Credito: i tassi elevati hanno impedito investimenti e sviluppo nella nostra Isola - QdS

Credito: i tassi elevati hanno impedito investimenti e sviluppo nella nostra Isola

Massimo Mobilia

Credito: i tassi elevati hanno impedito investimenti e sviluppo nella nostra Isola

giovedì 04 Agosto 2011

L’analisi della Società per lo sviluppo del mezzogiorno (Svimez) ripercorre 150 anni di numeri e statistiche del Paese. Nel 1997 in Sicilia il tasso d’interesse per finanziamenti a breve termine fra i più alti d’Italia: 12,3%

PALERMO – In economia, le percentuali del famigerato quanto temuto “tasso di interesse” delle banche influenzano costantemente le decisioni di investitori e risparmiatori insieme alle prospettive di crescita economica.
Rappresenta, infatti, il costo del denaro e si configura o con il guadagno di un investimento, oppure con l’onere di un finanziamento. Per questo i tassi d’interesse si suddividono in attivi e passivi: i primi sono quelli per cui il cliente diventa debitore nei confronti della banca, perché si applicano alle forme di finanziamento come ad esempio mutui o prestiti; i secondi sono invece quelli per cui il cliente diventa creditore, perché si applicano alle forme di investimento quali l’apertura di un conto corrente.
Soffermandoci sui tassi di interesse attivi, possiamo quindi dire che percentuali più basse richiamano più clienti nella richiesta di accesso ai finanziamenti. Percentuali più alte invece indispongono risparmiatori ed imprese a richiedere aiuti. Partendo da queste valutazioni possiamo osservare l’andamento dei tassi di interesse attivi delle banche italiane su scala regionale attraverso i dati che la Svimez ha pubblicato nel suo ultimo volume celebrativo sui 150 anni dell’Unità d’Italia. L’analisi riguarda l’andamento dei tassi dal 1997 al 2009 che rileggiamo adesso, come vediamo nelle tabelle in pagina, nel confronto tra Nord e Sud e tra Sicilia e Lombardia.
Per quanto riguarda i tassi di interesse a “breve termine” ci rendiamo subito conto che le percentuali applicate dalle banche del Sud sono state sempre nettamente inferiori di quelle del Centro-Nord, malgrado dal 1997 al 2009 si siano dimezzate per entrambi. Nell’ultimo rilevamento i tassi applicati nelle regioni meridionali sono stati superiori dell’1,4% rispetto a quelli del resto d’Italia, così come lo erano ad esempio dell’1,8% nel 2003 e dell’1,9% nel 1997.
A livello regionale, il progressivo calo dei tassi ha toccato in modo particolare la Sicilia che, nel 1997, raggiungeva addirittura quota 12,3% pari al tasso di interesse più alto d’Italia dopo Calabria e Sardegna. In quell’anno la differenza col tasso applicato in Lombardia toccava 3,3 punti, ma grazie ad un abbassamento del 5,8% fino al 2009 la distanza si è ridotta all’1,8%. In sostanza nell’ultimo quindicennio, mantenendo tassi di interesse più alti rispetto al Nord, le banche del Sud non hanno certamente attratto risparmiatori ed imprese a richiedere finanziamenti a breve termine, ponendo ulteriori ostacoli allo sviluppo del Mezzogiorno. Il resto del Paese già economicamente avvantaggiato ha potuto beneficiare invece di ulteriori vantaggi.
Più complessa la valutazione dei tassi d’interesse a medio e lungo termine. In questo caso il Sud partiva nel 1997 da una condizione di vantaggio con un tasso più basso di 2,2 punti rispetto a quello del Centro-Nord e con la Sicilia che esprimeva addirittura la percentuale più bassa d’Italia, appena l’1,2%, che valeva ben 6,2 punti in meno rispetto al tasso della Lombardia. E se all’inizio del nuovo millennio le due parti del Paese registravano percentuali quasi eguali, negli anni successivi i tassi del Centro-Nord si sono abbassati quasi tre volte tanto quelli del Sud, tanto da vantare nel dato del 2009 una percentuale più bassa dello 0,7%. Vantaggio bruciato anche dalla Sicilia che, dalla percentuale minima del 1997, arrivava al 2000 con un impennata del 4,3% che la portava a superare il tasso della Lombardia dello 0,3%. Nei successivi nove anni poi, il tasso applicato nell’Isola si è ridotto più lentamente di quello lombardo che nel 2009 è risultato più basso dell’1,1%.
Anche sul fronte di prestiti e mutui a lungo termine dunque, la situazione del Mezzogiorno negli ultimi quindici anni non è stata affatto rosea, anzi da una fase in cui la bassa percentuale dei tassi poteva predisporre favorevolmente al rischio di investire capitali, si è passati invece ad un aumento dei tassi che ha riallontanato risparmiatori e imprese. Va bene, il susseguirsi delle crisi economiche, ma le banche non hanno scelto la strada dello sviluppo per il Mezzogiorno.

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