Mare isolano tra cemento e depurazione - QdS

Mare isolano tra cemento e depurazione

Rosario Battiato

Mare isolano tra cemento e depurazione

mercoledì 17 Agosto 2011

Sono 90 i Comuni siciliani a rischio infrazione europea per il trattamento delle acque reflue, 700 mila euro al giorno la sanzione. I dati di Goletta Verde piazzano la Sicilia ai peggiori posti per cura e tutela del patrimonio marino

PALERMO – Non è proprio un bel mare. Gli appelli piovono da ogni parte, ma lo stato della cementificazione e l’inquinamento dalle acque reflue non depurate continuano a deturpare l’idea del Belpaese bagnato da splendide acque. L’ultimo messaggio è giunto dal rapporto di Goletta Verde, l’imbarcazione di Legambiente che ha effettuato il monitoraggio scientifico delle acque italiane. La Sicilia resta sempre più a rischio infrazione europea a causa dello stato pessimo della depurazione.
Il monitoraggio scientifico di Legambiente, hanno spiegato dall’associazione ambientalista, “conferma il preoccupante quadro che emerge dalla procedura di infrazione europea nei confronti dell’Italia per il mancato rispetto della normativa comunitaria sulla depurazione degli scarichi fognari”. E l’Ue è già pronta a trascinare l’Italia davanti la Corte di Giustizia europea. Si tratta infatti della procedura di infrazione per inadempimento nell’attuazione della direttiva 1991/271/CE concernente il trattamento delle acque reflue urbane (recepita dal governo nazionale con il D.Lgs. 152/06), alla quale l’Italia avrebbe già dovuto provvedere entro il 1998. “Il maggior numero di Comuni italiani con oltre 15 mila abitanti che non si sono adeguati entro il 31 dicembre 2000 alla direttiva europea 1991/271/CE sul trattamento delle acque reflue urbane – si legge in una nota dell’associazione del cigno – si trovano in Calabria, Campania e Sicilia, dove si contano ben 134 comuni medio grandi senza depuratore sul totale dei 168 rilevati dalla Commissione europea in tutta Italia”.
 
Il record assolut, però, spetta alla Sicilia, dove insistono ben 90 Comuni, tra cui anche realtà importanti, che sono a rischio infrazione per tre differenti tipologie di omissione. Un dato che non stupisce visto che in Sicilia la conformità dei sistemi di depurazione è pari al 28 per cento, in assoluto il peggiore dato italiano. Basti pensare che questa percenrtuale è staccata dal penultimo posto, occupato dalla Liguria, di oltre il doppio del valore.
I comuni capoluogo soffrono di più. Su tutti l’esempio di Catania, che, secondo l’Istat, Indicatori dei dati ambientali del 2010, pubblicati a fine luglio, può “vantare” una percentuale di popolazione residente nel comune connessa a impianti di depurazione delle acque reflue urbane pari al 24,6 per cento.
Anche sul fronte della cementificazione delle coste non va meglio. Nel nostro paese sono infatti ben 3.495 le infrazioni per abusivismo edilizio sul demanio accertate dalle forze dell’ordine solo nel 2010, quasi 10 reati al giorno. Anche in questo caso l’Isola si prende la sua parte, ovvero il primo posto nazionale di questa classifica rovesciata con 682 infrazioni, seguita dalle altre due regioni a tradizionale presenza mafiosa che sono la Calabria (665) e la Campania (508). Questo trio delle meraviglie assieme confeziona il 53 per cento del totale nazionale dei reati sul cemento illegale. Ma non c’è solo Sud in questa mappa della devastazione delle coste. Il cemento sullitorale arriva, hanno specificato da Legambiente anche al “Centro e al Nord, dove prende le vie legali della speculazione edilizia, delle mega opere portuali e della bolla affaristica delle seconde e terze case”.

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