Dopo l’esposizione all’assise cittadina della proposta di Piano da parte dell’amministrazione, da stasera prenderà il via la seconda fase, quella del dibattito in Consiglio sul progetto urbanistico presentato. Questo parte da un presupposto fondamentale, già fissato nel 1993, cioè di non costruire ancora sul territorio cittadino, che lo stesso sindaco ha definito saturo, puntando, invece, a riqualificare e dotare l’esistente di quei servizi e di quel verde di cui la città difetta e per i quali è confinata agli ultimi posti delle classifiche sulla vivibilità urbana.
“Catania – ha spiegato Stancanelli – non ha bisogno di altri interventi costruttivi in relazione alla popolazione ma di servizi”.
Un punto centrale, questo, attorno cui è stato pensato tutto il nuovo Piano regolatore generale, che prevede, oltre alla riqualificazione delle aree storiche e di quelle degradate, anche la realizzazione di parchi urbani, piste ciclabili, rete viaria e sistema di trasporto, oltre alla delocalizzazione dei servizi e degli uffici.
Nel dettaglio, le linee guida presentate in Consiglio sono caratterizzate da quattro azioni principali: la città da tutelare; la città da regolare; la città da non costruire; la città da rigenerare e la città da trasformare, da applicare, di volta in volta, nelle porzioni urbane individuate.
Il tutto, guardando con rigore alla riqualificazione o ricostruzione, dove necessario, in chiave sicurezza, per mitigare i due rischi maggiori sul territorio etneo, quello sismico e quello idrogeologico e, in chiave di sostenibilità ambientale, attraverso nuova e diffusa dotazione di verde.
Sono 43, in tutto, le “aree risorsa”, ovvero quelle libere sulle quali poter costruire: per il resto, si procederà ristrutturando o realizzando verde e servizi attraverso il meccanismo della perequazione diffusa, che comporterebbe l’acquisizione non onerosa di aree non edificabili da parte del Comune (aree generatrici), che in cambio concederà al proprietario della stessa della cubatura prevista, da applicare nell’area attigua edificabile (area utilizzatrice). Il tutto, secondo il meccanismo della perequazione, che garantirà l’equilibrio tra l’edificato e le aree a destinazione pubblica.
Al di là del centro storico – suddiviso in tre sottozone e dove sono previsti interventi di restaurazione ma anche di ridefinizione delle destinazioni d’uso consentite, disciplinando le attività commerciali presenti – a risultare particolarmente interessante è quanto studiato dai tecnici del Comune per quanto riguarda proprio i cosiddetti ambiti di rigenerazione, ovvero quelle aree limitrofe il centro, caratterizzate da degrado e abbandono, dove sarà possibile effettuare interventi più radicali, anche di demolizione e ristrutturazione.