Assistenza agli anziani, Sicilia lontana dagli “Obiettivi di Servizio 2013” - QdS

Assistenza agli anziani, Sicilia lontana dagli “Obiettivi di Servizio 2013”

Liliana Rosano

Assistenza agli anziani, Sicilia lontana dagli “Obiettivi di Servizio 2013”

mercoledì 09 Novembre 2011

Lo dice il Rapporto per le aree sottoutilizzate del ministero per i Rapporti con le Regioni. Al Nord spicca l’Emilia Romagna con l’8,3%. Standard minimo del 3,5% raggiunto a livello nazionale. La nostra Isola, invece, ferma all’1,1%

PALERMO – In Sicilia le politiche regionali di assistenza agli anziani sono ancora lontane dal target fissato dagli “Obiettivi di Servizio 2013” per le otto regioni del Mezzogiorno. Il dato emerge dall’ultimo Rapporto per le aree sottoutilizzate presentato dal ministro Raffaele Fitto sulla base di dati Istat. Si tratta delle attività di cura mediante Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) che garantiscono alle persone fragili o non autosufficienti i servizi presso il proprio domicilio.
 
Tra queste, sono incluse tra i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) previsti nel Sistema Sanitario Nazionale del nostro Paese. L’obiettivo da raggiungere, per la parte più strettamente sanitaria del servizio, è pari al 3,5 per cento della popolazione con più di sessantacinque anni su tutto il territorio nazionale. Gli ultimi dati disponibili riferiti al 2009 segnalano che l’Italia ha raggiunto (e di poco superato) in media il 3,5 per cento, standard minimo rappresentato dal livello LEA. Esistono tuttavia marcate differenziazioni territoriali.
Il confronto tra le macroaree del Paese rivela che nell’ultimo decennio il trend di crescita è rimasto sostanzialmente costante senza tuttavia alcuna convergenza del Mezzogiorno verso il Centro-Nord .
Le regioni più grandi e più popolose del Mezzogiorno (Sicilia, Campania e Puglia) mostrano ancora nel 2009 percentuali assai contenute (tra l’1 ed il 2 per cento), posizionandosi in coda nella distribuzione tra tutte le regioni italiane.
Nell’Isola, in particolare, si assiste ad una percentuale di anziani che sono trattati in assistenza domiciliare integrata, che è passata dallo 0,8 del 2005 fino all’1,1 del 2009. Una percentuale che si differenzia di gran lunga anche da altre regioni come l’Abruzzo che nel 2009 ha superato il target di riferimento previsto portando l’assistenza domiciliare integrata ad una percentuale pari al 4,8 per cento. Per non parlare poi di regioni del Centro Nord, in testa l’Emilia Romagna che ha una copertura di assistenza agli anziani dell’8,3 per cento.
 
È evidente che un target fissato in termini di copertura percentuale sia significativamente influenzato dal dato di popolazione residente. La traduzione in valori assoluti di persone in assistenza porta infatti, a livello territoriale, a determinare uno sforzo assai diverso. In Sicilia, Campania e Puglia, con una percentuale di over 65 tra il 16-18 per cento della popolazione totale, raggiungere il 3,5 per cento di assistiti avrebbe comportato, al 2009, rivolgersi a circa 25-35 mila persone, dato confrontabile con i valori di Toscana e Veneto e ben oltre il doppio del medesimo obiettivo per le altre regioni del Sud.
Le previsioni ISTAT sulla popolazione anziana al 2013 e al 2020 segnalano un progressivo invecchiamento medio della popolazione, con concentrazioni territoriali sostanzialmente analoghe all’attuale distribuzione demografica ed un conseguente incremento del numero di anziani cui offrire assistenza nelle diverse regioni per garantire il raggiungimento ed il mantenimento del valore obiettivo.
Nel Rapporto si  riporta il valore assoluto, in termini di anziani da assistere in ADI, del 3,5 per cento per le otto regioni del Mezzogiorno, rispettivamente nel 2013 e nel 2020.
La grande variabilità nell’offerta del servizio è riscontrabile non solo regionalmente, ma anche all’interno dello stesso territorio regionale in termini di popolazione già raggiunta e di numero di persone da raggiungere con riferimento al Livello Essenziale di Assistenza richiesto. In Sicilia si parla di una popolazione di anziani pari a 34 mila nel 2010 e a 37,776 nel 2020.
L’analisi dei dati per Azienda Sanitaria Locale (ASL) segnala infatti, in particolare nel Mezzogiorno, un’elevata variabilità nella capacità di assistenza alla popolazione anziana. Si osservano punte di eccellenza, con percentuali di anziani in assistenza sopra il 4-5 per cento, a fronte di un quadro complessivo che vede regioni come la Puglia, con molte differenziazioni sub-regionali ed altre come Abruzzo e Sardegna, con una maggiore omogeneità interna. La lettura di queste informazioni evidenzia la necessità di approfondire i diversi modelli organizzativi adottati, le potenzialità connesse all’adozione, anche a livello subregionale, di meccanismi di incentivazione che promuovano buone pratiche, favoriscano lo scambio di esperienze e identifichino puntualmente lo sforzo che ciascuna realtà deve compiere per il proprio territorio di riferimento perconvergere verso l’obiettivo finale fissato a livello regionale.
Il Mezzogiorno è dunque un’area in cui coesistono realtà assai diverse nell’erogazione dei servizi di cura alle persone anziane. In molte ASL di Sicilia e Campania, il raggiungimento dell’obiettivo di 3,5 per cento di anziani in assistenza implica ancora oggi un impegno considerevole in termini finanziari e organizzativi.
Tuttavia, come testimoniano alcune realtà territoriali, è possibile far crescere in poco tempo la popolazione raggiunta nel quadro di una riorganizzazione complessiva in senso federale del sistema sanitario che, assieme all’efficienza, sia guidato dall’appropriatezza, dalla qualità delle cure e dalla garanzia di un uguale trattamento minimo dei cittadini.
 


Anziani e qualità della vita: l’Assistenza Domiciliare Integrata  
 
Nella modernità sono crollati i modi di intendere gli “anziani”. L’anzianità si associa alla vecchiaia, al decadimento delle funzioni intellettive, fisiche, dovute in parte alle condizioni ambientali e socio-economiche. Il modo di vivere, l’innalzamento della qualità della vita hanno modificato lo stereotipo che la vecchiaia sia atroce. Non deve venire meno l’averne cura quando necessitano di assistenza nel riconoscimento del loro diritto alla salute esteso alla terapia e alla cura. La bioetica interviene e analizza gli aspetti relativi alle attività operative che la società mette in atto e si parla di Assistenza Domiciliare Integrata (ADI). Si esplica quando, per motivi di organizzazione sanitaria o per ragioni sociali, “si ritenga necessaria, un’assistenza alternativa al ricovero presso il domicilio del paziente. In particolare, l’ADI i interviene per malati terminali, forme psicotiche acute gravi, riabilitazione, malattie acute temporaneamente invalidanti dell’anziano e dimissioni protette da strutture ospedaliere. L’obiettivo secondo il ministero della Salute è quello di incrementare la percentuale di anziani beneficiari di assistenza domiciliare integrata (ADI) da 1,6% a 3,5%,)”.

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