Il fondo è a vista ma vi si scorgono soltanto rifiuti ed erbacce. Si tratta di una “fossa frumentaria”che risale alla fine del ‘500, cioè una delle dodici fosse, scavate in quel periodo per la conservazione del grano. Questo eccezionale reperto, in origine era molto più profondo di come appare oggi.
L’intento di quegli uomini di allora era sicuramente benevolo verso le generazioni future per lasciare una traccia visibile dello spaccato di vita di un periodo storico ancora più lontano nel tempo. Non altrettanto benevoli sono oggi gli amministratori della cosa pubblica e soprattutto di chi dovrebbe, a gamba tesa, garantire la conservazione e l’utilità conservativa della memoria storica di questa città.
Basterebbe davvero poco, per dare risalto e significato storico a questa, come a tante corpose e significanti presenze monumentali di cui la nostra città è meravigliosamente stracolma. Forse anche un semplice cartello con descrizione, magari bilingue, aiuterebbe a dare un valore aggiunto a questa semplice fossa, magari ripulita e chissà anche illuminata.
Invece, niente di tutto questo. Così, chiunque passa da villa Bonanno, turista o palermitano verace, non riesce a saper nulla, a conoscere o riconoscere, come sarebbe giusto che sia, uno degli innumerevoli frammenti storici di cui la città intera a tutt’oggi è disseminata.
“Ho richiesto – ha così proseguito Tanania – un’immediata bonifica del sito e la sua messa in sicurezza, in quanto, è evidente da un personale sopralluogo effettuato che la fossa potrebbe provocare situazioni di pericolo per i frequentatori della villa. Inoltre – ha proseguito il consigliere – ho sollecitato l’apposizione d’insegne che segnalino il pozzo dimenticato, ma soprattutto possano dare con la loro presenza un senso e un significato a tale preziosità dimenticata”.
Naturalmente, bisognerà vigilare affinché tutto ciò avvenga e nel più breve tempo possibile.