Le transenne e le erbacce tra i templi “accolgono” i visitatori di Selinunte - QdS

Le transenne e le erbacce tra i templi “accolgono” i visitatori di Selinunte

Alessandro Accardo Palumbo

Le transenne e le erbacce tra i templi “accolgono” i visitatori di Selinunte

giovedì 06 Ottobre 2011

Ponteggi decennali e reperti all’addiaccio. Una perdita di oltre 42 mila ingressi tra il 2009 e il 2010

CASTELVETRANO (TP) – Era il 16 novembre di quest’anno quando il sindaco di Castelvetrano, Gianni Pompeo, era intervenuto sulle transenne al Parco archeologico di Selinunte. Sulla chiusura della parte posteriore del Tempio di Hera, vero gioiello, il primo cittadino affermava: “Le recenti vicende accadute a Pompei non sono servite da monito come tutti auspicavamo, ed oggi siamo costretti ad assistere ad un altro increscioso episodio che potrebbe portare danni incalcolabili al nostro patrimonio archeologico. Per fortuna – concludeva Pompeo – la situazione non è irrecuperabile e siamo fiduciosi che il nostro grido d’allarme possa essere accolto con celerità”. Ecco: la celerità, è proprio questo il punto. A quasi un anno di distanza dall’appello del sindaco, infatti, poco o nulla è cambiato.
IL TEMPIO DI HERA – Le foto evidenziano che ad ogni nostra periodica visita, all’area archeologica più grande d’Europa, la situazione si conferma in stallo o quasi. Il tempio di Hera la scorsa estate era ammirato e fotografato dai turisti di mezzo mondo. La cosa, ora, non è possibile perché è transennato e l’erba si sta facendo strada, tra la base e le colonne stesse, in diversi punti.
IL BAGLIO FLORIO – “Lo si usa solo per qualche convegno – afferma Gianfranco Zanna, responsabile per i Beni culturali di Legambiente Sicilia – mentre i reperti selinuntini sono posati nel porticato o in qualche magazzino”. E all’aria aperta aggiungiamo noi, con le foto che lo documentano. I reperti, all’addiaccio stavano, tre anni or sono, e ancora là si trovano: ‘abbracciati’ dal solleone estivo, rinfrescati dai venti e dalla rugiada mattutina, nonché dalle piogge invernali. E parliamo di rarissimi esempi colorati di metope e triglifi (elementi decorativi che si trovavano nella parte superiore dei templi) che in poche parti del mondo è possibile ammirare, ancora, col loro colore originale. Per spostarli al coperto, all’interno del Baglio Florio, che dista si e no 200 metri, ci vorranno sicuramente fior fior di quattrini. Quest’ultimo resta ancora una cattedrale nel deserto. Tranne qualche reperto selinuntino, collocato sotto i colonnati, l’ampia struttura resta aperta per qualche ufficio e per i bagni pubblici.
IL PONTEGGIO DEL TEMPIO ‘C’ – L’accesso alla parte superiore della polis Selinuntina è tappa obbligata per chi voglia ammirare il simbolo stesso dell’acropoli: il tempio ‘C’. Il ‘suo’ ponteggio edilizio è passato da una posizione passiva ad una attiva. L’impalcatura era divenuta una macchietta. ‘Legambiente Sicilia’, infatti, aveva provocatoriamente proposto di ‘vincolarlo’ a livello paesaggistico – con un falso decreto regionale – poiché la sua ‘vita’ si era protratta per un decennio. Adesso almeno serve, al costo di 180 mila euro, oltre che a non far crollare il colonnato, anche al recupero di due suoi capitelli, il 13° ed il 14°. La fine di questi lavori è prevista a ottobre di quest’anno.
I PROCLAMI DEI POLITICANTI – Ad alcuni, questa goccia nell’oceano è bastata per cantar vittoria. L’assessore regionale ai Beni culturali, Sebastiano Messineo, in un ennesimo convegno su Selinunte, tenutosi a fine maggio di quest’anno al baglio Florio esultava – proclamante una sorta di nuovo “Veni, vidi, vici” – poiché piogge di milioni di euro (8 mln. e 500 mila euro) sarebbero cadute su tutto il Parco archeologico selinuntino.
“Su quest’area ci saranno due grosse iniziative – dichiarò Messineo, nel corso di ‘Salvalarte Belice 2011’ – che verranno finanziate da qui a domani, perché i documenti sono già in ragioneria”, Siamo a quattro mesi da quell’ennesimo proclama e non c’è traccia di vittoria alcuna. Dei fondi “già disponibili sul conto corrente” non v’è nessuna traccia.
PIù INCASSI MENO VISITE – La perdita nel 2010, rispetto ai biglietti emessi nel 2009, è di 42.424. L’introito per le casse del Parco è, invece, di 28 mila 163 euro in più. Il dato è dovuto all’eliminazione del biglietto cumulativo. L’iniziativa sperimentale consentiva, in giornata, di visitare Selinunte e Segesta con lo stesso biglietto.
 

 
Diversi restauri in programma ma i fondi non bastano mai
 
SELINUNTE (TP) – “Al nostro insediamento – replica Caterina Greco, direttore del Parco archeologico – ci siamo resi conto che il tempio ‘E’ presentava il distacco di porzioni di calcestruzzo, fessurazioni e ossidazione delle armature in ferro, relative a restauri e integrazioni in cemento armato, effettuate negli anni 1959-60. Per garantire la sicurezza dei visitatori è stato, dunque, necessario transennare la parte posteriore del tempio con i mezzi a disposizione”. In pratica, strumenti nulli: un paio di transenne e del nastro da cantiere, come mostrano le foto. “Per i templi ‘C’ ed ‘E’ – continua la Greco – è stato presentato a novembre del 2010 un progetto complessivo di restauro di cui si attende il finanziamento – da parte dell’assessorato regionale ai Beni culturali – sui fondi del PO FESR (Programma operativo del Fondo europeo per lo sviluppo regionale 2007-2013)”. Stessa musica per gli elementi architettonici del tempio ‘E’ (metope e triglifi all’aria aperta), “si provvederà ad adeguata musealizzazione appena saranno a disposizione le risorse già richieste”. “Per il tempio ‘C’ – conclude la responsabile – i denari per un primo intervento di somma urgenza, riguardante i capitelli 13° e 14°, ottenuti dal dipartimento di  Protezione civile, si concluderanno entro l’estate; il restauro dell’intero colonnato della peristasi nord attende le risorse finanziarie richieste”. Solo allora sarà possibile eliminare quell’obbrobrioso ponteggio, che puntella da un decennio il monumento. Una cosa è certa: non si osi mai impegnarsi sul ‘quando’, tutto ciò diverrà realtà, potrebbe innescare un fenomeno di efficienza nella gestione dei beni culturali siciliani, oltremodo contagioso.

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