Evolvere con il mondo innovando il quotidiano - QdS

Evolvere con il mondo innovando il quotidiano

Monica Basile

Evolvere con il mondo innovando il quotidiano

sabato 17 Dicembre 2011

Forum con Nicola Ciniero, presidente e amministratore delegato di Ibm Italia

Il QdS incontra nuovamente i vertici di Ibm dopo 5 anni. Com’è cambiata l’azienda nel frattempo?
“Dal 2006 a oggi è il mondo a essere davvero cambiato. Tanto che, per rispondere a una domanda che non ha smesso di evolvere e alle nuove esigenze espresse dai nostri clienti, proprio in questi anni Ibm si è riposizionata sempre più verso le aree dell’It a maggior valore. Di fatto, l’azienda ha via via abbandonato i prodotti ormai trasformatisi in “commodity” – come i pc, ad esempio – per radicarsi in maniera sempre più forte nel software e nei servizi. Senza dimenticare l’impegno nella ricerca per la quale vengono investiti più di 6 miliardi di dollari ogni anno e da cui scaturisce una leadership nell’innovazione: con i 5.896 brevetti depositati in Usa nel solo 2010, Ibm mantiene da 18 anni il vertice della classifica delle aziende “più inventive” del mondo. Se poi aggiungiamo il focus particolare sui mercati emergenti – di cui l’Africa rappresenta la nuova frontiera – riusciamo a comprendere le ragioni di una continua crescita. Da decine di trimestri, Ibm batte puntualmente le attese degli analisti. E lo Smarter Planet, di cui parliamo da tre anni, è proprio la dimostrazione di quale impegno la società stia dedicando all’innovazione del mercato e della società nel suo complesso. Per noi Smarter Planet significa nuova intelligenza nei sistemi, nei processi e negli strumenti che animano la nostra quotidianità: sistemi e processi che forniscono servizi di qualunque tipo, che progettano e costruiscono i beni di consumo, che permettono alle cose di muoversi e interagire tra loro. E che aiutano, in ultima analisi, a ridurre gli sprechi di risorse non certo infinite. A mio modo di vedere, si tratta di una visione adatta a tempi di crisi come questi. E a Paesi come il nostro, in particolare. Ibm è in Italia dal 1927 e non c’è settore d’industria che non abbia beneficiato delle sue innovazioni, a partire dal primo brevetto, per un’invenzione relativa alla tabulazione con schede perforate, riconosciuto a Ibm nel 1911. Il nostro lavoro sul mercato italiano non ha mancato di offrire sostegno anche ai tanti progetti di innovazione della Pubblica amministrazione che mettono il cittadino al “centro”. Affrontando oggi la crisi ritengo importante sottolineare il rapporto esistente tra adozione degli investimenti in tecnologia e crescita del Pil, come i Paesi più virtuosi ci insegnano da tempo. Perché la tecnologia è l’elemento abilitante dell’innovazione: abbatte i costi, garantisce efficienza e libera così risorse che generano sviluppo e occupazione”.
Quali sono i risultati economici attuali e quali le ultime novità?
“A fine 2010, i ricavi si sono attestati a 99,9 miliardi di dollari, in crescita del 3 per cento rispetto al 2009. L’utile netto, pari a 14,8 miliardi, è stato il più alto nella storia della compagnia e corrisponde a un utile per azione di 11,52 dollari che ha superato ogni previsione. Per il solo terzo trimestre 2011, i ricavi  hanno invece raggiunto i 26,2 miliardi di dollari, in crescita dell’8 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In particolare, i ricavi nei “Growth Markets” hanno fatto registrare un incremento del 19 per cento mentre quelli della cosiddetta area “Bric” – Brasile, Russia, India e Cina – sono cresciuti del 17 per cento. Nel complesso i paesi emergenti rappresentano il 23 per cento dei ricavi totali di Ibm. Si tratta dunque di risultati di grande rilievo, in grado di dimostrare la bontà di una strategia orientata su obiettivi di business di lungo termine. Peraltro, essi coincidono con un anno, quello in corso, in cui cade il nostro centenario. Peraltro, la sua celebrazione è stata occasione per riflettere, tutti insieme, sul nostro futuro, esplorando le tre dimensioni che restano alla base del nostro successo. Quelle che, in sintesi, identificano una leadership in continua trasformazione per adattarsi ai cambiamenti, una tecnologia innovativa – siamo da sempre pionieri nella scienza dell’informazione – e un forte impatto sociale. Perché l’azienda, evolvendo, non ha mai mancato di anticipare e soddisfare i bisogni dei clienti e della società nel suo complesso. “Making the world work better”, in poche parole”.
 


“Il progetto Watson apre frontiere inimmaginabili, con applicazioni pratiche in molteplici aree”

L’evoluzione del progetto Watson: una nuova frontiera.
“Watson – assurto alla notorietà mediatica dopo aver sfidato e battuto l’uomo al quiz televisivo americano Jeopardy – è il risultato del lavoro condotto, nel corso degli ultimi 4 anni, da 25 ricercatori Ibm del T. J. Watson Centre. Un team internazionale guidato dall’italo-americano David Ferrucci che annovera ben tre scienziati del nostro Paese: Roberto Sicconi, Bonaventura Coppola e Alfio Ghiozzo. Esso rappresenta a buon titolo un gigantesco passo in avanti nel Cognitive computing, quindi nel modo in cui intendere il computer che ora non è più, o non solo più, un mero “calcolatore” ma una macchina che “pensa” e “impara”. Watson è, innanzitutto, un sistema di analisi computazionale sorretto dalle caratteristiche, di potenza e carico di lavoro, espresse dal processore Ibm Power 7, cioè da un’architettura che ha dato vita a macchine già commercialmente disponibili. Grazie ad un software Deep Q&A, in costante sviluppo attraverso la collaborazione tra Ibm e quotate università internazionali – tra le quali si distingue l’ateneo di Trento – è però in grado di comprendere e analizzare il linguaggio naturale decifrando le sottigliezze, le sfumature tipiche e le altre complessità linguistiche della comunicazione umana. Il tutto con una velocità e un’attendibilità senza pari. Il sistema apre frontiere di sviluppo inimmaginabili, con applicazioni pratiche in aree come la medicina, l’education, l’aerospaziale, la finanza. La sua finalità, in ogni caso, era e resta quella di elevare la collaborazione macchina-uomo lasciando a quest’ultimo l’ultima parola. Ma con un contributo all’efficienza che pareva fantascienza fino a ieri”.
 


