Palermo - Monumenti, patrimonio a perdere - QdS

Palermo – Monumenti, patrimonio a perdere

Luca Insalaco

Palermo – Monumenti, patrimonio a perdere

venerdì 21 Ottobre 2011

Ha fatto scalpore il sequestro del complesso dello Spasimo. Il QdS sollevò il caso già tre anni fa. Da Villa Pignatelli-Florio all’Odigitria di Monreale, gli esempi di degrado abbondano

PALERMO – Da Basile alla rovina. È una parabola tristemente discendente quella di Villa Pignatelli-Florio. Ampliata e modificata nel XX secolo dall’illustre architetto palermitano Ernesto Basile, su una precedente costruzione del 1792, appartenne a Vincenzo Florio fino al 1907, per finire poi alla principessa Maria Pignatelli di Roviano. Per anni ha ospitato l’Opera Pia Istituto Pignatelli, prima di essere destinata – dopo un importante intervento di restauro – a ricovero per i senza casa. Risale al 2004 la decisione del Comune di Palermo di ospitarvi una quarantina di famiglie sfrattate. Di certo, non la destinazione ideale per un immobile ricco di storia e di opere d’arte. Oggi la villa si presenta vandalizzata, spogliata dei suoi tesori, ed in preda al più assoluto degrado. In Rete si moltiplicano petizioni e appelli per salvare il sito dall’abbandono. Finora tutti inascoltati.
Non se la passa meglio la Chiesa di Maria SS. dell’Odigitria, a Monreale, comunemente nota come dell’Itria. Edificata nel 1596 ad opera della Compagnia di San Francesco D’Assisi, e radicalmente rinnovata dopo il 1668, l’edificio fa sfoggio all’interno di pregevoli decorazioni in stucco, attribuite al giovane Giacomo Serpotta ed a Procopio De Geraci, nonché di affreschi tradizionalmente attribuiti al pittore monrealese Pietro Novelli. Stucchi e affreschi oggi messi a rischio dalle pesanti infiltrazioni d’acqua che affliggono la chiesa. Entrambi i siti fanno parte del dossier “Sos Heritage” di Salvalarte Sicilia. “È da anni – spiega Gianfranco Zanna, responsabile Beni culturali di Legambiente Sicilia – che ci battiamo per la salvaguardia del nostro immenso patrimonio monumentale, ma tagli e scarsa attenzione da parte della politica, lo mettono continuamente a repentaglio, con grave danno non solo per la nostra storia che, a volte, viene cancellata, ma anche per l’economia. Un bene monumentale chiuso significa, infatti, meno attrazione turistica, quindi minori entrate. Il nostro obiettivo – aggiunge l’esponente del movimento ambientalista – è quello di evitare il disfacimento del nostro patrimonio artistico. Per questo motivo, periodicamente presenteremo una black list dei monumenti che corrono i maggiori rischi”.
Di certo, benché clamoroso, non è giunto inaspettato il sequestro dell’ex chiesa di Santa Maria dello Spasimo.  Del celebre complesso monumentale cinquecentesco ci eravamo già occupati nel maggio del 2008. Allora avevamo segnalato la carenza di misure di prevenzione e sicurezza adottate ed il grave stato di trascuratezza in cui versavano chiesa e giardino. Il tempo, purtroppo, non ha guarito le ferite di questo gioiello architettonico che sorge nel quartiere Kalsa. Interventi tampone (ad esempio al sistema elettrico) non hanno risolto i gravi problemi strutturali del sito culturale. La pioggia dei giorni scorsi ha fatto il resto, mettendo in evidenza le crepe ed il pericolo di crolli in più parti della struttura. Per garantire l’incolumità dei visitatori, ai carabinieri del Nucleo tutela patrimonio artistico dei vigili urbani non è rimasto altro che apporre i sigilli, su disposizione della Procura palermitana e dopo gli accertamenti svolti dal Nucleo tutela patrimonio artistico dei vigili urbani.
Il sequestro non ha mancato di suscitare reazioni polemiche. Per l’europarlamentare del Pd, Rita Borsellino, l’importante monumento assurge a metafora dell’intero capoluogo: “Quello che un tempo era considerato il simbolo della rinascita di Palermo, l’inizio di un percorso virtuoso che nel 1995 lo aveva riportato alla luce, oggi è divenuto il segno del degrado e dell’abbandono in cui versa in generale questa città”. Il Comune aspetta il provvedimento di dissequestro per mettere l’ennesima pezza alle crepe. Per gli interventi più corposi, invece, si aspetta l’approvazione definitiva di un progetto di recupero, finanziato con 2 mln di euro di fondi per il terremoto del 2002.

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