Tirrenia è rimasta a Napoli - QdS

Tirrenia è rimasta a Napoli

Rosario Battiato

Tirrenia è rimasta a Napoli

sabato 21 Maggio 2011

La Compagnia italiana di navigazione si è aggiudicata la vendita dell’Alitalia dei mari. Mediterranea Holding non ha presentato alcuna controfferta entro i termini

ROMA – Alla fine ne resterà una sola. Proprio questa la sorte delle pretendenti per Tirrenia dopo che alle 10 di giovedì scorso, data di scadenza delle offerte vincolanti per l’acquisizione della compagnia dei mari, non è stata formalizzata alcuna nuova proposta di acquisto, eccetto quella già nota della Compagnia italiana di navigazione (Cin), al commissario straordinario Giancarlo D’Andrea.
A circa un anno dall’apertura dei giochi per la privatizzazione della cosiddetta Alitalia dei mari il cerchio si è stretto attorno l’unica presenza rimasta in gara. La Cin non lascia alternative, allo stato dei fatti, e su questa compagnia si dovrebbe costruire il futuro di Tirrenia. La Compagnia italiana di navigazione, costituita da Marinvest, Moby e famiglia Grimaldi, ha inoltre presentato una documentazione migliorativa dell’offerta.
Il prossimo passaggio, visto che il commissario ha avviato la procedura di aggiudicazione, adesso prevede i pareri del comitato di sorveglianza di Tirrenia e del ministero dello Sviluppo economico.
L’ultima offerta del gruppo, presentata lo scorso aprile, si era spinta fino al minimo richiesto per l’acquisizione da Banca Profilo, cioè 380 milioni di euro, di cui 200 da versare alla firma dell’accordo. Il resto sarebbe giunto in tre tranche da 60 milioni di euro. Un acquisto quasi fittizio visto che il gruppo, che consta di importanti armatori come Aponte (Snav e Gnv), Onorato (Moby) e Grimaldi, a marzo non si era detto affatto disposto a scucire una cifra del genere, salvo intervento del governo a garanzia di 72 milioni di euro per otto anni di contributi statali per coprire le rotte di pubblica utilità.
A fronte di un debito della compagnia di 220 milioni di euro, i nuovi acquirenti intascherebbero 576 milioni di euro diluiti in otto anni, salvo intervento dell’Unione Europea che potrebbe mettersi di traverso all’operazione. Ma i debiti, secondo altre fonti, arriverebbero fino a 600 milioni di euro. Come farà il commissario D’Andrea a gestire la situazione con i creditori a fronte di un’offerta di acquisto che non arriverebbero nemmeno a coprire il profondo rosso dei conti?
A questo punto pare che l’unico obiettivo sia quello di chiudere la trattativa al più presto (l’Europa aveva dato tempo fino ad aprile).
Il trio che ormai verosimilmente rileverà il baraccone pubblico avrà in mano una buona fetta dei collegamenti marittimi e i sindacati sono perplessi. “Temiamo che, in ragione di una prevedibile razionalizzazione dei collegamenti sinora complessivamente assicurati, – ha spiegato Giuseppe Caronia, segretario generale Uiltrasporti –  si possano presentare nel prossimo futuro problemi occupazionali”.
Le preoccupazioni espresse da Caronia muovono dall’evidenza che “si tratta comunque degli stessi armatori proprietari della totalità delle società oggi concorrenti di Tirrenia, compagnia che, salvo improbabili colpi di scena, si aggiudicheranno nelle prossime ore”.
I dubbi sono quindi moltissimi a e cominciano proprio da quella valutazione minima fissata a 380 milioni dall’advisor del ministero dello Sviluppo economico. Nei giorni scorsi si era persino paventato il ritorno della Mediterranea holding, la società messa in campo dalla Regione siciliana (ad essa fa capo il 37% del pacchetto azionario)  e che in prima battuta si era persino assicurata la gara poi annullata, ma niente di tutto ciò è accaduto. Fallita la sua missione, Mediterranea Holding sembra ora avviata alla liquidazione.

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