Il Consiglio di Stato libera Napoli. In Sicilia il collasso è vicino - QdS

Il Consiglio di Stato libera Napoli. In Sicilia il collasso è vicino

Rosario Battiato

Il Consiglio di Stato libera Napoli. In Sicilia il collasso è vicino

martedì 19 Luglio 2011

Nell’Isola attesa per l’applicazione della riforma dei rifiuti e per il nuovo piano, il tempo stringe. Il Tar del Lazio aveva bloccato i conferimenti del materiale a Taranto

NAPOLI – Potrà proseguire l’operazione di trasferimento dei rifiuti dalla Campania verso altre regioni d’Italia. Lo ha stabilito il Consiglio di Stato nella sentenza depositata nei giorni scorsì, sospendendo la decisione del Tar Lazio, che aveva bloccato i trasferimenti fuori dai confini della Campania dei rifiuti tritovagliati dagli Stir della Regione. Adesso, previo accordo tra le Regioni, almeno secondo quanto previsto del decreto del governo, si potrà riprendere a liberare Napoli e dintorni. Tra le realtà  segnalate per gli spostamenti anche la Sicilia.
Secondo  il Consiglio di Stato pur “nei limiti della cognizione sommaria caratteristica della presente fase cautelare, appaiono prevalenti le ragioni di favorire lo smaltimento dei rifiuti derivanti da tritovagliatura” e “appare altresì da riconsiderare l’interpretazione data dal primo giudice in ordine alla caratterizzazione di rifiuti speciali e alla libera contrattazione di cui alle norme costituzionali e comunitarie”. Il giudizio arriva in seguito al provvedimento del Tar del Lazio che aveva bloccato i conferimenti del materiale trattato dagli Stir della Campania (gli ex Cdr) in un impianto di Taranto. La decisione del Consiglio di Stato permetterà di svuotare i magazzini degli Stir ormai quasi al collasso, che potranno così riprendere a ricevere a pieno regime la spazzatura raccolta dalle strade.
A fare un’analisi della situazione complessiva appare evidente come il provvedimento del decreto del governo assuma il carattere di urgenza e non possa comunque risolvere alla base il problema dei rifiuti. Proprio Stefano Caldoro, presidente della regione Campania, aveva chiarito,  nei giorni del varo del provvedimento, come “il decreto non risolve l’emergenza né nel merito né nel metodo”. Inoltre bisogna valutare attentamente l’esito di questi trasferimenti, visto che nel novero delle regioni ci sarà anche la Sicilia, quindi la monnezza campana andrà a finire in realtà dove la gestione dei rifiuti non assume proprio un profilo gestionale cosiddetto virtuoso. La Sicilia, che, assieme a Puglia, Marche, Toscana, Emilia Romagna, Puglia, Lombardia e Friuli Venezia Giulia, rientra nell’elenco dei prescelti, soffre una situazione comunque vicina al collasso.
 
L’unica differenza, che, al momento, ha evitato un crollo del sistema isolano di gestione dei rifiuti ha riguardato la capienza delle discariche presenti in Sicilia, a fronte di un conferimento indifferenziato pari a quasi il 90% di tutti i rifiuti urbani prodotti. Un dato, si capisce bene, che non potrà certo garantire una resistenza a oltranza per un’Isola che sui rifiuti è stata commissariata già nel 1999.
 
Senza i necessari accorgimenti la situazione è destinata a crollare già nel breve periodo: i tecnici della Regione dicono che questo ritmo di produzione di rifiuti (mediamente 2,5 milioni di tonnellate all’anno) e di smaltimento indifferenziato (siamo intorno all’8% di differenziata) potrà durare al massimo per un altro lustro. In ballo ci sono ancora due fattori essenziali: l’applicazione della legge 9/2010 sulla riforma del sistema e il nuovo piano rifiuti che continua a restare in bilico tra Roma e Palermo in attesa della definitiva approvazione.

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