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Palermo – Il fiume Oreto ha vinto ancora ma per l’incredibile sporcizia

Luca Mangogna

Palermo – Il fiume Oreto ha vinto ancora ma per l’incredibile sporcizia

giovedì 11 Agosto 2011

Lo stato delle acque palermitane è preoccupante: molte coste inquinate e depurazione insufficiente. Feci in sospensione e livelli batteriologici altissimi: ecco cosa accade alla foce

PALERMO – Il mare d’estate è la meta preferita della maggior parte dei palermitani, i quali si spostano dalla città per assaporare le freschi acque delle spiagge. Ma qual è lo stato delle acque? Il consueto rapporto annuale di Goletta Verde Legambiente in tal senso è indicativo: sono poche le coste del palermitano a godere di perfetta salute, mentre molte sono quelle inquinate e dalla depurazione insufficiente, tanto che la Sicilia sotto questo versante presenta una situazione indiscutibilmente pessima.
Palermo è in testa alla graduatoria con la foce del fiume Oreto, che al momento dei rilevamenti di Goletta Verde presentava feci in sospensione, livelli batteriologici altissimi, tanto da risultare gravemente inquinata. In provincia la situazione è tutt’altro che migliore: a Termini Imerese, il prelievo effettuato sempre da Legambiente in Via Crisone, distante circa 250 metri dalla foce del torrente Barratina, è risultato anche’esso fortemente inquinato e a Carini, è stato identico l’esito delle analisi con un elevatissimo grado di presenza di batteri nel campionamento condotto alla foce del fiume Ciachea. L’area è risultata decisamente inquinata, nonostante la presenza nelle vicinanze di un depuratore consortile Asi. Ma non finisce qui perché anche a Terrasini, nei pressi della località San Cataldo, la foce fiume Nocella, è uno dei più critici siti regionali con un alto livello di inquinamento.
“In Sicilia purtroppo la situazione relativa ai sistemi di depurazione stenta a cambiare, mettendo a rischio la celebrità e la bellezza dei nostri litorali – afferma Mimmo Fontana, presidente di Legambiente Sicilia – Per quanto concerne la procedura di infrazione per inadempimento nell’attuazione della direttiva 1991/271/CE, la Sicilia è la regione più inadempiente. Sono infatti 90 i comuni siciliani che non rispettano la disposizione, e che risultano imputati di omissione delle disposizioni necessarie per garantire agli agglomerati (con un numero di abitanti equivalenti superiore a 15 mila) che scaricano in aree non sensibili, la dotazione di reti fognarie, nonché per omissione di adeguati trattamenti secondari prima dello scarico in ambiente. La fotografia scattata da Goletta Verde ci dimostra che la depurazione è ancora insufficiente – prosegue Fontana – e non possiamo non ribadire la nostra preoccupazione e rilanciare l’appello alle autorità competenti affinché si impegnino immediatamente per portare gli impianti depurativi della regione a un numero sufficiente e a un livello di efficacia ed efficienza che rientri nei parametri, non solo della direttiva europea, ma anche del buon senso. Ne va del futuro della nostra straordinaria regione e del suo sviluppo sostenibile”.
 

 
La situazione: i corsi d’acqua usati come scarichi fognari
 
PALERMO – È severo il rapporto annuale di Goletta Verde sullo stato delle acque palermitane, molto inquinate soprattutto alle foci di fiumi e torrenti, che vengono usati come veri e propri scarichi fognari e la cui depurazione presenta enormi falle, tanto da risultare del tutto insufficiente. La provincia di Palermo è in testa come siti maggiormente inquinati, presentandone ben quattro, alla pari di Trapani. “La situazione siciliana riflette purtroppo un’emergenza nazionale – afferma Rossella Muroni, direttrice generale di Legambiente – Il termine ultimo per adeguarsi alla direttiva 271 era dicembre 2005, ma adesso ci ritroviamo una procedura d’infrazione aperta dalla Commissione Europea. La Gazzetta Ufficiale del 29/1/2011 riporta che sono 168 i Comuni inadempienti alla direttiva europea. Oltre il danno economico dell’infrazione, ci sono le gravi conseguenze ambientali e sanitarie. Servono provvedimenti immediati per prevenire il deferimento alla Corte di Giustizia Europea”.

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