In Sicilia un esercito di dipendenti regionali - QdS

In Sicilia un esercito di dipendenti regionali

Raffaella Pessina

In Sicilia un esercito di dipendenti regionali

giovedì 23 Giugno 2011

Forum con Santi Formica, vice presidente vicario dell’Ars

Cosa ne pensa della situazione politica attuale e del Governo Berlusconi?
“Noi ricorderemo molto questo decennio, perché alla fine il tentativo di rendere normale la democrazia italiana operato da Berlusconi e da Veltroni e di portarla verso il sistema bipolare ha avuto delle ricadute positive perché non possiamo dimenticare che in questi ultimi tempi siamo entrati in una crisi che è stata la più grave degli ultimi cento anni, e che siamo entrati in quella crisi come uno dei paesi più a rischio nell’economia mondiale per il debito pubblico che abbiamo sulle spalle. Voglio ricordare a tutti gli smemorati interessati, che quando Tremonti dice che ci vogliono dai 50 ai 70 miliardi per poter abbassare le tasse, quella cifra è esattamente la somma che paghiamo di interessi per il nostro debito nazionale. A differenza di Francia, Germania ed altri Stati che possono usufruire di questo contante per abbassare la tassazione, noi in Italia invece paghiamo quella cifra ogni anno, solo per pagare gli interessi sul debito pubblico. Cosa che ci impedisce di intraprendere qualsiasi provvedimento, a differenza di Spagna, Portogallo e Olanda. Della Spagna si deve dire però che il suo sviluppo è stato legato all’edilizia. Una cementificazione selvaggia del territorio spagnolo che, giustificata dal recupero del gap infrastrutturale rispetto all’Europa, aveva preso le mosse invece per attuare la più grande speculazione edilizia di tutti i tempi. La Spagna ha costruito a tal punto da superare l’attività edilizia di Italia, Inghilterra e Germania messe insieme. Ma non sempre queste manovre sono vincenti, perché a pagare in momenti di crisi sono sempre e solamente le fasce deboli. Con le crisi economiche non funzionano più i servizi sanitari, sociali e le pensioni, mentre gli industriali fanno affari incredibili perché acquistano tutto a prezzo stracciati. Bisogna capire che la tutela del bilancio dello stato non è a vantaggio dei ricchi ma è sostanzialmente una tutela per i deboli. Sulla politica nazionale temo fortemente che si possa tornare al sistema proporzionale, che personalmente ritengo una follia”.
Cosa pensa che succederà nei prossimi mesi in Sicilia, potrà cadere il Governo Lombardo?
“Il ribaltone è stato fatto per la paura di andare a votare. Lombardo furbescamente tutto questo lo sa. E non a caso dichiara spesso la disponibilità ad essere sfiduciato più volte, sapendo che non succederà nulla. Fra un anno mezzo finirà la legislatura e dalle elezioni uscirà sicuramente un voto che vedrà vincente la coalizione di centrodestra”.
Non è la prima volta che succede un ribaltone in Sicilia.
“Il ribaltone la sinistra lo ha già fatto nel 1999 con Capodicasa, e la sinistra non ha comunque ottenuto nulla, perché quando rinunci a farti la tua battaglia e ti affidi agli espedienti non puoi mai vincere. Oltretutto l’alleanza attuale non è più in grado di attuare nulla perché, da quando tu immagini di fare qualcosa a quando la puoi concretizzare passano almeno due anni, a causa dei vincoli burocratici e di tutti i lacci e lacciuoli che ci sono. Siamo a un livello di spesa comunitaria che è a zero, abbiamo avuto diversi disimpegni ed evitato il grosso dei disimpegni, almeno momentaneamente, ma arriveremo a chiedere all’Unione Europea di spostare in avanti i termini delle scadenze”.
La sua opinione sul referendum sulle centrali nucleari in Italia?
“È proprio sbagliato il sistema. Non si può chiedere al cittadino di scegliere se vuole il nucleare o meno. Perché la gente agisce sulla base delle sue paure e quindi, in questo caso, sull’incidente alla centrale nucleare che c’è stato in Giappone. Ed è così che paesi come la Francia se ne approfittano perché, mentre la Germania ha deciso di mandare in pensione le centrali nucleari, la Francia non solo non dismetterà le sue, ma le aumenterà addirittura, diventando così uno dei paesi che produce una maggiore energia e potrà decidere di venderla agli altri, anche all’Italia, ad un prezzo maggiorato”.
 

