Asili nido comunali, a Palermo escluso un bambino su tre - QdS

Asili nido comunali, a Palermo escluso un bambino su tre

Antonio Borzi

Asili nido comunali, a Palermo escluso un bambino su tre

mercoledì 03 Agosto 2011

La II circoscrizione del capoluogo siciliano risulta addirittura del tutto sprovvista di strutture. 1.814 gli iscritti. 618 ancora in lista d’attesa. Il confronto con Genova

PALERMO – Le politiche rivolte alla famiglia stanno progressivamente e inesorabilmente perdendo spazio dalle agende politiche delle varie amministrazioni comunali. L’attenzione alle tematiche di bilancio ha fatto passare in secondo piano una fetta importante di buona amministrazione come l’attenzione ai più giovani. I dati parlano chiaramente e mostrano come la Sicilia si riconfermi il fanalino di coda della classifica con soltanto il 5% dei bambini che si reca in un asilo nido comunale o convenzionato. Una situazione dovuta certamente a dei retaggi culturali tipici della nostra regione ma anche ad un’oggettiva difficoltà nel permettere al proprio figlio di poter accedere ai servizi offerti dal comune.
 
Una caso emblematico è quello di Palermo. Un comune dalla grande estensione che offre ai propri abitanti 30 strutture in totale suddivise nelle sue otto circoscrizione. Un servizio che lascia inevitabilmente fuori un’ampia fetta di cittadini che ne richiedono l’accesso. Infatti mentre sono 1814 i bambini che usufruiscono dei servizi comunali sono ben 618 quelli ancora in lista d’attesa. Facendo dei rapidi calcoli con il pallottoliere in mano si scopre benissimo come ammonti a 1/3 il numero degli esclusi. Una situazione che dovrebbe spingere l’amministrazione comunale ad una presa di coscienza concreta per cercare di risolvere il problema. Una questione di non poco conto vista la crisi economica imperante che costringe, e costringerà sempre più in futuro, entrambi i coniugi a lavorare non potendosi dedicare alla cura dei propri figli in prima persona per ampie fette della giornata. Spulciando i dati riferiti alla realtà palermitana si nota anche come la situazione sia più grave per l’VIII circoscrizione che per un numero poco superiore di 400 bambini al nido ne vanta 200 fuori dalla porta che aspettano il proprio turno. Situazione simile per la VI con 205 frequentanti e 113 che attendono. Ma la situazione tristemente più emblematica è quella della seconda circoscrizione con l’esorbitante cifra di 0 strutture a disposizione della cittadinanza. Quindi per gli abitanti dei quartieri di Brancaccio-Ciaculli, Settecannoli e Oreto (con una parte della Stazione in aggiunta) non si sa bene cosa fare. Una sorte di situazione di forzata parità di non diritti che dovrebbe far riflettere. Non vogliamo ora appellarci ai richiami (anche se dovrebbero essere doverosi) di assistenza alla popolazione che dovrebbe essere maggiore nei quartieri a rischio ma almeno un servizio minimo appare quantomeno necessario.
 
E se spesso si dice che l’erba del vicino è più verde non si può non guardare al nord. In questo caso presta il fianco per un confronto il comune di Genova. I suoi 600mila abitanti infatti sono un numero similare a quelli del capoluogo siciliano e a un primo sguardo la situazione non appare di molto differente. Infatti il numero degli asili nido comunali è di 1475 (anche se le strutture private sono in numero maggiore rispetto a Palermo). Ma il primo dato che emerge è una distribuzione equa fra la popolazione. Un elemento non di poco conto e che non fa entrare nella categoria degli esclusi nessun cittadino comunale. E soprattutto la consapevolezza di quanto sia importante il problema ha spinto l’amministrazione regionale a costruire 44 nuovi asili nido in tutto il territorio regionale. Ma non solo (come vedremo in modo più approfondito) il problema a fronte di un governo nazionale sempre più pronto a usare le forbici nel sociale deve essere affrontato con l’introduzione di nuove figure low cost ma ugualmente professionalizzanti.
 

 
Le Tagesmutter. Si chiamano così le professioniste dell’educazione
 
Avete mai sentito parlare di tagesmutter? Primo indizio: non è un dolce tipico del nord. È una persona, una figura professionale che partecipa, e in molte realtà già lo fa con successo, alla gestione dei minori gli asili nido comunali.
Il termine di origine tedesca significa mamme di giorno e consente a chi è già mamma di occuparsi anche di figli di altre famiglie per un numero complessivo di 5. In questo modo si può agire complementarmente all’attività dei nido comunali e in modo low cost anche per le famiglie. Questo non a scapito della professionalità poiché le tagesmutter sono delle professioniste dell’educazione che hanno svolto dei corsi specifici per poter svolgere questa professione. Corsi che proprio a Genova trovano un territorio fertile per essere svolti. In questa città opera un’associazione di Tagesmutter impegnata per la diffusione di questa nuova, per noi, figura professionale. In primo luogo in questo modo si potrebbe creare occupazione femminile, in secondo si potrebbe garantire un servizio a un’ampia fetta di popolazione e infine si potrebbero instaurare dei rapporti diretti tra le famiglie del territorio che in questo modo agirebbero in un clima di collaborazione. Insomma un modo di risolvere un problema delicato senza costruire nuove strutture e far diventare un vero lavoro quello della mamma.

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