Stiamo parlando della raccolta indumenti usati organizzata da fantomatiche associazioni di volontariato che, lungi dal fornire dettagli sulla legittimità e sulla veridicità del loro operato, dispensano invece informazioni ed elenchi dettagliati su ciò che chiedono: scarpe, vestiti, coperte, lenzuola, borse. Roba usata, insomma. “Che serviranno a persone bisognose. Vi ringraziamo a nome di tutti coloro che hanno bisogno”.
Non c’è dubbio che l’interesse (solidale?) è forte, tant’è che, leggiamo “Passeremo alle ore 8.30, anche in caso di pioggia. Lasciare il sacco al di fuori del portone principale. Grazie e arrivederci”.
Un problema, quello delle “false Onlus”, di cui le amministrazioni comunali non sono tenute a occuparsi, dal momento che si opera su base volontaria, e che dunque non prevede alcun organo di monitoraggio del settore. “Il Comune non prevede il servizio di controllo delle Onlus – ha spiegato l’assessore comunale alle Politiche sociali, Carlo Pennisi. Come Comune – ha aggiunto – noi ci rivolgiamo alle associazioni che conosciamo bene e, se abbiamo dubbi, ci rivolgiamo al CSV etneo, il Centro Servizi per il Volontariato, che ci fornisce tutte le informazioni”.
Abbiamo interpellato in proposito il portavoce regionale del Forum del Terzo settore (che rappresenta oltre 80 organizzazioni nazionali di secondo e terzo livello – per un totale di oltre 94.000 sedi territoriali – che operano negli ambiti del Volontariato, dell’Associazionismo, della Cooperazione Sociale, della Solidarietà Internazionale, della Finanza Etica, del Commercio Equo e Solidale del nostro Paese, con l’obiettivo di valorizzare le attività e le esperienze che le cittadine e i cittadini autonomamente organizzati attuano sul territorio per migliorare la qualità della vita, delle comunità,attraverso percorsi, anche innovativi, basati su equità, giustizia sociale, sussidiarietà e sviluppo sostenibile), Angela Maria Peruca, per sapere quale la situazione in Sicilia in merito alla problematica “false Onlus”, e per conoscere se e quante segnalazioni arrivano da parte dei cittadini e, soprattutto, se le istituzioni preposte in qualche modo hanno preso atto di questo fenomeno e se hanno promosso, in collaborazione con il volontariato siciliano, iniziative per monitorarlo.
Secondo la Peruca, bisognerebbe procedere, innanzitutto, a migliorare la legislazione in materia, in modo da permettere al volontariato che agisce secondo i canoni e a tutti quei soggetti che lavorano secondo le regole, possano essere realmente utile alla comunità.
“È necessario riordinare la normativa che disciplina il settore – ha proseguito – in modo da dare alla popolazione punti di riferimento reali sul territorio. Ci vuole un censimento per identificare le Onlus in regola, di cui si conosconono finalità e operato – ha aggiunto – anche perché, nei momenti di difficoltà, non si può pensare che sia il cittadino a indagare sulle varie strutture. Le strumentalizzazioni ci sono e continueranno a esserci, e l’unico modo attraverso il quale contrastare questo fenomeno è strutturarsi al meglio e in modo trasparente”.