“Senza infrastrutture Ragusa non può dare di più” - QdS

“Senza infrastrutture Ragusa non può dare di più”

“Senza infrastrutture Ragusa non può dare di più”

sabato 29 Ottobre 2011

L’appello del presidente provinciale di Legacoop, Pino Occhipinti, alle istituzioni: è ora di pensare veramente al futuro, nostro e dei giovani
 

La cooperazione ragusana di Legacoop, in questi ultimi  anni, è riuscita a mantenere il fatturato, gli occupati e a consolidare il patrimonio netto, pur in presenza di difficoltà settoriali che hanno investito soprattutto l’agricoltura, il sociale, ma anche settori strategici come il consumo ed il dettaglio per effetto della crisi economico-finanziaria ancora in atto. Si tratta di 180 cooperative aderenti, 30.000 soci circa, 15 milioni di euro di capitale sociale, 56 milioni di euro di patrimonio netto accumulato, 250 milioni di euro di fatturato, 1.200 occupati tra lavoratori fissi e stagionali.
 
Un patrimonio nel tessuto produttivo ed imprenditoriale della provincia,  punti di riferimento avanzato nei vari settori dell’agricoltura, della cooperazione d’abitazione, nella produzione e lavoro, nel consumo, nel dettaglio e nell’erogazione di servizi sociali alla comunità, con livelli occupazionali di tutto rispetto.
Ora, il sistema Ragusa, modello di sviluppo imprenditoriale per molti nel Sud Italia, rischia comunque di fare flop se non si realizzano le infrastrutture necessarie o non si potenziano quelle già esistenti. Abbiamo il dovere di pensare all’economia del futuro che passa attraverso l’attuazione di un sistema di servizi, rispondenti all’evoluzione socio-economica europea ed internazionale. E questo va fatto con un processo di concertazione capace di rispondere all’esigenza di dotare il mondo imprenditoriale di strumenti, mezzi ed infrastrutture efficaci e funzionali allo sviluppo voluto.
I risultati degli ultimi anni in termini di miglioramento infrastrutturale della provincia di Ragusa non sono per niente soddisfacenti se pensiamo allo stato dell’iter della Ragusa-Catania, ai lotti di autostrada da Rosolini a Scicli, alla viabilità provinciale non certo eccelsa e priva di manutenzioni adeguate, allo stato gestionale e strutturale del porto di Pozzallo, alla rete ferroviaria ormai quasi inesistente, ad un aeroporto di Comiso che, oggi, possiamo definire completato nel suo assetto strutturale, ma ancora privo di una sua vera e propria funzionalità strategica e logistica.
La crisi strutturale coinvolge anche le cooperative. Sapremo trovare al nostro interno  le soluzioni per puntare ad un rilancio specifico, per dare quelle risposte che, oggi, soprattutto i giovani si attendono, guardando alla cooperazione come un modello positivo e propositivo. La cooperazione è  un pezzo della società italiana che ne aiuta lo sviluppo e per questo andrebbe difesa e non penalizzata o attaccata frontalmente da chi ha solo interessi politici che non aiutano sicuramente la crescita e l’occupazione. L’intesa con le altre centrali cooperative ( Agci- Confcooperative e Legacoop), avvenuta il 27 gennaio di quest’anno per dar vita ad  un’unica grande centrale cooperativa, mettendo insieme 43.000 imprese centrate sulle persone e fortemente integrate nel territorio – con oltre 1 milione e centomila occupati, 12 milioni di soci, un fatturato complessivo di 127 miliardi, ovvero il 7% del Pil in Italia – è l’esempio di come ci si dovrebbe organizzare per superare la grave crisi economica in atto. Un unico organismo che avrà la funzione di coordinare l’azione di rappresentanza nei confronti del Governo, del Parlamento, delle istituzioni europee e delle parti sociali: sindacati dei lavoratori e associazioni datoriali. 
 
Con questi dati possiamo affermare di essere un pezzo della società italiana che si preoccupa di uno sviluppo compatibile con la tutela del lavoro. In provincia di Ragusa ed in Sicilia lavoreremo per dare voce e soluzioni occupazionali a quell’esercito di giovani, oggi disoccupati e senza speranze.

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