Pa e ritardi nei pagamenti, c’è Banca Sistema - QdS

Pa e ritardi nei pagamenti, c’è Banca Sistema

Elisa Latella

Pa e ritardi nei pagamenti, c’è Banca Sistema

sabato 20 Agosto 2011

Una banca indipendente nata dall’acquisizione delle attività di Banca Sintesi e l’integrazione della società di factoring Sf Trust. L’Istituto acquisirà presso le imprese i crediti vantati e si occuperà direttamente della riscossione

PALERMO – “Banca Sistema” ha appena qualche giorno di vita, e tre sedi, a Milano, Londra e Roma, ma non ha tempo da perdere, perché il suo compito è proprio quello di intervenire in caso di “ritardi”. Deve trasformare un problema in un’opportunità.
In poche parole a questo neonato istituto il compito di risolvere la questione della carenza di liquidità delle imprese derivante dai ritardi di pagamento da parte della pubblica amministrazione.
Apparentemente cliente sicuro, la Pa, in particolare modo quella italiana, riserva amare sorprese: somme difficili da riscuotere, tempi che si allungano, crediti che nel bilancio finiscono inevitabilmente nella voce “in sofferenza” o “in contenzioso.”
A nove anni dall’entrata in vigore del decreto legislativo 231 del 2002 attuativo della direttiva comunitaria in materia di ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali, in particolare da parte delle pubbliche amministrazioni, Banca sistema appare come un nuovo strumento per risolvere la situazione. L’istituto acquisirà presso le imprese e i privati crediti vantati nei confronti dello Stato e degli enti e si occuperà in proprio della riscossione. Le imprese ne trarranno vantaggio migliorando la loro liquidità, mentre Banca Sistema realizzerà i suoi margini nell’intermediazione. Si tratta del primo istituto italiano con la vocazione a fare da ponte fra l’amministrazione statale e le imprese.
Banca Sistema dovrà quindi garantire liquidità alle imprese attraverso la gestione dei crediti nei confronti della Pa, che secondo stime tracciate da Confindustria, nel 2010 ammontano a circa 60 miliardi di euro.
Si tratta di una banca indipendente, nata dall’acquisizione delle attività di Banca Sintesi – in precedenza di proprietà del Gruppo Carismi – e l’integrazione della società di factoring Sf Trust, prima controllata da Rbs Special Opportunities Fund.
Il nuovo istituto di credito godrà di uno statuto speciale, con impieghi esclusivamente nei confronti del settore pubblico italiano. Banca Sistema sarà inizialmente attiva in due aree di attività: acquistare crediti pro-soluto nei confronti della Pa italiana e proporre servizi di gestione del patrimonio, dedicati al mondo delle fondazioni bancarie. Presieduta da Giorgio Basevi, economista con esperienze in Commissione europea e all’Ufficio italiano dei cambi e guidata operativamente da Gianluca Garbi, ex vertice di Mts, Banca sistema mira ad essere la risposta del mercato al “deficit pubblico sommerso”, ossia ai crediti che  i privati attendono di riscuotere dall’ amministrazione statale.
L’istituto ha in programma di affacciarsi sui mercati per finanziarsi presso gli investitori istituzionali con emissioni garantite da crediti verso lo Stato. L’impresa priva di liquidità non può creare sviluppo, e i ritardi nei pagamenti fanno scattare invece un circolo vizioso di povertà (imprese con carenza di liquidità ritardano il pagamento degli stipendi e i dipendenti restano senza entrate).
È ora di invertire la rotta e di fare in modo che la pubblica amministrazione diventi un esempio di “buon pagatore” magari appunto con l’aiuto di una banca che fa da garante.
 


