche nel ragusano. Ma ecco dove sta la falla nell’iter delle concessioni e della riscossione del canone. Secondo Antonio Firullo, presidente dell’associazione siciliana turistico balneare, “il canone versato nelle casse siciliane è veramente una cifra irrisoria. Per una struttura di 1400 metri quadrati un concessionario arriva a pagare 2 mila euro l’anno mentre un ingresso giornaliero al lido costa al consumatore in media 10 euro e l’affitto di una cabina circa 800 euro per tre mesi”.
Firullo ammette. “Noi siamo disposti anche  a pagare di più alla Regione, purchè ci diano più servizi e purchè il sistema delle concessioni sia meglio gestito e regolamentato. Per questo abbiamo accettato volentieri l’aumento del 7% del canone stabilito dalla finanziaria nazionale 2007. Il problema – continua Firullo è che il 25% dei concessionari non paga il canone perché manca un sistema di controllo nell’attività di riscossione che non viene adeguatamente esercitato dalla competente Capitaneria di Porto”.
Anche dalla Regione fanno sapere che gli introiti potrebbero aumentare e che manca un efficace e capillare controllo contro gli abusivi e contro chi evade il pagamento del canone. Quest’ultimo
viene stabilito sulla base della legge finanziaria 2007 che si basa sul calcolo tabellare della legge nazionale 494/1993. La suddetta legge suddivide le aree del demanio marittimo in tre categorie : alto, medio valore turistico e in area scoperta, con impianti di facile rimozione e di difficile rimozione. Sulla base di questi parametri il canone può oscillare  da 3,10 euro annui al metro quadro per le aree  con impianti di facile rimozione (per la categoria alta) a 4,13 euro per quelli con impianti di difficile rimozione. Mentre per la media categoria si va dai 0,93 euro per le aree scoperte a 1,55 euro al metro quadro per gli impianti di facile rimozione e 2,07 euro per quelli con difficile rimozione.

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