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Messina – L’Università sull’orlo del baratro si colloca ancora agli ultimi posti

Francesco Torre

Messina – L’Università sull’orlo del baratro si colloca ancora agli ultimi posti

giovedì 18 Agosto 2011

Secondo un’inchiesta de “Il Sole 24 Ore” Messina è al 49° posto nella classifica dei 58 istituti italiani. Solo il 49,6 per cento dei laureati ha trovato un lavoro a tre anni dal titolo

MESSINA – L’Università versa in una situazione di grave crisi, e stavolta gli scandali legati al rettore, Franco Tomasello, e alla moglie Melitta Grasso, coinvolti in almeno cinque procedimenti giudiziari in corso, c’entrano ben poco.
Certo, non si può dire che la sovraesposizione mediatica della famiglia  aiuti l’ateneo ad acquisire credibilità sul piano nazionale, ma gli indicatori che hanno relegato l’Università peloritana agli ultimi posti della classifica stilata da “Il Sole 24 Ore” prendono di mira ben altri aspetti, e allo stesso modo i tagli ai fondi ministeriali esulano totalmente dalle questioni giudiziarie. Ma andiamo con ordine
L’Ateneo di Messina si è situato al 49° posto della speciale classifica che ha interessato 58 istituti statali. Siamo tra le ultime dieci università d’Italia, insomma, e per alcuni indicatori anche tra le ultime cinque o le ultime tre.
L’Ateneo, infatti, si piazza al 54° posto in quanto a disponibilità di fondi per la ricerca, e al 56° per la quota di docenti che hanno partecipato con successo ai bandi Prin, per il numero degli iscritti che nel 2010 – 2011 hanno ottenuto crediti, e soprattutto, vera nota dolente, per il tasso di occupazione dei laureati a tre anni dal titolo.
Secondo la suddetta inchiesta solo il 49,6 per cento dei laureati dell’Università di Messina a tre anni dal titolo ha uno straccio di lavoretto.
Una batosta che “riecheggia” quella dell’anno precedente, quando l’ateneo si era piazzato addirittura al 51° posto.
Per quanto riguarda i dati economici, invece, a causa dei tagli ministeriali l’Università solo il prossimo anno vedrà diminuire il proprio budget di una cifra che oscilla tra i sette e i nove milioni di euro.
Il Senato accademico ha già approvato all’unanimità le linee di indirizzo per le misure di razionalizzazione delle risorse, ma al momento non è possibile registrare alcun atto concreto, se non la messa in vendita di cinque immobili di proprietà e l’inserimento di una tassa di cinque euro per tutti gli studenti in relazione ai servizi sportivi erogati.
A dire la verità, poi, è stata anche prospettata una vera e propria rivoluzione organizzativa, con la riduzione a soli 20 dipartimenti di un assetto globale dell’ateneo che al momento vede  dieci facoltà e 52 dipartimenti. Ma nulla, finora, su questo fronte è stato deciso in via definitiva.
Questo perché l’interesse del rettore sembra puntato piuttosto sull’approvazione del nuovo statuto. Le regole prima di tutto. E poi pazienza se un laureato su due fa la fame dopo tre anni dal conseguimento del titolo.
 


Lo statuto. Votazione slittata per i numerosi emendamenti
 
MESSINA – Il rettore Tomasello aveva giurato che il nuovo statuto sarebbe stato votato entro i termini della scadenza imposta dal Miur, ovvero il 29 luglio.
La dozzina di emendamenti della commissione statuto, invece, ha obbligato il Cda a un nuovo approfondimento e alla conseguente richiesta di proroga trimestrale. Numerose le modifiche proposte.
Secondo quanto stabilito da Tomasello, con documento approvato dal Senato e dal CdA, il rettore durerà in carica sei anni e non sarà rieleggibile. Avrà maggiori prerogative, tra cui la nomina del direttore generale e la possibilità di promuovere azioni disciplinari nei confronti del personale docenti e comminare relative sanzioni.
Il Senato invece, desautorato di molte funzioni, sarà composto da sei direttori di dipartimento, quattro professori ordinari, quattro associati, quattro ricercatori, quattro studenti, tre rappresentanti del personale tecnico-amministrativo, e due degli assegnisti, degli specializzandi e dei dottorandi.

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