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Catania – Riforma dei rifiuti: falsa partenza, i piccoli centri sul piede di guerra

Alessandro Petralia

Catania – Riforma dei rifiuti: falsa partenza, i piccoli centri sul piede di guerra

giovedì 30 Giugno 2011

Il vice presidente del Consiglio provinciale, Rizzo: “Il sistema di rappresentanza li penalizza”. Nicolosi, Motta e Misterbianco hanno respinto lo statuto della nuova Ato

CATANIA – Vecchi errori e nuove problematiche per la raccolta dei rifiuti in tutta la provincia: la riforma regionale a Catania è già viziata in partenza, anzi, è proprio il caso di dirlo, allo stato attuale non sembra neanche destinata a partire in tempi brevi.
Al centro dell’attenzione c’è la Legge regionale n. 9 dell’8 aprile 2010, che ha ridisegnato gli ambiti territoriali per la raccolta degli Rsu: ma li ha ridisegnati solo sulla carta. Lo costituzione delle nuove società d’ambito, in tutto dieci Srr (Società per la regolamentazione del servizio di gestione rifiuti), una per ogni provincia più una per tutte le isole minori, sta andando a rilento: l’assessorato regionale per l’Energia e per i Servizi di pubblica utilità ha inviato solo nel marzo 2011, dopo un anno dalla promulgazione della legge sui rifiuti, lo schema di statuto e di atto costitutivo delle nuove Ssr a tutti i Comuni e alle Province isolane.
Ma non è finita qui: molti Comuni si stanno rifiutando di approvare lo statuto delle Ssr così come è loro pervenuto. In provincia di Catania a respingere lo statuto della nuova società, che si chiamerà Ssr Ato 2, sono stati i Consigli comunali di Nicolosi, Misterbianco e Sant’Agata Li Battiati: altri, come il Comune di Motta Sant’Anastasia, non hanno neanche trattato l’argomento nonostante il termine ultimo fissato per discuterne nei Consigli comunali fosse stato fissato al 30 maggio scorso.
A suscitare le perplessità di molti Consigli comunali sono state problematiche vecchie e nuove del sistema rifiuti: il gruppo di maggioranza di Nicolosi ha ravvisato per esempio un esautoramento delle prerogative istituzionali dei Consigli comunali nell’impossibilità per gli stessi di emendare lo statuto della nuova società. In pratica i Consigli comunali sono stati messi di fronte al più “classico prendere o lasciare” e alcuni non lo hanno accettato.
Anche perché molti di essi, soprattutto quelli più piccoli, temono il modo in cui lo statuto disegna la composizione del Cda della nuova società provinciale: “Questo strumento – spiega Antonio Rizzo, vice presidente del Consiglio provinciale in quota al Pd – penalizza troppo i piccoli Comuni nella rappresentanza che essi hanno all’interno dell’assemblea societaria. I Comuni da uno a 14 mila abitanti hanno infatti diritto a un solo voto: dopo quella soglia, ogni 10 mila abitanti, scatta un altro voto. Il Comune di Catania, con tutti gli abitanti che ha, avrebbe automaticamente il 30% dei voti e in questo modo se per esempio Catania, Acireale, Paternò e la Provincia, che ha il 5% dei voti, trovassero un accordo, sarebbero in grado, da soli, di decidere le sorti di tutti i 58 Comuni. Un dettaglio non irrilevante dato che l’appalto per l’espletamento del servizio rifiuti dovrà essere unico per tutto il territorio provinciale”.
“Inoltre – prosegue Rizzo – a mio giudizio una grave pecca dello statuto risiede nel fatto che esso non prevede alcun tetto per i costi di conferimento in discarica, che costituiscono il vero salasso per le tasche dei cittadini”.
Insomma tra Provincia e Comuni non c’è stato il dovuto coordinamento e la situazione è ora in stand-by, perché il veto di un solo Comune basta in teoria a fermare l’iter di costituzione della Srr. Forse dovranno intervenire dei commissari ad acta per fare approvare lo Statuto?
La soluzione sembra comunque lontana, anche perché quello appena citato non è l’unico problema: “L’Ato Kalat Ambiente di Caltagirone – conclude Rizzo – ancora non è neanche formalmente in liquidazione. Basta solo questo a bloccare tutto il meccanismo”.

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