Solo il 5,4% dei siciliani fa volontariato - QdS

Solo il 5,4% dei siciliani fa volontariato

Chiara Borzi

Solo il 5,4% dei siciliani fa volontariato

giovedì 24 Novembre 2011

12,7% la percentuale rilevata in Lombardia, 10,1% in Piemonte. Meglio di noi anche la Calabria con il 6,8%. Istat: nella nostra Isola e in generale al Sud scarsa “propensione al sociale”

PALERMO – “L’uomo è un animale naturalmente socievole”. Attraverso questa riflessione ormai millenaria, Aristotele ha tramandato sino ad oggi un’idea dell’umanità naturalmente predisposta alla relazione sociale, all’instaurazione di rapporti che prevedono condivisione e soprattutto collaborazione tra i gli individui per gli scopi più vari.
è viva l’idea che la condivisione degli intenti sia una caratteristica spiccata nell’uomo in special modo nei momenti di difficoltà. In un tempo di crisi economica e sociale come quello attuale, è sempre più diffusa la scelta di affidarsi alle reti sociali come famiglia, parentela ed anche vicinato per cercare di dare una risposta collettiva ai problemi quotidiani.
Tali reti sono considerati di tipo primario poiché al di sopra di esse si trovano aggregati maggiori: associazioni, gruppi, movimenti che caratterizzandosi ognuno per una particolare attitudine sociale e cercano costantemente di calamitare maggiori attenzione possibili. Lo scopo di questa aggregazione è quella di tutelare aspetti della vita quotidiana considerati quindi importanti ma non adeguatamente sostenuti e difendere stili vita desiderabili o positivi per il miglioramento del sistema sociale.
In ogni regione della nostra penisola esiste una voce corrispondente a questo fenomeno detto di partecipazione sociale ed è possibile ricavarne un’osservazione guardando alla propensione sociale delle popolazioni, ossia alla frequenza ed al modo con cui queste vivono la società.
Secondo i dati forniti dall’Istat la partecipazione a queste reti “secondarie” non è molto alta ed è diffusa solo in alcune zone, quelle del nord Italia. Centro e Mezzogiorno si muovono su percentuali molto basse ed in particolare la Sicilia è, dati alla mano, una delle regioni con più scarsa partecipazione sociale nella penisola.
Il perché nella nostra regione vi sia così poca propensione verso il sociale non ha delle spiegazioni precise, tuttavia le percentuali possono permetterci una prima analisi.
All’interno di un panorama in cui circa solo il 10-13% di individui sono membri di un’associazione di qualsiasi tipo, sembra attirare maggiori interessi la possibilità di prendere parte ad associazioni di tipo culturale o a scopo ricreativo.
Questi contesti sono frequentati dal 12,9% dei cittadini della Lombardia, dal 10,3% del Piemonte, dal 7,4% della Calabria e solo il 5,6 % dei siciliani. Peggio di noi solo la Campania con 5,2% registrato nel 2010.
I dati da prendere in forte considerazione sono ovviamente quelli riferiti alla Calabria. In questa regione è molto sviluppata un’altra voce nella logica della partecipazione sociale, quella dell’attività gratuita svolta per associazioni di volontariato.
Le percentuali parlano ancora chiaro: il 12,7% rilevato in Lombardia supera il 10,1% del Piemonte e quasi doppia 6,8% della Calabria, comunque un primato se riferito al meridione.
La Sicilia si attarda nuovamente: dal 2005 al 2008 le percentuali sono sempre scese sotto il 5%, per risalire al 6,3% nel 2009 e scendere nuovamente al 5,4% nel 2010.
Appaiono invece discreti i dati che l’Istat fornisce sulla nostra Isola in merito alle donazioni verso le associazioni. Importante il 7,8% che si registrava nel 2006 ma ben lontano dal 6% attuale. Stavolta anche la Puglia ci succede ma l’ascesa sociale della Calabria continua a far invidia con l’11,3% di cittadini donatori, primi nel sud Italia.
L’evidenza per cui la forma preferita di partecipazione sia quella espressa attraverso il sostegno economico potrebbe indicare due vie: quella della socialità espressa “indirettamente”, cioè senza il coinvolgimento “fisico” del soggetto, e quella in cui è possibile considera la donazione come un continuum o un completamento alla partecipazione in primissima persona del singolo.
Ciò che in principio deve comunque colpirci per far riflettere, è il maggior interesse delle regioni del Nord verso l’associazionismo rispetto a quelle del meridione.
 La voglia di far parte di uno o più contesti sociali complessi, che si occupino di attività culturale o di volontariato, non spaventa secondo le percentuali i cittadini settentrionali.
 


Partecipazione sociale. Al Sud preferite le associazioni ricreative o culturali
 
Al Sud ed in particolare in Sicilia manca evidentemente questo desiderio di “scendere in campo”.
Continuano ad essere preferite anche nell’Isola le associazioni a scopo ricreativo e culturale, ma si scopre un dato positivo, quello che illustra uno scarto in percentuali minimo tra le due voci nell’indice di propensione osservato.
Ciò dimostra che in Sicilia, a differenze del resto d’Italia, il volontariato a prestazione gratuita non è ritenuta un’attività più dispendiosa o meno piacevole rispetto a quella ricreativa. Dunque, il problema che dobbiamo riferire al nostro modo di vivere la partecipazione non è di tipo qualitativo, ma quantitativo.
Le possibilità di far sentire la propria presenza sono molte. Il cinque per mille, il no profit, le associazioni non governative, le onlus si muovono ancora per incentivare e rendere più accessibili problemi legati a politica economia, religione, sport ma oggi perdono purtroppo appeal a causa di un cambiamento nel panorama sociale attuale, sempre più rivolto verso un’involuzione individualistica.

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