Crisi, “la chiave di volta è investire in tecnologia”

La tecnologia è uno strumento per superare la crisi. Come aiuta Ibm a risolvere i problemi?
“Ibm Italia ha accompagnato la crescita di questo paese praticamente senza soluzione di continuità. E se pensiamo che il primo cliente sono state le Ferrovie, nel lontano 1921, possiamo affermare di aver fatto parecchia strada. Oggi affrontiamo sfide capaci di evolvere a una velocità impressionante. Il nostro approccio tuttavia resta sempre il medesimo: interpretare le esigenze dei clienti offrendo loro strumenti di informatica avanzata e servizi di consulenza che, in ultima analisi, ne incrementino la capacità e la forza competitive, in Italia e all’estero, e le chance di crescita. Perché è di questo che si avverte oggi il bisogno. È pur vero che il nostro tessuto economico, quasi a dispetto della crisi, può contare sulle performance di vere e proprie eccellenze produttive, di micro multinazionali che danno vita al “made in Italy” nella sua accezione più ampia. Gli imprenditori capaci e lungimiranti non mancano certo, in ogni settore. Tuttavia ciò non è più sufficiente. Proprio perché, come ho già accennato, la relazione tra investimenti in tecnologia e sviluppo del Pil è la chiave di volta, rimandare ulteriormente l’adozione di misure che possano agevolarne l’impatto sull’economia reale sarebbe un danno irreparabile. E tra queste misure tutto ciò che riguarda le infrastrutture digitali – banalmente, quelle che dovrebbero consentire un migliore e più esteso accesso alla Rete – riveste un ruolo di primo piano. Se davvero vogliamo sostenere un’innovazione diffusa, foriera di innegabili benefici economici e sociali, favorendo il ritorno alla crescita, allora non c’è altra via da percorrere. Serve quindi un atto di discontinuità rispetto al passato. Dal Governo, oltre che il necessario rigore finanziario, ci attendiamo proprio questo”.
 


Nanotecnologie, “in Sicilia ne sosteniamo lo sviluppo”

Parliamo della presenza di Ibm in Sicilia?
“Ibm è presente in Sicilia con le sedi operative di Palermo e Catania, aperte rispettivamente nel 1952 e nel 1961. Il primo cliente fu il Banco di Sicilia il quale, nel 1953, introdusse le macchine a schede perforate. All’inizio degli anni ‘60 nell’isola risultavano già installati 5 elaboratori elettronici. A partire dal 1992 anche la Sicilia beneficia della costituzione di una nuova struttura organizzativa denominata Ibm Semea Sud.  Per l’occasione, Ibm ottiene un co-finanziamento pubblico (Legge 64) ma in 15 anni investirà direttamente oltre 160 miliardi di lire in attività di innovazione e ricerca. Nel 1997 la Ibm Semea Sud diventa una struttura completamente autofinanziata, grazie allo sviluppo di grandi progetti, e si focalizza sempre più nello sviluppo di ricerche sulla multimedialità, sulle reti e sui linguaggi, fino a coprire tematiche avanzate come il Wireless, il Distance Learning, i Web Services e la Bioinformatica. Tematiche che hanno poi avuto una naturale evoluzione verso le tecnologie Internet. Il centro Ibm di Catania, attivo dal 2001 come Wireless Innovation Lab, mette a disposizione dei clienti competenze consulenziali e capacità realizzative nelle soluzioni e-business in area mobile. In particolare, l’attività è orientata principalmente verso lo sviluppo di applicazioni e soluzioni che sfruttano le potenzialità delle reti senza fili e del pervasive computing. Lo scorso anno, infine, è stata costituita la società consortile per la gestione del Distretto tecnologico Sicilia Micro e Nanosistemi – di cui Ibm Italia è tra i fondatori – che va considerata come vero e proprio “Meta-Organizzatore Territoriale d’Intelligenza”. Il Distretto promuove e sostiene lo sviluppo di attività di ricerca e innovazione nei campi di applicazione delle nanotecnologie. Per tutto questo, e a ragione veduta, siamo orgogliosi del ruolo sin qui giocato a sostegno del tessuto economico della Sicilia, le cui aziende vantano brand tra i più riconosciuti a livello nazionale e internazionale. Naturalmente continueremo a farlo”.
 

 
Curriculum
 
Milanese, 56 anni, laureato in Legge alla Statale, Nicola Ciniero è presidente e amministratore delegato di Ibm Italia dal giugno 2009, ruolo assunto dopo un anno e mezzo come general manager sales della compagnia. Nel biennio 2006-2007 è stato amministratore delegato del fondo di private equity Gatesworthy International, partecipato da Bank of America. In precedenza, tra il marzo 2003 e l’aprile 2006, con una responsabilità a livello di South Region, Ciniero aveva guidato il Communications sector di Ibm, area che identifica i mercati Telecomunicazioni, Utilities e Media. Lunga e diversificata la sua carriera nel settore Information technology.

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