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Palermo – Futuro sindaco: poltrona bollente e un gran balletto di candidature

Luca Mangogna

Palermo – Futuro sindaco: poltrona bollente e un gran balletto di candidature

sabato 17 Dicembre 2011

Pdl nel vuoto, l’Mpa indica Musotto ma guarda al Pd; Terzo Polo in bilico, primarie “impossibili”. Intricata matassa di nomi, le possibili alleanze appaiono complesse da definire

PALERMO – Sembra regnare il caos attorno alle prossime elezioni amministrative di Palermo, che in primavera daranno alla città il nuovo sindaco. Sinora vediamo fiorire una serie infinita di candidature, autocandidature, rinunce, smentite, polemiche, primarie inizialmente annunciate e poi cancellate. Allo stato attuale, non si riesce a dipanare nessuno spiraglio attorno alla matassa intricata che gli stessi partiti e gli stessi aspiranti alla successione di Diego Cammarata hanno contribuito a creare.
Da questo stallo nessuna coalizione e nessuno schieramento ne esce indenne. Ancora adesso il Pdl non ha indicato nessun candidato, e si trova nell’indecisione più totale, specie dopo le rinunce di Roberto Lagalla, rettore dell’Università, Massimo Costa, presidente del Coni Sicilia, e Francesco Cascio, presidente dell’Ars. Ha creato un discreto rumore invece l’autocandidatura di Marianna Caronia (Pid), che nei mesi scorsi ha lasciato polemicamente la poltrona di vicesindaco e che adesso ha lanciato una sorta di referendum popolare (con tanto di camper e gazebo attrezzati) per promuovere la sua ascesa allo scranno di Villa Niscemi.
L’Mpa ha invece indicato il nome di Francesco Musotto, ex presidente della Provincia, e già candidato alle amministrative del 2001, ma la sua candidatura resta in bilico in attesa della definizione delle alleanze, altro nodo cruciale che ancora è lontano dall’essere sciolto.
Spostandosi a sinistra, la matassa diviene, se possibile, ancora più intricata. Rita Borsellino, indicata come candidata ideale dal segretario nazionale del Pd, Pierluigi Bersani, viene penalizzata dalla sua intransigenza verso alcune possibili alleanze e la grave spaccatura interna al Pd siciliano non contribuisce minimamente a darle forza, tant’è che ultimamente è venuto fuori anche il nome del senatore Giuseppe Lumia, bocciata e bollata come “invenzione della stampa” dal governatore siciliano Raffaele Lombardo, che veniva indicato come uno dei suoi principali sponsor.
A sua volta Lombardo spinge per un’alleanza fra Terzo Polo e Pd, facendo i nomi degli attuali assessori regionali Massimo Russo, Caterina Chinnici e Gaetano Armao come possibili candidati, non chiudendo le porte però ad Antonello Cracolici e Davide Faraone del Pd. Proprio Faraone, esponente dei “rottamatori”,  è uno dei più accesi sostenitori delle primarie, come Fabrizio Ferrandelli, capogruppo di Idv al Consiglio Comunale, che ha espresso la sua cocente delusione per la candidatura promossa dal suo partito: Leoluca Orlando, già sindaco di Palermo dal 1985 al ‘90 e dal 1993 al 2000. All’appello degli aspiranti sindaci si aggiunge anche Antonella Monastra (Un’ Altra Storia), ma l’elenco potrebbe rimanere ancora lungi dall’essere concluso.
 

 
Ferrandelli. Così aumenta la sfiducia verso i partiti
 
PALERMO –  Il caos che regna attorno alla scelta dei candidati alla poltrona di sindaco di Palermo, penalizza gli elettori e i cittadini palermitani, contribuendo ad allontanarli dalla politica e  ad aumentare la loro sfiducia nei partiti. È l’opinione di Fabrizio Ferrandelli (Idv), estremamente amareggiato per la cancellazione delle primarie. “Credo che oggi l’unica posizione accettabile – ha detto Ferrandelli – è quella di immaginare delle primarie di coalizione. Purtroppo il tavolo è saltato, e le responsabilità sono da ricercarsi su più parti. Credo che se ancora si volesse e se tutti i partiti riuscissero a sedersi e discutere, si potrebbe ancora trovare una soluzione. Così tutta la coalizione sta insieme e il candidato uscito dalle primarie è il candidato di tutti, con un programma stabilito. Ora c’è una scomposizione, che per me è molto irresponsabile, perché in questo modo – ha concluso – facendo saltare le primarie, le scelte delle segreterie politiche avrebbero la meglio”.

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