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Catania – Una città che fa fuggire i turisti

Antonio Borzi

Catania – Una città che fa fuggire i turisti

mercoledì 21 Settembre 2011

Tante idee, moltissime chiacchiere ma una programmazione che, nei fatti, è quasi inesistente. Le tante risorse del capoluogo etneo tra poca pubblicità e servizi inadeguati

CATANIA – Ogni volta che si parla di turismo vengono in mente i mille modi per sfruttarne le numerose risorse storiche e naturalistiche di cui il capoluogo etneo dispone. Tra le varie strade da percorrere per la valorizzazione del settore, c’è quella di puntare sul turismo crocieristico, sfruttandone la natura mordi fuggi e dunque incline all’acquisto.
In questo senso, diversi interventi sono stati paventati ma con pochi risultati pratici e tante pagine scritte a proposito. L’ultimo Piano del traffico cittadino, per esempio – quello che ha fatto infuriare i commercianti e che ha modificato il traffico veicolare in via Dusmet – influisce e non poco sulla tematica. I turisti spesso si trovano spaesati di fronte alla marea di veicoli che transitano dinanzi all’uscita del porto, spesso costrette a districarsi tra bancarelle che vendono frutta e verdura in modo abusivo: elementi che, di certo, non rappresentano un buon biglietto da visita per la città. E proseguendo, il quadro non migliora.
A Palazzo degli Elefanti, infatti, non si è compreso che per far apprezzare ai visitatori i monumenti cittadini è quantomeno necessario aprire i Musei e i luoghi d’interesse: se da un lato, infatti, si trova in bella mostra il Duomo – attenzione, però, gli orari sono strettissimi per visitarlo e da dopo pranzo in poi è difficile entrare – non si può dire lo stesso di altre risorse della città.
Se tempo fa l’ex assessore alla cultura, Fabio Fatuzzo, propose il grande progetto di portare alla luce l’intero Anfiteatro romano (idea interessante ma dai costi e dai tempi di realizzazione proibitivi) poco o nulla è stato fatto per rendere fruibile a tutti la porzione oggi visibile del bene. Infatti, dopo aver risolto il problema della colonna pericolante e averla sistemata con dei tondini in ferro, non si capisce perché un disabile non possa visitare l’area: una scala in ferro, di per sé già pericolosa, è infatti l’unico punto d’accesso al bene storico-architettonico. Quello delle barriere architettoniche, comunque, è un problema che riguarda anche molti altri monumenti cittadini.
Il quadro non migliora quando ci si vuole dedicare a un percorso alla scoperta dei personaggi che hanno reso grande la città. Visitare la casa di Giovanni Verga, per esempio, è un’impresa titanica viste le difficoltà per reperire informazioni e trovare la struttura aperta.
Discorso simile per le chiese, di cui è esempio emblematico quella di San Nicola, in piazza Dante, passata da imponente struttura architettonica a discarica risorsa dimenticata. I custodi si guardano in faccia aspettando il visitatore di turno, che invece non arriva mai.
L’impressione è che la tematica del turismo sia stata (si spera solo temporaneamente) cancellata dall’agenda dell’amministrazione cittadina, che pecca ancora una volta in programmazione. Si sta ancora una volta trascurando una risorsa che potrebbe portare un po’ di benessere in una città quasi al collasso.

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