“Abbiamo proceduto individuando i consumi di ogni singolo stabile occupato dai vari dipartimenti, fornitici da Enel distribuzione, ed abbiamo incrociato i dati ottenuti con quelli del patrimonio immobiliare della Regione. A circa 800 utenze abbiamo riscontrato che corrispondono circa 500 edifici. Di questi, parte sono di uso della Regione e parte in affitto. Se si considerano inoltre gli altri immobili, che la Regione dà in gestione ad enti terzi regionali o pararegionali, raggiungiamo un consumo di circa 300 milioni di euro, ma si tratta di 150 mila dipendenti, non dei soli 20 mila dei dipartimenti e della Regione. Tra questi enti, i più energivori sono indubbiamente le Aziende sanitarie. Una volta fatta questa stima dei dati, l’Energy manager dovrebbe avviare le azioni di riefficientamento energetico, ma vi sono grandi difficoltà, poiché molti edifici sono gestiti da Sicilia patrimonio immobiliare, mentre alti sono edifici per lo più in affitto, di cui sappiamo poco e di cui non possediamo i dati energetici necessari per fare un lavoro di audit energetico. Alla luce di ciò, l’attività il cui sviluppo è necessario a breve deve essere di censimento ed audit, per consentire una certificazione energetica di tutti gli edifici, come imposto dalla legge nazionale, da cui possa scaturire una proposta di interventi di miglioramento, cosicché ogni edificio pubblico possa esporre sul proprio portone di ingresso una targa che ne riporti la classe energetica”.
“Il Piano energetico della Regione è in questo momento un’identificazione programmatica di interventi e non è quindi operativo. Si tratta di una cornice generica che peraltro ormai è diventata obsoleta in questo contesto”.
“Non necessariamente in questo caso si deve parlare di spese. Il settore energia oggi è particolarmente remunerativo alla luce di questi grossi incentivi. In questo senso funziona molto bene, anche seguendo l’esempio di altri Paesi, la formula del project financing, ovvero l’avvalimento di capitali terzi. Abbiamo redatto dei business plan su alcuni edifici tipo, giungendo alla conclusione che la remunerazione del capitale privato si può avere benissimo in 20 anni e che quindi l’attività potrebbe procedere tranquillamente con costi nulli a carico dell’amministrazione. Inoltre, qualora la Regione volesse intervenire cofinanziando i progetti con l’erogazione di fondi del Por disponibili, l’operazione diventerebbe addirittura remunerativa. Il settore delle rinnovabili è l’unico settore in cui l’investimento in termini di equity ancora oggi assicura rendimenti nell’ordine del 10–15 per cento. Questo spiega perché molti fondi d’investimento stranieri, quantunque si siano abbassate le tariffe di incentivazione, continuino ad investire su grandi impianti fotovoltaici. La strada dei grandi impianti, tuttavia, non è quella che vuole perseguire la Regione, più orientata verso i piccoli impianti al servizio dei singoli fabbricati, degli edifici, degli opifici, delle industrie, secondo il principio di produrre energia laddove si consuma ed evitando così i costi di trasporto, i costi di trasformazione dell’energia elettrica e di conseguenza le perdite di energia dovute alla dissipazione. La Pubblica amministrazione, tuttavia, deve capire se deve arrivare con le proprie risorse e le proprie idee, quantomeno alla definizione del business plan rivelatore della remuneratività di un’ipotesi, per evitare che i privati coinvolti esagerino nel perseguimento del loro profitto e definendo le modalità di vendita ed utilizzo dell’energia prodotta in eccedenza”.
“Stiamo portando avanti un’altra attività a proposito delle potenzialità produttive, che riguarda in particolare l’energia originata da pannelli fotovoltaici. La Regione possiede svariati edifici dotati di coperture di dimensioni notevoli, terreni incolti, bacini artificiali, miniere e cave dismesse. A fronte di questa disponibilità di superfici si stima una potenza di installazione di circa 250 megawatt, circa 300 gigawatt/ora annui di produzione di corrente elettrica, che significa completa autosufficienza energetica dell’amministrazione regionale, con un azzeramento della bolletta ed addirittura ricavi per la Regione. Mi piacerebbe portare avanti anche il primo piano regionale di riefficientamento energetico, che consiste da un lato nell’andare a verificare gli edifici, proponendo misure di abbattimento dei consumi con un risparmio valutabile dal 5 al 15 per cento realizzabile con piccoli interventi sia strutturali che gestionali, come, ad esempio, lo spegnimento delle luci, lo spegnimento delle macchine e dei computer in stand-by. Questi interventi, unitamente ad una ricontrattazione delle forniture dell’energia elettrica porterebbero un risparmio prossimo ai 100 milioni. Dall’altro lato, nello sfruttamento delle risorse prevista dal Conto energia, per poter investire sul fotovoltaico. A fronte di questa attività, tuttavia, vi è un grosso problema dato dalla carenza di personale, basti pensare che nel mio ufficio lavoro con l’aiuto di due soli collaboratori. Occorre una forza lavoro maggiore ed altamente qualificata per portare avanti le certificazioni energetiche ed i programmi di riefficientamento”.
“La nostra attività principale è stata il censimento delle utenze della Regione. La Regione, intesa come la somma dei dipartimenti regionali al netto delle società partecipate come ad esempio Arpa, consuma circa 14 milioni di euro l’anno di energia elettrica. Questo dato viene successivamente disaggregato ai singoli dipartimenti. Questi consumi, prima della legge di riforma dell’amministrazione del 2001 erano gestiti e monitorati da un’unica struttura, il Provveditorato della Regione presso il dipartimento del personale. Ad oggi, in seguito a tale riforma, ciascun dipartimento rappresenta un centro di spesa, gestisce le proprie strutture ed è autonomo nella spesa. Il più importante di questi dipartimenti, quanto a consumi, è quello dei Beni culturali, in quanto gestisce, oltre agli uffici, anche i musei ed i vari allestimenti. Questo sistema, tuttavia, ha fatto sì che oggi esistano 20 contratti diversi di forniture dell’energia elettrica, di tipologia anche in parte diversa, con circa 800 contatori in atto. In particolare, qualche dipartimento è risultato persino essere soggetto a condizioni contrattuali estremamente svantaggiose, tanto che è stato necessario richiedere urgentemente il cambiamento di tali condizioni. Non si è, quindi, potuto realizzare un coordinamento negli acquisti. Quello che si auspica per il futuro è che si possa effettuare una gara unica per la fornitura dell’energia elettrica, che consenta anche di abbattere i costi. Comprare energia elettrica in grandi quantità per conto di Regione, Enti regionali, Asp, Consorzi di bonifica e tutti gli enti controllati, con un contratto unico”.