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Messina – Buzzanca il re dei doppi incarichi

Francesco Torre

Messina – Buzzanca il re dei doppi incarichi

sabato 17 Dicembre 2011

Il sindaco e deputato regionale non vuole e scegliere e rimanda la decisione alla prossima primavera. Giovedì prossimo il voto dell’Assemblea ma il primo cittadino promette battaglia

“MESSIN A- “In God’s name, go!”. Apostrofando Oliver Cromwell e, più di recente, il “Financial Times”, qualche giorno fa sulle colonne di questa pagina così ci eravamo rivolti nei confronti di Giuseppe Buzzanca affinché sciogliesse definitivamente il nodo del doppio incarico, una vicenda che non esitavamo a definire indecorosa, soprattutto dopo la sentenza della Corte costituzionale che aveva rimosso qualsiasi dubbio sull’illegittimità del mantenimento in contemporanea di due cariche elettive.
Ma Buzzanca, evidentemente, è ancora più coriaceo di chi in passato fu chiamato pubblicamente a fare un passo indietro con quelle parole (o forse ha solamente meno dignità e rispetto istituzionale), e non mostra alcuna intenzione a staccarsi da nessuna delle due poltrone che occupa, quelle per intenderci da primo cittadino di Messina, e da deputato Ars, almeno per il momento. “Tra aprile e maggio opterò e resterò sindaco”, ha fatto sapere alla stampa nei giorni scorsi, vestendo i panni di “Dredd – la legge sono io”, e uccidendo le illusioni di chi già sognava con sollievo che Messina potesse liberarsi finalmente del sindaco più inquisito della sua storia (ora anche un avviso di garanzia per lo scempio ambientale di Portella Arena). Ma può un singolo cittadino dettare i tempi della giustizia? Certo, dipende anche da chi è questo singolo cittadino, ma pare proprio che la risposta sia sì.
Era stata annunciata da tempo come possibile data di chiusura della sindacatura, ma il 6 dicembre – giorno in cui  la Corte di cassazione a Roma ha discusso del ricorso presentato da Giuseppe Rodi, per la decadenza di Buzzanca non è successo proprio nulla, anzi, il procuratore generale ha chiesto ai giudici della Prima sezione civile di dichiarare addirittura inammissibile il ricorso, e pare proprio che questa partita si sia chiusa con una sostanziale vittoria dell’onorevole sindaco.
Più difficile, però, per Buzzanca, sembra la gara che si svolgerà il 22 dicembre prossimo a Palermo, un dibattito pubblico a Palazzo d’Orleans alla fine del quale l’assemblea dovrà pronunciarsi ufficialmente. Un voto, intanto, l’Ars, tramite la commissione Verifica poteri, l’ha già espresso: sei deputati si sono pronunciati a favore della decadenza, tre sono stati i contrari, uno – il presidente Cascio – si è astenuto.
Ma anche in questo caso Buzzanca e il suo legale Marcello Scurria promettono battaglia: “La commissione ha violato l’art. 51 del regolamento dell’Ars”, dicono. Cosa prevede questo articolo? Che l’assemblea può revocare la convalida di un’elezione per fatti e circostanze preesistenti e non conosciuti al momento della convalida stessa, ma il doppio incarico non è né fatto preesistente, né la sua incostituzionalità al momento della convalida fatto noto. Insomma, Azzeccagarbugli è al lavoro. Assediato da sempre più voci che in coro gridano: “In God’s name, go!”.
 

 
Il caso Santalco. Accusa di peculato: dimissioni forzate per l’assessore
 
MESSINA – Buzzanca fa addirittura scuola. è normale che il sindaco si scelga la Giunta a propria immagine e somiglianza, ma che proprio l’assessore all’E-governement Carmelo Santalco, che ai tempi della sindacatura Genovese si proponeva come un grande moralizzatore, sia stato indagato per peculato e costretto a dimettersi, nessuno se lo poteva aspettare.
Le auto blu non c’entrano, è una questione di cellulari, scoperta incidentalmente perché la Procura stava indagando sul Sada – casa, il sindacato artigiani di famiglia Santalco, e aveva posto sotto intercettazione i cellulari di padre e figlio. Benito, il padre, è ai domiciliari per concussione, Carmelo, invece, è indagato per aver fatto uso del cellulare di servizio per uso personale. Diecimila 835 tra chiamate e sms in otto mesi sarebbero partite senza che venisse anteposto il codice “4146” che addebita sul conto privato. Un danno erariale per il Comune di 461,15 euro. Pochi soldi, ma è il principio che conta. Se conta ancora, nell’era dei Buzzanca.
 

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