Geotermica: al largo della Sicilia c’è un tesoro - QdS

Geotermica: al largo della Sicilia c’è un tesoro

Rosario Battiato

Geotermica: al largo della Sicilia c’è un tesoro

giovedì 29 Settembre 2011

L’Enel potrebbe investire nell’Isola, visto che attualmente è il terzo produttore al mondo. In tutto il Sud le aree più ricche, si garantirebbe produzione senza sosta

ROMA – Per le rinnovabili è un trend in continua crescita. Nel 2009 la produzione lorda di energia elettrica da fonti rinnovabili (idraulica, eolica, solare, geotermica, rifiuti, biomasse e biogas) è stata di oltre 69 mila GWh pari al 23,7% del totale di elettricità prodotta nel nostro Paese. Resta all’ordine del giorno la staticità del Meridione, che, nonostante l’ampio patrimonio naturale, si deve accontentare di produrre 1/3 dell’intera quota. Va meglio andando in dettaglio su eolico, solare, biomasse e biogas, ma è sempre l’eolico dettare legge. Eppure il geotermico potrebbe rappresentare un affare colossale per la Sicilia. Lo rivela il rapporto Svimez 2011 sull’Economia del Mezzogiorno, presentato nei giorni scorsi a Roma.
Il 77% della quota complessiva di energia da FER (Fonti energetiche rinnovabili) prodotta nel 2009 si riferisce all’area Centro-Nord. Il dato cambia considerando in dettaglio eolico, solare, biomasse e biogas, dove il peso della produzione delle regioni del Sud arriva al 64% del totale. A spiccare è sempre l’energia eolica, croce e delizia dell’Isola, che viene prodotta per il 98% nel Mezzogiorno (26% in Puglia, 22% in Sicilia, 18% in Campania). Andando più in dettaglio, a livello di impianti, domina, invece, il fotovoltaico, che, dei 74.282 presenti in Italia alla fine del 2009, ne mantiene ben 71.288 (il 96%). Tra le regioni meridionali, spicca il primato la Puglia che detiene il 28% del totale meridionale, seguita dalla Sardegna (22%) e Sicilia (20%).
 
Tra gli obiettivi per il futuro dell’area anche meridionale deve rientrare necessariamente la geotermia. Il dossier Svimez sottolinea, infatti, come questa energia rinnovabile sia attualmente utilizzata solo in Toscana con 32 impianti. “Il Mezzogiorno presenta – si legge nel dossier – infatti anche con riferimento all’energia geotermica un forte vantaggio competitivo rispetto al resto del Paese. Oltre che in Toscana e nel Lazio, ricadono infatti proprio nel Sud le aree italiane con la maggiore ricchezza geotermica, localizzate lungo il Tirreno meridionale, in Campania, in Sicilia, in un’enorme area off shore che va dalle coste campane alle Isole Eolie e, in misura minore, in Sardegna e in Puglia”. Ma non è tutto, perché il vantaggio sarebbe anche in termini di produttività. “L’energia geotermica, inoltre,  – spiegano dal prestigioso istituto di ricerca – è quella tra le rinnovabili che, secondo le stime più recenti, presenta il più alto potenziale di sviluppo (pari a livello mondiale a circa tre volte più del solare e dieci volte più dell’eolico) e può offrire, diversamente dalle altre fonti rinnovabili, una produzione continua e costante”. Inoltre la produzione geotermica può offrire una produzione che non è legata all’intermittenza dei fenomeni naturali, come il vento o il sole, e garantisce anche una elevata versatilità di dimensione di impianto.
Il lavoro da fare comprende l’impostazione di una linea energetica regionale che inviti l’Enel, che secondo quanto riportato da Svimez vanta un’esperienza ultracentenaria nelle tecnologie geotermiche ed è attualmente, attraverso Enel Green Power, il terzo produttore al mondo di energia elettrica da fonte geotermica, ad investire al largo delle coste siciliane, dove sembra che ci siano solo gli interessi inquinanti dei petrolieri.

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