Pesca abusiva di ricci di mare. Guardia Costiera e repressione - QdS

Pesca abusiva di ricci di mare. Guardia Costiera e repressione

Margherita Montalto

Pesca abusiva di ricci di mare. Guardia Costiera e repressione

mercoledì 27 Luglio 2011

Vanno a ruba soprattutto nella stagione estiva, ma ci sono regole severe per la loro “cattura”. Arresto fino a un anno e ammenda di 3.000 € per i pescatori colti in flagrante

CATANIA – Se si sente dire che un pescatore subacqueo sportivo è verbalizzato e nei casi più gravi denunciato dal personale della Guardia Costiera per la pesca abusiva di ricci o datteri di mare o pesce di specie protette nell’ambito dei controlli, non deve sorprendere. “La tipologia di pescato in questione rientra tra le specie sottoposte a particolari vincoli di protezione. In particolare la pesca del riccio di mare può essere trattata solo manualmente, eseguita o da pescatori professionali i quali possono pescare solo 1000 esemplari al giorno o da  pescatore sportivo per un massimo di 50 esemplari al giorno.
La pesca, la detenzione e commercializzazione non è consentita nel periodo che va da maggio a giugno di ogni anno. Inoltre, una particolare specie di riccio, chiamato “riccio diadema”, che si caratterizza per i suoi aculei sottili e molto lunghi, violacei con anelli biancastri, è specie protetta e né è vietata la pesca come recita il DPR 357, 8,9-1997-ALL.D”. Così spiega il Comandante Alfio Di Stefano – Reparto Operativo della Guardia Costiera di Catania – 11°Centro Controllo Area Pesca – Direzione Marittima CP – Catania. “Il pescatore che è colto in flagrante mentre estrae illegalmente la quantità che supera quella stabilita va incontro a sanzioni amministrative e al sequestro delle attrezzature da pesca. La detenzione e commercializzazione degli echinodermi durante il periodo non consentito è un illecito per il quale è stabilita la sanzione amministrativa pecuniaria di duemila euro (se pagata in misura ridotta) ed il sequestro dei ricci”.
In caso di sequestro di specie ittiche sottoposte a particolare tutela e protezione (vedasi ad es. datteri di mare) il pescatore colto in flagrante risponde di cattura illegale e detenzione di specie marine protette che prevede l’arresto fino ad 1 anno e l’ammenda fino a 3000 euro. Un recente caso di sequestro è stato riferito per la pesca illegale di datteri mare. Al pescatore sorpreso con kg. 3 circa di tale specie protetta, sono stati posti sotto sequestro sia le attrezzature da pesca, (una pinza utilizzata per l’estrazione),  che il pescato, che in quanto ancora vivo e vitale, è stato  rigettato in mare.
Una specie particolare sono appunto i datteri di mare (Lithophaga lithophaga). Sono molluschi bivalvi denominati così per la somiglianza con gli omonimi frutti e sono protetti da specifiche norme comunitarie e nazionali che ne vietano la cattura, la detenzione, il trasporto e la vendita. Si sviluppano all’interno delle pareti rocciose calcaree dei fondali marini creando una nicchia in cui stabilirsi per poi richiuderla lasciando solo un foro dal quale filtrare le sostanze nutritive. La loro raccolta è molto invasiva in quanto prevede l’utilizzo di martelli, scalpelli e pinze per l’estrazione con evidente compromissione delle pareti rocciose e dell’ambiente marino. La crescita di questi molluschi è estremamente lenta e per raggiungere la lunghezza di 5 cm sono necessari da 15 ai 35 anni.
Un altro esempio di attività repressiva è stata quella congiunta della Capitaneria di Porto e della Sezione operativa navale della GdF di Siracusa nel decorso mese di giugno messa in atto a contrasto della pesca e commercializzazione abusiva dei ricci di mare. La compagine interforze ha effettuato un controllo nei pressi del mercato cittadino rinvenendo bancarelle abusivamente allestite, adibite alla vendita di ricci di mare, che ricordiamo è specie protetta nel periodo maggio – giugno.
 

 
Diffidare dei prodotti ittici venduti al di fuori dei punti vendita autorizzati
 
La vicenda rientra purtroppo nell’ambito del fenomeno della pesca abusiva perpetrata da individui non appartenenti al ceto peschereccio, non iscritti nei registi professionali dei pescatori, i quali oltre ad effettuare l’attività di pesca con modalità illegali o loro non consentite, pongono in vendita quanto pescato in maniera altrettanto illegale, con notevole rischio per la salute dei consumatori, stante l’incerta provenienza del prodotto ittico venduto e delle modalità con cui viene conservato e posto in vendita.
La Capitaneria di Porto rammenta che le sanzioni amministrative previste per tali infrazioni vanno da un minimo di 1000 euro ad un massimo di 6000 euro, oltre al sequestro di quanto illecitamente pescato, detenuto o commercializzato. Si invita chi intende improvvisarsi pescatore a seguire attentamente le indicazioni fornite dalla CP, mentre a tutela della cittadinanza, a diffidare dei prodotti ittici venduti al di fuori dei normali punti vendita autorizzati, e semmai a segnalare potenziali attività illecite sulla filiera della pesca al numero blu 1530 del Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di porto attivato localmente presso tutte le Capitanerie di Porto nazionali. Di tale collaborazione ne beneficia la salute del consumatore e la sua economia e soprattutto gli equilibri a tutela del mare.

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