La Provincia partecipa ai problemi del territorio - QdS

La Provincia partecipa ai problemi del territorio

Gabriele Ruggieri

La Provincia partecipa ai problemi del territorio

venerdì 15 Luglio 2011

Forum con Giovanni Avanti presidente della Provincia regionale di Palermo e dell’Urps

Quali sono i principali interventi realizzati dall’Ente?
“L’impostazione che ho voluto dare all’amministrazione provinciale è basata sulla partecipazione. La prima cosa che abbiamo realizzato, nel novembre 2008, è stata l’insediamento della Conferenza permanente dei sindaci, con la logica che l’ente Provincia debba partecipare alle problematiche di tutto il territorio e per abituare gli stessi sindaci ad affrontare certi problemi da un punto di vista più ampio, piuttosto che come singolo comune. Un altro risultato, è stato l’insediamento del tavolo  paternariale socio-economico a cui partecipano associazioni di categoria, sindacati ed altri portatori di interesse. La Provincia ha bisogno di reggersi su questi due organi, oltre che sulla Giunta e sul Consiglio provinciale. Troppo spesso si è pagata la mancanza di una pianificazione valida, così ci siamo voluti dare un progetto a partire da un’accurata analisi territoriale, per agire con una logica policentrica che non abbandonasse a se stessi i tanti comuni nelle aree interne, emarginati dal punto di vista di servizi e strutture, in favore della città e della fascia costiera. Abbiamo allora diviso il territorio in cinque aree omogenee sulle quali lavorare tenendo conto dei punti di forza e di debolezza di ognuna di esse. Definito questo piano strategico generale, che nasce da Ptp e Pses, ci siamo dedicati ad una serie di piani di settore, su tutti quello riguardante la grande viabilità. Abbiamo pensato alla zootecnia, con un accordo di filiera per creare un marchio di carne proprio, sotto il quale riunire la carne della provincia di Palermo, coinvolgendo anche gli agricoltori nella realizzazione dei mangimi con prodotti propri ed un ragionamento di cooperazione analogo si sta facendo per il settore vitivinicolo. Abbiamo puntato la nostra attenzione sul turismo, con un piano strategico per lo sviluppo del settore e fatto sentire la nostra presenza alla Bit con La Sicilia delle province ed istituito un tavolo permanente regionale per avere una strategia comune e partecipare insieme in maniera coordinata al bando della Regione sui distretti turistici”.
Esiste un parco-progetti di opere pubbliche cantierabili?
“Grazie anche ad un nuovo rapporto di sinergia instaurato con l’Anas, stiamo dando vita a progetti fondamentali come il collegamento dell’autostrada Palermo-Catania con la Palermo-Trapani e la realizzazione della cosiddetta Corleone-mare, che collegherà la nuova circonvallazione di Corleone con l’area della costa, San Giuseppe Jato e Partinico, consentendo un collegamento immediato tra i comuni del corleonese e l’aeroporto. È anche nostra intenzione puntare sul turismo congressuale, fondamentale per la destagionalizzazione, per il quale sarà realizzato un centro congressi di valenza interprovinciale tra Carini e Partinico”.
Com’è il rapporto di collaborazione con i Comuni?
“Ci sono stati anche momenti di tensione, di confronto, ma oggi posso dire che esiste una classe dirigente tra i sindaci che ha capito che ragionando insieme si raggiungono gli obiettivi, riconoscendo il ruolo guida della Provincia. Ricevo ogni giorno visita di diversi sindaci, con cui affrontiamo un vasto numero di problematiche, anche a prescindere dalle competenze della Provincia”.
Qual è la sua posizione rispetto all’ipotesi di trasformare le Province regionali in Consorzi di comuni?
“Le Province regionali in Sicilia sono già state istituite come Liberi consorzi di comuni, come dice la legge. Ci venne appioppato in seguito il nome di Provincia soltanto perché, solo con tale denominazione si sarebbe potuto accedere ai fondi provenienti dallo Stato. Noi, dunque, siamo già Consorzi di Comuni, chi asserisce il contrario non conosce lo Statuto istitutivo. Abolire le Province in quanto tali, se venisse fatto solo in Sicilia, sarebbe una penalizzazione e comunque non è un’operazione semplice, visto che competenze e personale andrebbero riassegnati. Più utile sarebbe fare una riforma sulle competenze degli enti locali, guardando all’assetto complessivo delle autonomie locali, con un ragionamento come quello che si sta facendo a livello nazionale attraverso la Carta delle autonomie”.

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