 
La formazione è stata distrutta e la situazione rifiuti è drammatica
 
In Sicilia sono diversi i settori che non funzionano: quali sono i più evidenti?
“La formazione, che è stata distrutta, spendendo tra l’altro più soldi di prima. È vero che il sistema era da cambiare, ma è praticamente rimasto uguale facendo rischiare i licenziamenti, pur avendo peraltro un miliardo di euro a disposizione a valere sul Fondo sociale europeo e che può essere utilizzato solo sulla formazione. Non si capisce per quale motivo il Governo attuale non ha voluto attingere da questo fondo, risparmiando i soldi del bilancio regionale. Faccio un esempio: basterebbe prendere duemila tra amministrativi ed insegnanti del settore della formazione e metterli in autoaggiornamento, ottenendo due obiettivi fondamentali: evitare i licenziamenti e formare i dipendenti del settore, affinché rendano esperti i lavoratori nelle nuove professionalità, facendo finalmente diventare la formazione quel trait d’union tra scuola e lavoro. Oggi invece formiamo persone che sono praticamente fuori dal mercato. Sicuramente queste scelte sono dettate da questioni economiche e da rendicontazioni che il fondo sociale richiede. C’è poi la situazione dei rifiuti, che è veramente drammatica perché quando si è insediato questo governo nel 2008 il debito della regione ammontava a 350 milioni di euro. Ora è arrivato a 1 miliardo e 200 milioni. Quando le Ato verranno soppresse saranno i comuni a doversi accollare i debiti e di conseguenza la Regione, con un ulteriore mutuo o con una cartolarizzazione”.
 

 
Disservizi e malasanità rimangono un problema
 
Della riforma della sanità cosa ne pensa?
“È tre anni e mezzo che sentiamo parlare di questa rivoluzione nella sanità e nessuno ha colto questa rivoluzione e nemmeno tutto questo risparmio, a fronte dei disservizi che si sono creati con la chiusura dei reparti e i casi di malasanità, a fronte del fatto che tuttora mancano 600 milioni di euro di copertura. Ricordo sono addirittura aumentati i viaggi della speranza. Inoltre il Commissario dello stato a fronte della copertura che è stata prevista nella finanziaria a valere sui fondi Fas, ha imposto il termine del 31 luglio per l’arrivo dei trasferimenti relativi. Trascorso tale termine i capitoli di spesa legati alla sanità verranno oscurati”.
Anche il bilancio dell’Ars è piuttosto corposo.
“Per quanto riguarda il Bilancio dell’Assemblea Regionale Siciliana, ed in particolare le spese, non vedo dove si possano operare tagli, invece è importante sottolineare che non è possibile avere 28 mila dipendenti regionali quando invece la Lombardia ne ha solo 7 mila. È vero che vi sono a carico della Regione delle funzioni che in Lombardia sono demandate allo Stato, ma non è comunque giustificabile. Le soluzioni esistono: quando sono stato assessore al Lavoro, avevo già concordato con il Ministero gli ammortizzatori sociali, i costi della formazione e i prepensionamenti per almeno 1000 persone, e soprattutto l’integrazione di nuove forme di welfare indirizzate verso il lavoro. La soluzione è quella di utilizzare gli strumenti europei e questa è la grande rivoluzione per cercare di diminuire il costo del lavoro in Sicilia. E dare l’opportunità alle aziende di investire in Sicilia facendo sì che i costi vengano diminuiti del 20/25 per cento”.
 

 
Curriculum
 
Santi Formica, è nato il 27 novembre del 1952 a San Pier Niceto, in provincia di Messina. Laureato in Medicina, esercita la professione di medico chirurgo. È deputato regionale da quattro legislature consecutive, eletto prima nelle liste di Alleanza nazionale, e poi tra le file del Popolo della libertà, nelle cui liste, alle ultime elezioni regionali, è risultato il più votato con oltre 23 mila voti. Dal 2008, fa parte della commissione parlamentare Bilancio e Programmazione ed è vice presidente vicario dell’Assemblea regionale siciliana.

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