Corridoio 1: la Regione siciliana ci prova a Bruxelles - QdS

Corridoio 1: la Regione siciliana ci prova a Bruxelles

Rosario Battiato

Corridoio 1: la Regione siciliana ci prova a Bruxelles

venerdì 23 Settembre 2011

La delegazione ha illustrato i finanziamenti presenti e futuri per favorire l’avvicinamento della Sicilia all’Europa. Nessuna rassicurazione dopo il vertice europeo con i delegati del commissario ai Trasporti

BRUXELLES – La Sicilia si muove. Nei giorni scorsi Bruxelles è stata teatro di una riunione tecnica, chiesta dalla Regione siciliana, con la Commissione europea per discutere del futuro del Corridoio 1 Berlino-Palermo. I funzionari europei, però, non ha dato alcuna garanzia precisando come la decisione finale non potrà che essere politica. Tutto in linea con quanto dichiarato nei mesi scorsi anche da altri vertici europei che avevano stabilito come la decisione finale sull’asse infrastrutturale da prediligere sarebbe dipesa essenzialmente dalle attività di lobbyng degli stati membri.
Continua, quindi, la vicenda del Corridoio 1, che, dopo esser dato quasi per scontato, ha dovuto subire la doccia fredda di una possibile eliminazione dai piani infrastrutturali europei, che sarebbero orientati a privilegiare il collegamento, Helsinki-La Valletta, che da Napoli devierebbe verso Bari per poi continuare il suo percorso lungo una “via del mare”. Un’altra strada, quindi, per collegare  l’estremo nord e l’estremo sud dell’Unione.
Nei giorni scorsi proprio la Regione, dopo il pressing delle ultime settimane sul governo nazionale, ha chiesto ed ottenuto un incontro europeo alla presenza della delegata dal commissario europeo ai trasporti, Desiree Oen, che era accompagnata dal direttore delle reti transeuropee e degli investimenti strategici, Herald Rujters. Per la Sicilia ha partecipato una delegazione guidata da Francesco Attaguile, dirigente generale della Presidenza della Regione siciliana, di cui facevano parte Gandolfo Gallina, capo di gabinetto dell’assessore delle Infrastrutture della Regione siciliana, Giovanni Laganà, dirigente generale Infrastrutture e Trasporti della Regione Calabria, Roberto Ferrazza, dirigente Reti-Ten-T, Ministero delle Infrastrutture, Sandra Ferrari, dell’ufficio di Bruxelles delle Ferrovie dello Stato, Massimo Marconi, direttore progettazioni della Società Stretto di Messina e Rodolfo De Dominicis, Presidente della Società degli Interporti siciliani. Un gruppo altamente qualificato, anche in termini di società rappresentate, che certifica come l’affare del Corridoio 1 riguardi tutta una serie di infrastrutture, come il Ponte sullo Stretto, che diventerebbero di fatto inutili senza un sistema di integrazione complessivo. Proprio i soggetti istituzionali hanno sottolineato che è imprescindibile per il sistema europeo dei trasporti continuare ad includere il corridoio 1 tra le direttrici transeuropee, per garantire il collegamento delle regioni dell’estremo Mezzogiorno italiano, Calabria e Sicilia, e soprattutto per rafforzare il loro ruolo nel collegamento dell’Europa verso le nuove realtà del Nord Africa e le rotte marittime che collegano l’Europa ai Paesi nuovi protagonisti dell’economia mondiale: Cina, India e Brasile.
 
Attorno al progetto Corridoio 1, ha spiegato Francesco Attaguile, sono stati mobilitati e finanziati grandissimi progetti: dai 17 miliardi di euro di investimenti progettati dalle Ferrovie, alle opere deliberate dal Cipe nello scorso mese di agosto, fino allo stato di avanzamento delle attività per la realizzazione del ponte sullo stretto di Messina, compresa l’aggiudicazione della gara d’appalto. La proposta presentata oggi dalla delegazione italiana sarà valutata in sede tecnica. E sarà sottoposta – ha assicurato Oen – al Commissario, prima del prossimo Consiglio europeo.
La battaglia proseguirà a scadenze sempre più ristrette. Già in questi giorni il ministero delle Infrastrutture dovrebbe formalizzare una scheda tecnica. Le posizioni saranno poi chiarite in un incontro europeo del 30 settembre, preceduto da un vertice con Sicilia e Calabria. Poi ci sarà tempo fino al 19 ottobre per accertare, nel corso della serie di incontri bilaterali già in programma, che la salvaguardia del progetto del corridoio Berlino-Palermo sia ancora nelle corde priorità europee.
 


Il rischio della marginalizzazione di Palermo nel sistema Europa
 
PALERMO – Lasciare Palermo fuori dal sistema infrastrutturale europeo significherebbe chiudere la porta in faccia ad uno dei principali centri nazionali, che ha vissuto una pesantissima marginalizzazione. L’insularità del capoluogo regionale potrebbe divenire risorsa se Palermo diventasse parte integrante del Corridoio 1, attualmente ancora in fase di discussione a livello europeo. Il progetto sembrava cosa fatta, ma lo stop della scorsa estate, dopo i numerosi investimenti fatti e promessi in terra sicula, ha complicato le cose. Adesso la situazione è ancora magmatica. Ha provato a mettere ordine Desiree Oen, delegata dal commissario ai Trasporti, spiegando come la metodologia che ha guidato il progetto di revisione della rete Ten-t non lascia spazio a dubbi: la nuova rete collegherà le capitali alle grandi aree metropolitane e ai grandi centri urbani con più di un milione di abitanti, secondo rigidi parametri statistici. Secondo i parametri Eurostat, Palermo è il primo dei grandi centri urbani italiani a non rientrare nella classificazione di “nodo” secondo la nomenclatura europea. Questo il motivo che sta alla base della modifica del tracciato del corridoio nord-sud.

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