Il distretto produttivo della pesca contro lo “tsunami” della crisi - QdS

Il distretto produttivo della pesca contro lo “tsunami” della crisi

Michele Giuliano

Il distretto produttivo della pesca contro lo “tsunami” della crisi

martedì 19 Luglio 2011

Rinnovato il Patto di sviluppo distrettuale cui hanno aderito oltre 110 imprese della filiera ittica. Nell’ultimo anno si è perso un terzo della forza lavoro pari a circa 1.000 unità

PALERMO – Il Distretto Produttivo della Pesca Industriale del Mediterraneo ha rinnovato il Patto di Sviluppo distrettuale. Al Patto hanno aderito oltre 110 imprese della filiera ittica. Il campione è assai rappresentativo del sistema pesca siciliano e la composizione della struttura del Distretto rappresenta fedelmente il sistema pesca siciliano: 25 per cento delle imprese appartengono alla pesca e alla acquacoltura, il 35 per cento alla trasformazione ed alla commercializzazione e il 40 per cento rappresenta i servizi per le imprese del mare e a terra (cantieri, officine, logistica, industria del freddo). Fra i vari aderenti al Patto vi sono Enti pubblici, associazioni, centri di ricerca ed istituzioni scolastiche ed universitarie. Compatta anche la presenza del mondo sindacale, come la Cgil, Cisl e Uil, e del mondo cooperativo; tre le associazioni straniere del bacino del Mediterraneo (Tunisia ed Egitto).
Complessivamente le imprese che aderiscono al Distretto della Pesca hanno sviluppato un fatturato di 280 milioni di euro, fra i quali 40 milioni relativi all’export, dando occupazione a 1.090 lavoratori. Rappresentante del Distretto è stato confermato Giovanni Tumbiolo, il quale ha espresso un cauto ottimismo: “Rispetto al 2006, data di presentazione del primo patto distrettuale, il fatturato è cresciuto mediamente dell’11,4 per cento, mentre l’export è cresciuto del 12,6 per cento. Qualora ce ne fosse bisogno – ha sottolineato Giovanni Tumbiolo – vi è la triste conferma dei dati che un mese fa ci aveva fornito il Rapporto Annuale della Pesca redatto dall’Osservatorio della Pesca del Mediterraneo: è stato perso un terzo della forza-lavoro.
Nell’ambito del Distretto sono andati persi circa 1.000 posti di lavoro, a fronte di 4.500 persi nell’intero comparto a livello regionale. Necessitano – ha concluso Tumbiolo – interventi urgenti sul piano normativo ed organizzativo per superare questo evidente stato di crisi”.
Rimane certamente il fatto che il Distretto ha comunque saputo destreggiarsi in mezzo a così tante difficoltà. Basti pensare che la presenza attiva e ben consolidata di imprese del distretto (ittiche e della cantieristica navale) in varie nazioni del Mediterraneo ha fatto si che o stesso organismo sia nato già quale distretto “transnazionale”.
Oggi circa 20 imprese hanno creato solide basi di cooperazione con partners di Paesi rivieraschi, in Tunisia, in Libia, Egitto, Cipro, Creta, ed anche fuori dagli Stretti, Oman ed altri ancora.
La missione del distretto è quella di innalzare la competitività del sistema pesca, attraverso azioni che favoriscono la qualità del prodotto e dei servizi, sfruttando in maniera sistemica e pianificata le leve del marketing, della finanza, della formazione aziendale manageriale e distrettuale, dotare il distretto delle necessarie infrastrutture. Il fine ultimo è quello di definire una politica strategica che permetta di realizzare in cooperazione interventi destinati a specializzare e sostenere il settore.



L’approfondimento. L’area di riferimento del distretto
 
Il territorio di riferimento del Distretto è la parte di Sicilia Occidentale compresa fra le province di Trapani e Palermo ma l’area distrettuale si estende fino a ricomprendere alcune località della costa nord-africana (Libia, Egitto e  Tunisia). Dunque è focalizzata l’attenzione su quella parte di Sicilia Occidentale compresa fra le province di Trapani e Palermo ma di cui Mazara copre il 60 per cento del volume globale, potendo contare sul porto di pesca più importante d’Italia e su 30.000 tonnellate annue di pescato. Inoltre, l’area distrettuale comprende storicamente e vocazionalmente alcune località della costa nord-africana (Libia, Egitto e  Tunisia), dove già da tempo insistono attività miste (joint-ventures nel campo della Pesca, della trasformazione, della cantieristica ed altri settori connessi). Le attività del Distretto vanno dalla cattura alla commercializzazione del pescato e comprendono anche i servizi connessi quali la cantieristica navale e le attività propedeutiche alla costruzione del naviglio da pesca, nonché la maricoltura e l’allevamento ittico. L’organismo è interpretato come cluster di imprese che svolgono attività simili secondo una logica di filiera orizzontale e verticale, ed è caratterizzato dalla compresenza di soggetti pubblici e privati.

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