“Quando si parla di banca del territorio spesso siamo di fronte a slogan che vengono lanciati dal marketing di strutture bancarie. Invece, essere banca del territorio significa avere come impegno principale, come obiettivo primario, lo sviluppo economico e sociale di un territorio. Il che vuol dire, non solo fare credito alle famiglie e alle imprese siciliane, perché la crescita non si misura solo così, ma anche impegnarsi a livello sociale, artistico, culturale, della formazione. La Galleria d’Arte di Acireale del Credito Siciliano, ad esempio, non è uno sfizio o una cosa a sé, ma significa promuovere cultura sul territorio, dal momento che vengono migliaia di siciliani a visitarla. Quando abbiamo acquistato a Palermo il Santa Rosalia di Pietro Novelli, a parte il fatto di essere un simbolo, abbiamo avuto migliaia di palermitani che sono venuti a vederlo. Anche questo fa parte di quell’impegno allo sviluppo del territorio.
“Con la collaborazione della Fondazione del Credito Valtellinese, che opera sui territori nei quali sono presenti le banche, abbiamo realizzato molte iniziative: c’è un progetto specifico, ad esempio, il progetto quadriglio, per l’orientamento agli studi e quello professionale dei giovani, e che qui in Sicilia ha coinvolto 8.600 giovani. Avvicinare i giovani ai settori cui c’è richiesta, al mondo delle imprese, è anche un modo per fare crescere il territorio. Questa è una delle tante iniziative che fanno parte di quella cultura che ha la banca del territorio”.
“Senz’altro, la nostra presenza è capillare sul territorio siciliano: sono 135 le filiali, con presenza in tutte quante le provincie. Essere banca del territorio significa avere rapporti diretti con la clientela, ma non solo; ad esempio, reinvestiamo il cento per cento della raccolta dei depositi sul territorio, nelle imprese siciliane meritevoli. E questo è un comportamento che ripaga: in un anno difficile come il 2010, in cui la crescita in Sicilia è stata nulla, il Credito Siciliano ha avuto un incremento del 13 per cento. Questo significa che da parte della clientela non è venuto meno l’appoggio. Un altro aspetto da non sottovalutare, inoltre, è il management, che oltre a essere tutto siciliano, a partire dal direttore generale, viene formato proprio a questo scopo. Abbiamo fatto molta formazione e noi dedichiamo tanto a questo aspetto proprio perché nel nostro modello organizzativo, nel nostro modello di comportamento, è prioritario il rapporto con il cliente e con il risparmiatore. Il Credito Siciliano proviene da realtà già fortemente radicate sul territorio: questo dimostra che c’è stato storicamente un comportamento mirato alla crescita del territorio, costante. Noi miriamo sì alla crescita dell’economia siciliana, ma ci aspettiamo anche un ritorno, per noi e per i circa tremilacinquecento azionisti che abbiamo”.
“Innanzitutto, ad esempio, bisognerebbe puntare sul turismo. La Sicilia possiede indubbiamente una grande attrattività eppure, se noi andiamo a vedere quanto incide il turismo sul prodotto regionale, per la Sicilia incide per 1,2 per cento, mentre per il resto dell’Italia, la media è del 2 per cento. Vi è incapacità di investire e ci sono tante problematiche a pesare, a cominciare dalla carenza di infrastrutture, arrivando all’ingerenza del pubblico sul privato, alla burocrazia lenta, al costo della criminalità organizzata. Tutto questo non favorisce la crescita economica”.
“I dipendenti operativi nostri, cioè quelli che lavorano per il Credito Siciliano sono circa 820. Nel gruppo siamo a 4.500 dipendenti. Le filiali a livello di gruppo sono 550, e le nostre 136, di cui 135 in Sicilia e una a Roma. Quando abbiamo fatto l’operazione di fusione nel 2002, la cosa più semplice che avremmo potuto fare era quella di mandare a casa gli esuberi. Ma, proprio in coerenza con l’etica di rispetto del lavoro, del territorio e dei dipendenti, abbiamo scelto di non farlo. Quello che come banca cerchiamo di fare è, sempre secondo la nostra cultura, di agire secondo la nostra filosofia, dando così il buon esempio. Noi siamo portatori di questa cultura e di questi impegni: noi siamo molto rigorosi, soprattutto nel rapporto con la clientela: preferiamo non vendere il prodotto se non strettamente necessario. La filosofia è quella di mirare a una equa distribuzione del risultato tra tutti, i soci, i dipendenti e i clienti”.
“Certamente, mantenere la nostra strategia nel tempo. Il vincolo più importante è quello della raccolta delle risorse: quanto più riusciremo a raccogliere, tanto più riusciremo a impiegare per l’economia siciliana. L’obiettivo che ci siamo dati è una ulteriore riduzione delle spese di mantenimento, e più attenzione alla clientela. In ogni caso, nel budget del 2011 è prevista una crescita equilibrata”.
“Ci stiamo sviluppando meglio nella provincia di Ragusa per conquistare nuove fette di mercato e di clientela. Avere il cliente al centro della propria attenzione costa, ma alla fine rende”.