Il Museo Diocesano di Catania fiore all’occhiello del Barocco etneo - QdS

Il Museo Diocesano di Catania fiore all’occhiello del Barocco etneo

Patrizia Penna

Il Museo Diocesano di Catania fiore all’occhiello del Barocco etneo

martedì 06 Dicembre 2011

Un “gioiello” nel cuore della città che custodisce arredi ed opere della Cattedrale e della sede vescovile. Il direttore, Mons. Calambrogio: “Promuovere la fruizione dell’arte sacra”

CATANIA – è il fiore all’occhiello della Catania barocca, un piccolo gioiello nel cuore del capoluogo etneo che racchiude al suo interno arredi ed opere della Cattedrale e della sede vescovile, cioè l’espressione più alta dell’arte sacra della nostra città: stiamo parlando del Museo Diocesano.
Il Museo, che raccoglie e custodisce tra le tante cose anche un gruppo di opere d’arte preziosissime dedicate alla Santa Patrona, risulta suddiviso in due sezioni: la prima, dedicata agli arredi liturgici della Cattedrale, si snoda nelle sale del secondo piano e si conclude al piano successivo nella cappella; la seconda, che accoglie gli arredi di altre chiese della città e della diocesi, si svolge nelle sale del terzo e del quarto piano. Dalle terrazze panoramiche, invece, è possibile ammirare dall’alto la città barocca.
Monsignor Leone Calambrogio è direttore del Museo da più di un anno e mezzo. Lo abbiamo intervistato per chiedere quali interventi promuovere, in sinergia con le istituzioni, per valorizzare l’enorme patrimonio storico, culturale e religioso rappresentato dal Museo e dalle tantissime chiese presenti nella nostra città.
Monsignore, parliamo di “Arte sacra”: Lei ha delle idee volte a migliorarne la fruizione? Ha promosso delle iniziative (o intende farlo) per promuovere la valorizzazione dell’immenso patrimonio costituito dalle chiese della nostra città per esempio tra i giovani o nelle scuole?
“Sì, le idee non mancano. Abbiamo infatti promosso attività musicali ma anche artistiche, come ad esempio mostre. Abbiamo anche promosso convegni con l’Università di Catania, con gli operatori economici, rendendo così il Museo un “attrattore economico”.
Al fine di incentivare la fruizione dell’arte sacra tra i giovanissimi abbiamo poi lavorato con le scuole promuovendo degli itinerari turistici nel centro storico.
Da dove provengono i fondi che utilizzate per la gestione ed il restauro del Museo? Fondi provinciali o regionali? Li considera sufficienti? A quanto ammontano?

“Le risorse provengono solo ed esclusivamente da fondi privati. C’è l’assoluta assenza fondi istituzionali”:
Come giudica la “sensibilità” verso l’arte sacra (e la sua relativa promozione e conservazione), da parte delle istituzioni locali? Vi supportano nelle iniziative o potrebbero fare di più?
“A malincuore devo dire che non esiste alcuna sensibilità per l’arte sacra, non c’è alcun supporto.  Le istituzioni locali potrebbero fare certamente molto di più per la custodia delle chiese per renderle fruibili”.
Cos’è la Fondazione Diocesana per i Beni Culturali? Quali obiettivi si pone?
“La Fondazione è costituita dalla Diocesi, dal Seminario arcivescovile, dalla Cattedrale. Si propone la tutela e la fruizione del patrimonio artistico della diocesi, l’evangelizzazione attraverso l’arte, l’educazione alla religiosità e alla cooperazione col mondo degli artisti per una rinascita della società”.

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