“Sto mettendo mano alla legge sulla integrazione socio-sanitaria per mettere ordine e l’ho già annunciato in Commissione sanità: a settembre se ne parlerà insieme con l’assessore alla Famiglia, Caterina Chinnici. La legge di riordino è troppo importante per non affrontarla. L’idea mia è quella di redigere un testo che abbia regole certe per i Comuni, per le Asp e, soprattutto, per gli assessorati. Oggi, colui che ha bisogno della integrazione socio sanitaria non sa chi rivolgersi, perché si deve tenere conto anche di competenze dal punto di vista economico divise, appunto, fra i tre enti che ho nominato prima. Molte volte si presenta questo conflitto, per cui la famiglia o l’indigente che è anche disabile, si trovano in una condizione di non sapere a chi indirizzare le proprie richieste. Tra l’altro, non vi è una assistenza competente, anche perché io credo che se vi fosse un unico ente deputato a darla, diventerebbe tutto più semplice. La fonte economica sarebbe unica, le competenze idem. A questo punto, per legge si dovrebbe fare una regolamentazione fra quelle che sono le competenze tra Comuni, Asp e altri. La legge 328 non può più essere elargita in queste condizioni. Infatti l’art. 14 è destinato ai soggetti bisognosi e molte volte non viene applicato, anche perché i Comuni chiedono il rimborso all’Asp, l’Asp molte volte non paga, oppure al contrario i Comuni non pagano e molti di questi soggetti che hanno diritto all’assistenza non riescono invece ad ottenerla. Il Disegno di legge che intendo mettere a punto nascerà proprio della Commissione e dovrebbe sfociare, purtroppo non in questa legislatura ma nella prossima, ad un riordino totale anche dell’assessorato, affinché non abbia più una doppia competenza (alla Salute e alla Famiglia), e così non via saranno più conflitti. Oggi, quello che è di competenza della Famiglia come servizio sociale, deve obbligatoriamente integrarsi con l’assessorato alla Salute, perché molte volte vi son dei bisogni sociali e di salute che devono essere entrambi soddisfatti per un unico soggetto. Parlo di assistenza, psicologica, infermieristica, medica e, quindi, economica.
“Lo abbiamo fatto per il Piano per la salute: da gennaio a marzo, abbiamo fatto 50 sedute con moltissime audizioni e posto degli obiettivi che sono stati condivisi da tutti. Con 58 obiettivi abbiamo cercato di dare concretezza a quello che era un buon Piano sanitario dal punto di vista teorico, e abbiamo fissato punti concreti, ad esempio tempi precisi e responsabilità sia per i direttori generali delle Asp che per l’assessorato, chiedendo l’attuazione immediata dei Pta, mettendo delle somme per la prevenzione – il 5% minimo obbligatorio – per la prevenzione sul territorio, dando pratica attuazione ai centri di eccellenza previsti come quello oncologico a Messina, quello pediatrico a Palermo e quello ortopedico a Catania”.
“Noi avevamo detto che il piano della rimodulazione dei posti letto doveva partire in contemporanea con i Pta, che riguardava l’assistenza e la prevenzione sul territorio. La riforma fallisce se non c’è l’integrazione ospedale- territorio e questa non c’è stata. Ciò avrebbe diminuito i ricoveri impropri da un lato e dall’altro si sarebbe data l’assistenza nella prevenzione, esami diagnostici, visite specialistiche e quant’altro nei Pta. Avrebbe sicuramente tolto gran parte delle persone che attualmente vanno in regime ospedaliero. Ricordo che un ricovero in ospedale costa 7/800 euro al giorno. Ma nel frattempo, il Governo nazionale, sicuramente anche per la presenza del piano di rientro, pressava per avere la rimodulazione in tempi brevi. E quindi è stata data la priorità a quanto chiesto dal Governo nazionale. Avendo fatto tutti questi passaggi, è chiaro che bisogna accelerare sull’organizzazione dei Pta, che non dev’essere un fatto sporadico, ma deve essere applicato su tutto il territorio, obbligando tutte le Asp ad attivare i Pta, altrimenti la riforma fallisce. Ecco perché vi sono le critiche che provengono da più parti. Perché siamo nel massimo momento di crisi, nel senso che la riforma è stata attuata solo in parte, ma non è stata completata”.
“Non solo sana, ma porterà nel tempo al risparmio di diversi milioni di euro, perché saranno eliminati molti ricoveri impropri e saranno diminuite le giornate di ricovero. Questo risparmio potrebbe poi essere utilizzato per l’incremento della attività territoriale di prevenzione”.
“La riforma prevede l’apertura delle Rsa (residenze socio assistenziali ), perché in Sicilia rispetto agli standard nazionali vi sono meno posti letto e vanno incrementati, perché nel caso di un intervento neurochirurgico o cardochirurgico, per fare la riabilitazione è necessaria una struttura e in mancanza di questa il paziente deve restare in ospedale, dove costa molto di più. In una Rsa il paziente costa 120 euro al giorno contro i 700 in ospedale. In più, non si vanno a diminuire le liste di attesa. Oggi, in tutta Italia si cercano di diminuire le spese sanitarie con l’applicazione del ticket, cosa che io non condivido assolutamente, specialmente quelli applicati alla diagnostica, mentre ritengo giusti quelli dei Pronto soccorso, perché ne dev’essere scoraggiato il continuo e spesso inutile ricorso. Comunque, la legge sulla sanità è un documento per il quale io mi sono battuto molto anche perché ho voluto inserire l’obbligo di avere un minimo di standard rispetto a quelli che sono gli ospedali delle altre regioni. Le critiche mosse all’assessore rimangono comunque un fatto a parte. Io ho sempre detto che l’assessore Russo è stato l’unico a poter mettere mano a questa riforma proprio per il carattere che ha, e che ora bisogna ascoltare anche i territori. A volte noi siamo al di fuori delle problematiche che si verificano proprio sul territorio. Non dimentichiamo che in tempi passati ci additavano sulla sanità che non funzionava”.
Ex sindaco di Brolo è diventato deputato regionale il 9 gennaio 2006, quando è subentrato a Francantonio Genovese. Eletto nel partito della Margherita e designato vice presidente della Commissione per l’esame delle attività dell’Unione Europea. Nell’ultima legislatura è stato eletto nella lista Pd con 8.307 voti nel collegio di Messina.
Già componente della Commissione Servizi sociali e sanitari ne, ne è divenuto presidente il 16 luglio 2009.