Strumentalizzazione dei bisogni. La truffa delle false Onlus - QdS

Strumentalizzazione dei bisogni. La truffa delle false Onlus

Melania Tanteri e Patrizia Penna

Strumentalizzazione dei bisogni. La truffa delle false Onlus

venerdì 16 Settembre 2011

Peruca, portavoce regionale del Forum del Terzo Settore: “Necessario riordinare la normativa”. Dietro la raccolta indumenti usati molto spesso si nascondono brutte sorprese

CATANIA – Poche parole. Chiare ma concise: “Abbiamo bisogno di vestiti, scarpe, borse, coperte, lenzuola, tende, tovaglie, tele da bagno, giocattoli, peluche”. Recitano tutti più o meno così quei pezzetti di carta appiccicati in maniera approssimativa sul portone di casa che chiunque di noi si sarà ritrovato a leggere distrattamente almeno una volta nella vita rientrando la sera.
Stiamo parlando della raccolta indumenti usati organizzata da fantomatiche associazioni di volontariato che, lungi dal fornire dettagli sulla legittimità e sulla veridicità del loro operato, dispensano invece informazioni ed elenchi dettagliati su ciò che chiedono: scarpe, vestiti, coperte, lenzuola, borse. Roba usata, insomma. “Che serviranno a persone bisognose. Vi ringraziamo a nome di tutti coloro che hanno bisogno”.
Non c’è dubbio che l’interesse (solidale?) è forte, tant’è che, leggiamo “Passeremo alle ore 8.30, anche in caso di pioggia. Lasciare il sacco al di fuori del portone principale. Grazie e arrivederci”.
Una capacità di sintesi eccezionale: non ci sono nomi di responsabili, non ci sono numeri di telefono e non ci sono riferimenti circa la presenza delle stesse nel Registro regionale del volontariato. A pensar male si fa peccato, ma si azzecca quasi sempre. Fatto sta che non c’è da meravigliarsi se poi nella quasi totalità dei casi, oggetti che eravamo certi di aver donato ai “bisognosi” ci capita di rivederli in vendita sulle bancarelle di un qualche mercatino settimanale della nostra città.
Un problema, quello delle “false Onlus”, di cui le amministrazioni comunali non sono tenute a occuparsi, dal momento che si opera su base volontaria, e che dunque non prevede alcun organo di monitoraggio del settore. “Il Comune non prevede il servizio di controllo delle Onlus – ha spiegato l’assessore comunale alle Politiche sociali, Carlo Pennisi. Come Comune – ha aggiunto – noi ci rivolgiamo alle associazioni che conosciamo bene e, se abbiamo dubbi, ci rivolgiamo al CSV etneo, il Centro Servizi per il Volontariato, che ci fornisce tutte le informazioni”.
Il fenomeno, in ogni caso, ha una sua gravità che forse ad oggi si tende a sottovalutare ma mettendo da parte l’aspetto materiale (il valore economico degli indumenti e degli oggetti usati è ben poca cosa); mettendo in subordine le implicazioni legali, ciò che rende insopportabile questa truffa subdola ai danni dei cittadini è il fatto che fare leva sulla buona fede della gente e sulle persone bisognose ha in sé una meschinità inaccettabile.
Abbiamo interpellato in proposito il portavoce regionale del Forum del Terzo settore (che rappresenta oltre 80 organizzazioni nazionali di secondo e terzo livello – per un totale di oltre 94.000 sedi territoriali – che operano negli ambiti del Volontariato, dell’Associazionismo, della Cooperazione Sociale, della Solidarietà Internazionale, della Finanza Etica, del Commercio Equo e Solidale del nostro Paese, con l’obiettivo di valorizzare le attività e le esperienze che le cittadine e i cittadini autonomamente organizzati attuano sul territorio per migliorare la qualità della vita, delle comunità,attraverso percorsi, anche innovativi, basati su equità, giustizia sociale, sussidiarietà e sviluppo sostenibile), Angela Maria Peruca, per sapere quale la situazione in Sicilia in merito alla problematica “false Onlus”, e per conoscere se e quante segnalazioni arrivano da parte dei cittadini e, soprattutto, se le istituzioni preposte in qualche modo hanno preso atto di questo fenomeno e se hanno promosso, in collaborazione con il volontariato siciliano, iniziative per monitorarlo.
“In un momento come questo, in cui l’intero sistema del Welfare è piegato dalla crisi – ha spiegato la Peruca – è chiaro che chi lavora nel settore e lo fa secondo le regole, diventa sempre più punto di riferimento per la società. Purtoppo – ha continuato – c’è sempre chi strumentalizza i bisogni della gente, anche in questi momenti particolarmente delicati”.
Secondo la Peruca, bisognerebbe procedere, innanzitutto, a migliorare la legislazione in materia, in modo da permettere al volontariato che agisce secondo i canoni e a tutti quei soggetti che lavorano secondo le regole, possano essere realmente utile alla comunità.
“È necessario riordinare la normativa che disciplina il settore – ha proseguito – in modo da dare alla popolazione punti di riferimento reali sul territorio. Ci vuole un censimento per identificare le Onlus in regola, di cui si conosconono finalità e operato – ha aggiunto – anche perché, nei momenti di difficoltà, non si può pensare che sia il cittadino a indagare sulle varie strutture. Le strumentalizzazioni ci sono e continueranno a esserci, e l’unico modo attraverso il quale contrastare questo fenomeno è strutturarsi al meglio e in modo trasparente”.
Non c’è un vero e proprio allarme, dunque, per la portavoce del Forum del Terzo settore in Sicilia, quanto piuttosto un allarme sociale relativamente alla volontà politica nei confronti del volontariato, “penalizzato non solo a livello economico – ha concluso la Peruca. A mancare è la volontà”.

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