La risposta alla crisi viene dalle cooperative. Sono aumentate del 44% in soli sei anni - QdS

La risposta alla crisi viene dalle cooperative. Sono aumentate del 44% in soli sei anni

Claudia Cali

La risposta alla crisi viene dalle cooperative. Sono aumentate del 44% in soli sei anni

mercoledì 29 Giugno 2011

A Palermo l’assemblea annuale del più grande movimento cooperativo della regione con oltre 2 mila aziende iscritte. Mancini, presidente Confcooperative: “Innato il gene necessario a combattere i momenti difficili”

PALERMO – Cresce il numero delle cooperative in Sicilia e raggiunge quota duemilacento. Un aumento del 44% registrato in soli 6 anni, dal 2004 al 2010. A dirlo è la Confcooperative Sicilia che fa il punto a Palermo sullo stato di salute delle cooperative siciliane, in occasione dell’assemblea annuale del più grande movimento cooperativo della regione con oltre 2 mila aziende iscritte, 70 mila soci, 15 mila addetti e un fatturato che supera i 900 milioni di euro l’anno.
Una crescita rilevante considerato il periodo congiunturale vissuto nei vari settori dell’economia siciliana negli ultimi 10 anni. “La spiegazione sta tutta nel DNA delle cooperative – spiega Gaetano Mancini, presidente di Confcooperative Sicilia – poiché posseggono naturalmente quel gene necessario a combattere i momenti difficili in quanto rispondono alle esigenze dei loro soci e non a quelle speculative che può avere un privato.
La crisi economica globale ha colpito anche loro e duramente: ma le cooperative – dice Mancini – hanno ancora una volta mostrato la loro caratteristica anticiclica. Perché quando le cose vanno male, e stanno andando male anche nelle cooperative siciliane, i soci rinunciano agli utili e reinvestono quelli del passato: investono cioè nel proprio lavoro, creando occupazione e ricchezza per il territorio, perché questa è la loro finalità”.
Lo certifica anche l’Inps secondo cui, rispetto al dato nazionale, in Sicilia e in quest’ultimo anno, l’occupazione nelle cooperative è cresciuta dell’1,2%. Negli ultimi dieci anni, inoltre, nelle cooperative dove la partecipazione dei soci è stata superiore al 50% il fatturato è cresciuto del 120%. Nelle cooperative dove, invece, la partecipazione dei soci è stata inferiore al 50%, il fatturato è cresciuto solo del 58% e ancora meglio hanno fatto il capitale sociale e il patrimonio netto. Durante l’assemblea anche un appello alla politica e al Governo regionale – cui riconosce il merito della recente riforma degli appalti anche se, commenta Mancini, si stenta a prendere atto della situazione drammatica della Sicilia, e dei suoi giovani senza prospettive di lavoro nella propria terra.
“La finanziaria 2011 ha una visione “ragionieristica” – continua Mancini – e non ha saputo guardare ai veri tagli  alle spese improduttive. Le imprese non possono continuare a sostenere i pesi che oggi hanno sulle spalle”. Il presidente di Confcooperative Sicilia cita il caso dei precari e dei forestali. Quest’ultimi potrebbero essere meglio utilizzati per rendere fruibile sotto il profilo turistico, ed economicamente produttiva,  la “grande risorsa montagna”. Ed infine parla della formazione che non riesce a “formare” specialisti necessari alle imprese.
 

 
L’approfondimento. Una marcia in più per contrastare la crisi
 
Il “gene” delle cooperative, dunque, assegna loro una marcia in più, pur nella difficoltà della proprietà diffusa e della cooperazione autentica, ma non le sottrae alla crisi che in alcuni settori le ha colpite maggiormente: è il caso della cooperazione sociale per via dei ritardi di pagamento da parte della Pubblica Amministrazione. Situazioni che hanno aggravato le storiche difficoltà di accesso al credito. “Occorre per questo rilanciare l’IRCAC – afferma Gaetano Mancini -, un istituto che potrebbe essere fondamentale in questo momento di difficoltà del mercato e che invece, ingiustificatamente commissariato, soffoca sotto la burocrazia come ben sanno le cooperative siciliane. Invita inoltre a un impegno concreto in direzione della legalità “nella consapevolezza – dice – che la mafia inizia dai piccoli atti di illegalità di ogni giorno: atti che certificano agli occhi del cittadino l’assenza delle Istituzioni e il prevalere di leggi e regole differenti da quelle legalmente e democraticamente costituite”.

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