Pesanti fardelli. Oneri aggiuntivi per la morosità della Pa
 
Partecipare ad una gara d’appalto per una piccola impresa oggi non è semplice.
I costi si devono necessariamente alzare in anticipo perché si deve mettere nel conto la morosità della pubblica amministrazione.
Solo che se i costi sono troppo alti la gara d’appalto non si vince e l’azienda finisce per non lavorare, e alla lunga, per chiudere, con ricadute negative anche per i dipendenti.
Nella relazione annuale del Presidente dell’Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici si legge: “La questione in esame si pone in tutta la sua gravità soprattutto per le imprese che stipulano contratti con la Pubblica Amministrazione, le quali  […] sono da sempre soggette al gravame di un onere aggiuntivo rappresentato dall’ulteriore costo che le stesse devono sostenere per far fronte al gap, spesso di proporzioni assai considerevoli, che si viene a determinare tra il momento della liquidazione dei costi gestionali e quello dell’incasso del corrispettivo pattuito […]. La conseguenza è che questo tipo di mercato finisce con il privilegiare le grandi imprese e colpisce, in maniera irreversibile, le piccole e medie imprese che rischiano, pertanto, di uscire definitivamente dal sistema".
 

 
La situazione dei ritardi nei pagamenti in Italia e in Sicilia
 
In Italia ed in Sicilia i crediti non riscossi nei confronti della pubblica amministrazione affossano le imprese. Come il Quotidiano di Sicilia aveva evidenziato qualche giorno fa l’Isola detiene il record di essere, da questo punto “il peggio del peggio” dello Stivale.
Le pubbliche amministrazioni siciliane sono le peggiori pagatrici d’Italia: sono infatti in cima alla triste hit parade stilata da Confindustria nazionale tra le Regioni con i ritardi superiori ai 30 giorni.
La soluzione suggerita dal giornale era la stipula da parte della Regione di convenzioni con banche per la cessione dei crediti pro-soluto. Queste non applicherebbero commissioni ma avrebbero il diritto di applicare ai crediti acquistati gli interessi di mora.
I debiti accumulati da tutta la Pa in Sicilia dovrebbero ammontare a circa 4 miliardi di euro. Il tema del ritardo suscita, ormai da anni, l’allarme degli imprenditori che operano nel mercato italiano.
 


Decorrenza automatica degli interessi di mora dopo trenta giorni dal mancato pagamento
 
L’attuale disciplina in materia di ritardato pagamento dei crediti della Pubblica Amministrazione sta per cambiare.
Ad oggi vige il D.Lgs. 231 del 9 ottobre 2002, che ha dato attuazione all’art. 26 della legge comunitaria n. 39 dell’1 marzo 2002, la quale a sua volta delegava al Governo italiano l’attuazione della direttiva europea 2000/35/CE, finalizzata alla lotta contro i ritardi nei pagamenti nelle transazioni commerciali.
La disciplina del D.Lgs. 231/2002, nell’intento di arginare il fenomeno dei ritardati pagamenti, prevede: la decorrenza automatica degli interessi moratori dal giorno successivo alla scadenza del termine di pagamento, che è fissato – in assenza di diverso accordo – in trenta giorni, senza bisogno di un atto di messa in mora;  la determinazione legale degli interessi moratori in misura pari al saggio di interesse del principale strumento di rifinanziamento della BCE, applicato alla sua più recente operazione di rifinanziamento principale, effettuata il primo giorno di calendario del semestre in questione maggiorato di sette punti percentuali, salvo patto contrario.
Inoltre prevede il risarcimento dei costi sostenuti per il recupero delle somme non tempestivamente corrisposte, salva la prova del maggior danno, la nullità di ogni accordo in deroga che risulti gravemente iniquo per il creditore, il potere del giudice di dichiarare d’ufficio la nullità dell’accordo derogatorio e di modificare il contenuto del contratto applicando i termini legali o riconducendolo ad equità, avendo riguardo all’interesse del creditore, alla corretta prassi commerciale e ad altre circostanze connotanti il caso concreto.
E ancora è prevista la legittimazione processuale delle associazioni di categoria degli imprenditori presenti nel Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel) al fine di far accertare la grave iniquità delle condizioni generali concernenti il pagamento delle transazioni commerciali.
La nuova direttiva di contrasto ai ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali 2011/7/UE del 16 febbraio 2011, pubblicata sulla gazzetta ufficiale dell’Unione europea L 48/1 del 23.2.2011, è stata approvata dal Parlamento europeo il 20 ottobre 2010, e dal Consiglio dell’Unione Europea nella seduta del 24 gennaio 2011: al momento della sua entrata in vigore in Italia, abrogherà e sostituirà la direttiva 2000/35/CE, riproponendo gran parte delle disposizioni già a suo tempo introdotte da quest’ultima, e affiancandone di nuove.

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