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Palermo – Questa non è una città per ciclisti

Luca Mangogna

Palermo – Questa non è una città per ciclisti

giovedì 01 Settembre 2011

Maglia nera di Legambiente. Scadente politica dlela mobilità, resta alta la velocità dei veicoli. Manca il Piano urbano del traffico da 15 anni. Ritardi e soluzioni-tampone

PALERMO – Piste ciclabili: ancora una maglia nera assegnata da Legambiente a Palermo, in coda al rapporto numerico dell’associazione ecologista sul numero di spazi dedicati al percorso di biciclette in città. Molti penseranno che non ci voleva Legambiente per scoprire una situazione che è sotto gli occhi di tutti. Basta sfilare in centro città per vedere i pochi ciclisti costretti a barcamenarsi fra un automobile e l’altra, con il costante pericolo di essere investiti o travolti pure da qualche mezzo pesante di passaggio. Eppure non dovrebbe nemmeno essere così complicato per l’amministrazione comunale destinare più spazi a chi vuole muoversi in bicicletta, cosa che anzi dovrebbe essere stimolata e promossa per mettere un limite all’utilizzo di automobili e ciclomotori, in modo tale da ridurre l’emissione di smog e contemporaneamente il traffico.
Ma da questo punto di vista le uniche misure messe in moto dal Comune sono state quelle delle targhe alterne, che ha prodotto risultati risibili, e quella, fallimentare, delle zone a traffico limitato, prontamente bocciata dal Tar, in assenza di un Piano urbano del traffico, che a Palermo manca da più di quindici anni. Quindi se qualche volonteroso volesse prendersi la briga di uscire in bicicletta, dovrebbe ingraziarsi qualche santo e sperare di non rimanerci secco, data la quasi totale assenza di piste ciclabili.
Legambiente è invece chiarissima nell’illustrare quali sarebbero i forti benefici che porterebbe la creazioni di ampi spazi adibiti ai percorsi in bicicletta. “Investire nella ciclabilità di una città – spiega Alberto Fiorillo, portavoce nazionale di Legambiente – significa estendere le zone pedonali e, soprattutto, abbattere la velocità dei veicoli attraverso l’intensificazione dei controlli, il ricorso a cunette, dune, pavimentazioni diversificate e l’aumento delle ‘zone 30’, dove il limite di velocità sia fissato a 30 km/h".
 
Quindi un investimento mirato che produrrebbe anche un notevole risparmio. Ma probabilmente è una mossa troppa complicata da realizzare per Palermo, tant’è che Fiorillo senza giri di parole afferma appunto che: “La maglia nera va a Roma, Napoli, Palermo e altre città del sud”.  E non è soltanto una questione di piste ciclabili. “Quello che servirebbe davvero – conclude Fiorillo – è una politica della ciclabilità che non sempre è strettamente collegata alla realizzazione di piste ciclabili”.
 

 
Nel Nord Europa. A Helsinky 1500 chilometri, qui quasi zero
 
PALERMO –  Il Nord Europa, già lontano geograficamente, è ancora più distante da Palermo per il grado di civiltà e attenzione per l’ambiente. Non è una novità, e in questo caso è suffragata dai numeri, diramati da Legambiente, sul numero di chilometri destinati allo spazio ciclabile. In Finlandia, infatti, Helsinki ha una rete ciclabile di oltre 1500 km e quelle di Stoccolma, in Svezia e di Hannover, in Germania, misurano 750 km. E Palermo invece potrebbe benissimo figurare nella lista, come “non classificato”. Se in Italia le piste ciclabili vengono spesso trascurate e vittime dell’incuria, e non arrivano mai (salvo poche eccezioni) oltre i cento chilometri, a Palermo si raschia il fondo del barile: le poche tracciate infatti sembrano cadute nel dimenticatoio e preda dell’abbandono. Risibili i poco più 500 metri fra via Zandonai e Via Borremans e i 350 metri di via Giuseppe Giusti, un terno al lotto quella di Romagnolo e quella fra via Lincoln e via Roma, spesso invase dagli automobilisti.

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